San Giovanni Calibita

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San Giovanni Calibita
Monaco
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Santo
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Nascita V secolo
Morte Costantinopoli
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
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Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 15 gennaio
Altre ricorrenze
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Attributi
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Patrono di
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Incoronazione
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Coniuge

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Consorte

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Figli
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 15 gennaio, n. 2:
« A Costantinopoli, san Giovanni Calibíta: secondo la tradizione abitò per qualche tempo in un luogo appartato della casa paterna e poi in un tugurio, chiamato 'kalýbe', tutto dedito alla contemplazione e nascosto alla vista degli stessi genitori, dai quali dopo la sua morte fu riconosciuto soltanto grazie a un codice aureo dei Vangeli, che essi gli avevano donato. »

San Giovanni Calibita (V secolo; † Costantinopoli, 450 ca.) è stato un monaco bizantino di origine romana trasferitosi a Costantinopoli ove visse in estrema povertà da eremita; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Biografia

Numerose sono le agiografie di Giovanni Calibita nelle diverse lingue orientali; si conservano tre recensioni greche che concordano sufficientemente sugli aspetti più salienti della vita di questo monaco, vissuto a Costantinopoli nella prima metà del V secolo.

Figlio di Eutropio, senatore e generale dell'esercito e di Teodora, personaggi della più alta aristocrazia bizantina, avevano instradato i due primi figli verso cariche onorifiche. Non riuscirono però nello stesso intento con Giovanni, terzo e ultimo loro figlio, molto intelligente, ma anche molto pio. Questi, infatti, dodicenne alla fine degli studi di retorica, incontrò nella scuola un monaco acemeta che stava per intraprendere un pellegrinaggio a Gerusalemme. Quando il monaco tornò dai luoghi santi, fuggí con lui nel grande monastero degli Acemeti sorto a opera dell'egumeno Alessandro, sulla riva asiatica del Bosforo, nella località chiamata Ireneo.

Dopo sei anni di permanenza nel monastero degli Acemeti, Giovanni lo abbandonò per ubbidire a una seconda chiamata divina e, scambiati i suoi abiti con quelli di un accattone, ritornò a casa in incognito, vivendo da mendico dinanzi alla porta della casa paterna, sotto gli occhi dei suoi genitori. La madre, irritata alla vista di quello straccione, più di una volta diede ordine ai servi di scacciarlo, mentre il padre, più caritatevole, fece costruire accanto alla porta del palazzo una capanna (in greco kalýbe, donde l'appellativo di "Calibita") nella quale Giovanni visse per tre anni. Soltanto tre giorni prima della morte, si fece riconoscere dai genitori mostrando loro l'Evangelo d'oro, che gli avevano regalato in gioventù.

Questa scoperta e la santa morte di Giovanni, provocarono un enorme mutamento nell'animo dei genitori, i quali trasformarono il loro grande e lussuoso palazzo in uno xenodochio, in cui essi stessi servirono i pellegrini e al posto della capanna, nella quale il loro santo figlio aveva vissuto per tre anni, eressero una chiesa che esisteva già nel 468 al momento del famoso incendio che distrusse una parte della città imperiale.

Il vescovo Formoso fece erigere in onore di Giovanni Calibita una chiesa a Roma, sull'Isola Tiberina; negli anni seguenti, all'edificio venne annesso un monastero benedettino, affidato da papa Gregorio XIII all'Ordine di San Giovanni di Dio (1584) che ne fece un ospedale.

Voci correlate