San Nonnoso
San Nonnoso sul Monte Soratte Religioso | |
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Santo | |
Statua di san Nonnoso | |
Nascita | VI secolo |
Morte | VI secolo |
Professione religiosa | VI secolo |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 1664 |
Ricorrenza | 2 settembre |
Attributi | Baculo pastorale |
Devozioni particolari | Invocato contro le malattie ai reni |
Patrono di | Diocesi di Nepi e Sutri, Frisinga (Baviera) |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 2 settembre:
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San Nonnoso sul Monte Soratte (VI secolo) è stato un abate italiano.
Agiografia
Di san Nonnoso si sa solo quanto scritto da san Gregorio Magno nel 593, nelle storie miracolose di santi italiani vissuti fino ad allora. Di lui vengono descritti tre suoi miracoli, senza alcun elemento cronologico che possa permettere di stabilire gli estremi della vita del santo.
Era preposito del monastero posto sul Monte Soratte, sotto il governo di un rigoroso abate, quando avvenne il primo miracolo: intorno al monastero mancava un orto per coltivarlo, ci sarebbe stato un pezzo di terreno ma era occupato da una grande roccia che lo impediva; allora Nonnoso si mise in preghiera tutta la notte e al mattino successivo la roccia si era allontanata più in là, lasciando libero il terreno: nemmeno cinquanta paia di buoi avrebbero potuto farlo.
Il santo ruppe una lampada di vetro che andò in mille pezzi, l'abate lo sgridò ma Nonnoso si mise in preghiera e la lampada miracolosamente si ricompose.
Il terzo miracolo avvenne a favore della comunità: giacché i pochi ulivi del monastero non davano olio a sufficienza per i loro bisogni, l'abate dispose che i monaci uscissero dal monastero e andassero a lavorare presso i contadini dei dintorni, ricevendo in cambio dell'olio; Nonnoso però umilmente chiese all'abate di ritirare la disposizione, che avrebbe distratto i monaci dal raccoglimento e dalla preghiera. Detto ciò fece raccogliere le poche olive dagli alberi e il pochissimo olio ricavato, lo fece dividere in piccole dosi nei recipienti vuoti, che dovevano contenere l’olio, poi trascorse la notte in preghiera e al mattino tutti i vasi si trovarono ripieni d’olio.
Oltre ai miracoli, san Gregorio Magno ne lodò l'umiltà e la capacità di calmare l'irascibile abate. Nonnoso morì attorno all'anno 560 e fu sepolto a Soratte.
Culto
A causa delle incursioni saracene, avvenute tra la fine del IX secolo e gli inizi del X secolo, che devastarono la regione del Soratte e i tre monasteri presenti allora, il suo corpo venne traslato nel monastero di Suppentonia (Castel San Elia, fra Nepi e Civita Castellana) da qui, si pensa che il vescovo Nitkero (1039-1052) le traslò a Frisinga in Baviera. Secondo altre fonti invece le spoglie bavaresi sarebbero quelle di un santo della Carinzia Diaconus Ecclesiae Tiburniensis ancora oggi venerato in quella regione.
In epoca incerta il capo fu trasferito a Bamberga dove è molto venerato; san Nonnoso è considerato protettore degli ammalati di reni, che usavano e penso che usano ancora, strisciare carponi attorno al sarcofago per tre volte, invocandone l’intercessione.
Alcune reliquie nel 1611 vennero cedute dal vescovo di Frisinga ai monaci del Soratte, che dopo le distruzioni saracene erano rifioriti; il culto per san Nonnoso, dopo una lunga interruzione dovuta all’abbandono e alla rovina del monastero, riprese nel 1655-1658 per iniziativa di Andrea di San Bonaventura religioso cistercense, al cui Ordine era stata affidata l’abbazia.
Il 2 settembre 1664 fu riconsacrato il primo altare al Soratte in onore del santo priore e fu celebrata la prima festa solenne, da allora il culto si diffuse in tutta l'Italia Centrale; egli è patrono della diocesi di Nepi e Sutri e compatrono di Frisinga.
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