Risurrezione di Lazzaro
Risurrezione di Lazzaro | |
Giotto di Bondone, Risurrezione di Lazzaro (1303 - 1305), affresco; Padova, Cappella degli Scrovegni | |
Passo biblico | Gv 11,1-44 |
Giovanni | |
Miracolo precedente | Guarigione del cieco nato |
Miracolo successiva | Pesca miracolosa dopo la risurrezione |
Insegnamento - Messaggio teologico | |
Gesù si proclama la risurrezione personificata e la fonte dell'immortalità. | |
La risurrezione di Lazzaro è un segno posto da Gesù e narrato dal Vangelo secondo Giovanni (11,1-44), uno dei sette segni narrati dal quarto evangelista[1]. La duplice menzione della "gloria" (vv. 4.40), oltre a costituire un'inclusione all'interno della pericope, ricollega questo segno al primo, le nozze di Cana (cfr. 2,11).
L'episodio della risurrezione di Lazzaro rappresenta "come la parabola storica della morte e risurrezione di Gesù: è il suo confronto con la morte che termina con la sua vittoria"[2].
Contesto
I capitoli 11 e 12 costituiscono una sezione che fa da ponte tra la rivelazione pubblica di Gesù a Israele e l'ultima tappa della sua vita, con la glorificazione alla destra del Padre. Sta per giungere l'ora di Gesù, che svelerà, nella sua morte e risurrezione, il mistero della sua persona davanti al mondo intero. Il racconto converge verso questo momento decisivo per la storia della salvezza[3].
Il segno straordinario della risurrezione di Lazzaro diventa la causa immediata della morte di Gesù[4], ma costituisce anche la prefigurazione della sua risurrezione gloriosa.
La forte tensione dialettica tra vita e morte, caratteristica di questo segno, serve da transizione verso il libro della gloria[5].
Struttura
La struttura della pericope può essere così delineata:
- Introduzione: ambientazione dell'episodio, personaggi, circostanze (vv. 1-6);
- dialogo tra Gesù e i discepoli sulla malattia di Lazzaro e sul rischio che Gesù corre recandosi a Gerusalemme (vv. 7-16);
- incontro con le sorelle di Lazzaro: con Marta (vv. 17-27) e con Maria (vv. 28-37);
- risurrezione di Lazzaro (vv. 38-44).
Contenuto dottrinale
Il centro focale della pericope è costituito dalla solenne dichiarazione di Gesù: "Io sono la risurrezione e la vita" (v. 25). Con essa Gesù si proclama la risurrezione personificata e la fonte dell'immortalità.
Nel quarto Vangelo vi sono altre affermazioni di Gesù in cui egli si autorivela in relazione al mistero della vita eterna:
- egli ha il potere di risuscitare e vivificare i morti (5,21);
- egli può ridestarli dalla tomba con la sua voce (5,28-29);
- egli è il pane di vita (6,48);
- egli risusciterà nell'ultimo giorno chi mangia la sua carne e beve il suo sangue (6,54);
- egli è "la via, la verità e la vita" (14,6).
Nessuna di queste affermazioni, tuttavia, giunge alla piena identificazione presente nel v. 25. La risurrezione fisica di Lazzaro diventa quindi un segno che prefigura la risurrezione dei morti alla fine dei tempi.
Storicità
Alcuni critici mettono in discussione l'attendibilità storica del segno: è sorprendente infatti il silenzio dei sinottici su un miracolo tanto strepitoso e determinante per la sorte di Gesù. Tuttavia, anche se "provare positivamente la storicità della risurrezione di Lazzaro con argomenti critici convincenti appare un'impresa ardua", un dato è certo: "il quarto evangelista ha utilizzato elementi della tradizione"[6].
In generale si tende ad affermare che si tratta di una composizione elaborata dall'evangelista "teologo" per offrirci una pagina di cristologia più che il resoconto di un fatto storico in senso letterale.
Nella liturgia
Nella liturgia di Rito Romano il brano evangelico della Risurrezione di Lazzaro è proclamato alla V domenica di Quaresima Anno A. Il Ambrosiano inserisce la pericope nello stesso giorno, denominato Domenica di Lazzaro, in tutti gli anni liturgici (A, B e C).
- ↑ Gli altri segni sono le nozze di Cana e la purificazione del tempio (Gv 2 ), la pericope della samaritana (c. 4), la guarigione del paralitico (c. 5), la moltiplicazione dei pani (c. 6) e la guarigione del cieco nato (c. 9).
- ↑ Édouard Cothenet, Il quarto vangelo. La tradizione giovannea, in Introduzione al Nuovo Testamento, Borla Roma 1978, p. 141.
- ↑ Angelico Poppi (1990) 490.
- ↑ Il seguito del racconto narra la decisione dei capi giudei di sopprimere Gesù per soffocarne la crescente popolarità e non rischiare un intervento armato dei romani (11,45-53).
- ↑ Con questo termine si identificano comunemente gli ultimi capitoli di Giovanni (13-21).
- ↑ Salvatore Alberto Panimolle, Lettura pastorale del Vangelo di Giovanni, 3 voll., EDB, Bologna 1978, 1981, 1984, III vol., p. 43.
Bibliografia | |
Voci correlate | |