San Bartolomeo di Simeri

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San Bartolomeo di Simeri
Presbitero
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battezzato
Santo
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Icona con San Bartolomeo di Simeri
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 80 anni
Nascita Simeri
1050 ca.
Morte Rossano
19 agosto 1130
Sepoltura
Appartenenza Basiliani
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Professione religiosa [[]]
Ordinato diacono
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Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
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Attributi
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Consorte

Consorte di

Figli
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 19 agosto, n. 10:
« In Calabria, san Bartolomeo di Simeri, sacerdote e abate, che, dopo aver praticato vita eremitica, fondò il monastero dei Greci. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

San Bartolomeo di Simeri, al secolo, Basilio, detto anche Trigono (Simeri, 1050 ca.; † Rossano, 19 agosto 1130), è stato un presbitero, abate ed eremita italiano.

Biografia

Nacque verso la metà del XI secolo a Semeri (oggi Simeri) in provincia di Catanzaro. A imitazione dei Padri eremiti nel deserto, si rifugiò sulle montagne della Sila vivendo una rigida vita di penitenze.

Dopo alcuni anni di solitudine, la sua fama di santità si diffuse e fu convinto a tornare nel mondo civile per realizzare un'importante opera: l'erezione di un monastero, detto poi del Patiron, ed una chiesa, intitolata a Santa Maria Odrigita, in una località fra i paesi calabri di Rossano e Corigliano. In questo sforzo fu sostenuto da Cristodulo, dignitario (admiratus) del re normanno Ruggero II di Sicilia e dalla madre di quest'ultimo, Adelasia del Vasto.[1]

Con la fondazione di questo convento, di cui divenne abate, Bartolomeo riuscì con successo a realizzare la tranquilla coesistenza del monachesimo di rito cattolico-bizantino con la signoria normanna.

Venuto in conflitto con l'arcivescovo di Rossano, di rito cattolico-bizantino, che intendeva imporre la propria autorità sul convento, nel 1105 Bartolomeo si recò a Roma ove ottenne da papa Pasquale II l'autonomia del convento, che da allora sarebbe dipeso direttamente dalla Santa Sede.

Recatosi a Costantinopoli per trovare arredi e icone che potessero abbellire la chiesa del convento, fu ricevuto con tutti gli onori dall'imperatore Alessio I Comneno e dall'imperatrice consorte Irene Ducaena, dai quali ricevette numerosi doni.[2] Mentre si trovava nella capitale bizantina a Bartolomeo fu richiesto di recarsi sul Monte Athos per ripristinare la disciplina nel Monastero di San Basilio il Grande, cosa che egli fece con successo.[2]

L'invidia per i suoi successi spinse alcuni detrattori ad accusarlo di aver arricchito i propri parenti con donazioni destinate al monastero da lui fondato. Portato a Messina, fu processato e condannato al rogo.

Secondo la tradizione, gli fu consentito, prima dell'esecuzione, di celebrare ancora una volta la santa Messa dinnanzi alla corte; durante la Consacrazione apparve una colonna di fuoco che dai suoi piedi si innalzava fino al cielo. Questo fenomeno avrebbe convinto gli astanti, tra i quali lo stesso re Ruggero, che Bartolomeo era innocente delle accuse mossegli, perciò gli chiesero perdono. [2] Per volere di Ruggero II, Bartolomeo predispose dal 1121 la fondazione dell'Archimandriato del Santissimo Salvatore, che fu completato nel 1132 dal suo successore San Luca di Messina.

Rientrò nel 1128 nel suo Monastero calabro ove morì il 19 agosto 1130.

Note
Bibliografia
  • (DE) N. Kamp, E. Konstantinou, B. von Simeri., in: Lexikon des Mittelalters 1, 1980, S. 1497–1498.
  • G. Taccagni, Il Bios di san Bartolomeo da Simeri., in: Rivista di studi bizantini e neoellenici., n.s. 33, 1996, pp. 193–274.
  • Enrica Follieri, I Santi dell'Italia greca., in: André Jacob, Jean-Marie Martin, Ghislaine Noyé (Hrsg.), Histoire et culture dans l'Italie byzantine. (con traduzione in lingua italiana), École française de Rome, Rom 2006, pp. 122–124.
Voci correlate