San Roberto Southwell

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San Roberto Southwell, S.J.
Presbitero · Martire
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Santo
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 34 anni
Nascita Horsham Saint Faith, Inghilterra
1561
Morte Tyburn, Londra
21 febbraio 1595
Sepoltura
Conversione
Appartenenza Gesuiti
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Professione religiosa 17 ottobre 1578
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1584
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 15 dicembre 1929, da Pio XI
Canonizzazione 25 ottobre 1970, da Paolo VI
Ricorrenza 21 febbraio
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
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Erede
Successore
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Onorificenze
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 21 febbraio, n. 5:
« Sempre a Londra, san Roberto Southwell, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che svolse per molti anni il suo ministero in questa città e nella regione limitrofa e compose inni spirituali; arrestato per il suo sacerdozio, per ordine della stessa regina fu torturato con grande crudeltà e a Tyburn coronò il suo martirio con l’impiccagione. »

San Roberto Southwell (Robert) (Horsham Saint Faith, Inghilterra, 1561; † Tyburn, Londra, 21 febbraio 1595) è stato un presbitero, poeta e martire inglese. È uno dei Santi quaranta martiri di Inghilterra e Galles canonizzati da Paolo VI nel 1970.

Biografia

Nacque verso la fine del 1561, ultimo di otto figli in una famiglia aristocratica del Norfolk. Il padre di tradizione cattolica si era convertito all'anglicanesimo e sotto re Enrico VIII si era arricchito con la dissoluzione degli istituti religiosi in Inghilterra. Roberto fu inviato a quindici anni a perfezionare la sua formazione nel Collegio degli inglesi a Douai in Olanda. Sin da giovane attratto dalla vita religiosa, in quell'ambiente ebbe modo di conoscere molti giovani inglesi che si preparavano al sacerdozio per rientrare in Inghilterra. Fu anche orientato alla vita missionaria nelle Indie, ma anche attratto dalla vita contemplativa dei certosini.

Dopo un breve periodo di permanenza nel collegio olandese divenuto meno sicuro, si trasferì nel Collegio gesuita di Clermont a Parigi. Qui ebbe come sua guida spirituale il giovane padre Thomas Darbyshire. Fece amicizia col fiammingo Jan Deckers e assieme decisero di entrare nella Compagnia di Gesù agli inizi del 1578 a Parigi, ma furono rifiutati. Roberto, deluso, si recò allora a piedi a Roma per inoltrare la sua domanda di adesione direttamente presso il Superiore Generale dei gesuiti. Domanda che venne accolta e poté quindi iniziare il suo noviziato nel Collegio presso la Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale il 17 ottobre del 1578, terminato il noviziato completò i suoi studi nel Collegio Romano.

Parallelamente ai suoi studi fu tutore presso il Collegio degli inglesi di Roma che la Compagnia di Gesù aveva appena aperto nel 1579. Quando Roberto Persons, mancando uomini per la pericolosa missione in Inghilterra, chiese che il giovane Southwell gli venisse inviato, il Generale Claudio Acquaviva rifiutò ritenendo Southwell ancora troppo giovane ed inesperto per questa missione, inoltre non aveva ancora completato i suoi studi e il seminario inglese a Roma aveva bisogno di lui.

Roberto fu ordinato sacerdote a Roma nel 1584, e li vi rimase ancora due anni come prefetto nel Collegio degli inglesi. Nel 1586 su sua richiesta fu mandato in missione nella sua patria.

Nel 1584 in Inghilterra fu introdotta una legge che minacciava di morte i sacerdoti cattolici che rientravano in patria e vi soggiornavano per più di quaranta giorni. Questa legge non scoraggiò il giovane gesuita che sbarcò nella sua patria natale il 7 luglio del 1586, in compagnia di Tommaso Garnet. Due giorni dopo erano nella capitale, calorosamente accolti dalla comunità cattolica locale che temeva di essere stata abbandonata dai Gesuiti; infatti, da poco, era stato arrestato il superiore dell'ordine William Weston e Garnet lo sostituì immediatamente.

Iniziò per i due sacerdoti gesuiti un periodo di attività clandestina nel paese. Garnet si mosse nel paese mentre Southwell restò prevalentemente a Londra e nei dintorni, riuscendo persino a contattare cattolici prigionieri. Inviò molti seminaristi sul continente e ricevette nella clandestinità altri sacerdoti per la pastorale. Nei due anni seguenti cambiò nome a più riprese trovando rifugio presso Ann Howard la cui madre era in prigione. Le lettere di Southwell al conte Filippo Howard, accusato di tradimento e prigioniero nella Torre di Londra, furono ricopiate e circolarono presso i cattolici clandestinamente, queste lettere furono da base per il libro Epistle of Comfort.

Southwell fu una buona penna, i suoi scritti e poemi, spesso ricopiati, circolarono anonimi nel mondo clandestino cattolico. Pur essendo anonimi essi esercitarono una certa influenza sulla letteratura inglese del tempo, in alcuni casi furono anche stampati. Con le sue meditazioni religiose dagli accenti poetici e lirici si introdusse un genere letterario nuovo, spesso imitato dopo la sua morte.

Il suo talento letterario evidente, le sue origini aristocratiche e la sua colta e distinta personalità, fecero di padre Southwell, nonostante la clandestinità, un uomo di grande popolarità. Gli agenti del governo cercarono di catturarlo con ogni mezzo, ma per sei anni egli riuscì ad eluderne le ricerche, divenendo nel paese una leggenda vivente.

Nel 1592 fu catturato dal cacciatore di preti Richard Topcliffe presso la famiglia Bellamy nei sobborghi di Londra. Fu imprigionato nella Torre di Londra dove subì per molte settimane molte torture. Le torture erano così crudeli da indurre il padre di Roberto a inoltrare una petizione presso la regina Elisabetta I, dove chiedeva la cessazione di questi suplizi e un processo immediato.

Padre Southwell passò tre anni in galera, subì dieci sedute di tortura, senza che mai rivelasse i nomi dei suoi complici. Fu poi trasferito nelle prigioni di Newgate per il processo, dove Roberto ammise di essere sacerdote cattolico, ma che non pensò mai di organizzare complotti contro la regina e che non vi ebbe nemmeno partecipato e che egli fu inviato da Roma nel suo paese al solo scopo di amministrare i sacramenti a chi ne faceva richiesta. Non fu creduto e fu condannato a morte il 20 febbraio del 1595.

Venne impiccato a Tyburn Hill il giorno seguente. Sul patibolo si fece il segno della croce e recitò un passaggio della lettera di san Paolo ai romani. Avuto il permesso di parlare alla folla confermò di essere un prete gesuita e pregò per la salute della regina e del suo paese. Le sue ultime parole furono in manus tuas, Domine... Quando il suo corpo cadde nella botola nessuno della folla gridò traditore, come normalmente accadeva durante queste esecuzioni.