San Torlaco

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San Torlaco, C.R.S.A.
Vescovo
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battezzato
Santo
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 60 anni
Nascita Hlíðarendi di Fljótshlíð
1133
Morte Skálholt
23 dicembre 1193
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1152
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Consacrazione vescovile Cattedrale di Trondheim, 2 luglio 1178 dall'arc. Eystein
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Fine del
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza 23 dicembre
Altre ricorrenze 20 luglio Irlanda
Santuario principale Cattedrale di Skalholt
Attributi mitra e baculo pastorale
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Islanda
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Incoronazione
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Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Invito all'ascolto
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 23 dicembre, n. 6 (spostata al 20 luglio per la Novena di Natale):
« In Islanda, san Torlaco, vescovo di Skálholt, che si adoperò per il rinnovamento morale del clero e del popolo. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

San Torlaco, in islandese Thorlàk Thorhallson (Hlíðarendi di Fljótshlíð, 1133; † Skálholt, 23 dicembre 1193), è stato un vescovo e abate islandese.

Biografia

Venerato come santo dalla chiesa cattolica, fu una personalità molto incisiva dell'allora giovane chiesa islandese. L'obiettivo centrale di tutta la sua vita e del suo magistero di vescovo fu l'affermazione in Islanda dei principi riformatori e moralizzatori della Chiesa espressi da Papa Gregorio VII nelle 27 preposizioni del Dictatus papae emesso nel marzo 1075.

Thorlàk rafforzò la disciplina ecclesiastica, combatté con energia la simonia e il concubinato dei presbiteri, l'interferenza delle autorità laiche negli affari ecclesiastici e nelle nomine dei vescovi, difese l'indissolubilità del matrimonio. Fu riconosciuto santo nel 1198 dal parlamento islandese (Althing o Alþingi) e nel 1984 Giovanni Paolo II lo elevò a Santo patrono d'Islanda. È l'unico Santo ufficiale islandese e uno dei due nel mondo a essere stato riconosciuto Santo da un parlamento, l'altro è San Jón Ögmundsson.

Agiografia

Abbiamo notizie della sua vita dalla Saga di Thorlak scritta da un chierico di Skálholt. Nato da una famiglia povera, imparentata però con famiglie islandesi molto influenti, che curarono la sua istruzione, facendolo studiare nella sede della Diocesi di Oddi, ebbe dotti maestri, come Eyjólfur Sæmundsson, figlio di Sæmundr fróði (in norreno significa "Sæmundr il Saggio"; 1056 - 1133, è stato uno scrittore e sacerdote islandese). A quindici anni divenne diacono e a diciannove fu ordinato sacerdote. Attorno al 1154 andò a Parigi per approfondire gli studi nel Monastero agostiniano di San Vittore, dove apprese volentieri la rigida regola agostiniana. Dopo qualche anno, di ritorno in Islanda, si fermò a studiare a Lincoln in Inghilterra, dove avrebbe incontrato il vescovo Ugo di Lincoln.

Nel 1161 tornò in Islanda e fu parroco della chiesa di Kirkjubaer, dove fondò un monastero di canonichesse. Contro le aspettative della famiglia, rifiutò il matrimonio che allora era concesso ai presbiteri in Islanda, non essendosi ancora affermata la Riforma Gregoriana. Preferì entrare nel monastero di canonici regolari di Sant'Agostino di Thykkvibaer, fondato nel 1168 da Thorkill. Nel 1172 ne divenne abate, con la benedizione di Kloengur, vescovo di Skálholt. Il monastero divenne un centro di attrazione per molti islandesi e stranieri, anche per la fama di santità che già circondava Thorlàk.

Nel 1174 l'Althing (il parlamento islandese, di cui facevano parte autorevole i Vescovi), lo nominò Vescovo di Skálholt, Diocesi suffraganea di quella di Nidaros, (antico nome di Trondheim) in Norvegia. Per divergenze politiche fra Islanda e Norvegia, fu ordinato vescovo di Skálholt nel Duomo di Nidaros solo il 2 luglio 1178, dall' arcivescovo Eystein (Agostino) di Nidaros, propugnatore della riforma gregoriana in Norvegia, che gli affidò il compito di diffonderla anche in Islanda.

Thorlàk seguì fedelmente le direttive di Eystein. Si batté per eliminare i valori e le tradizioni pagane, ancora accettate e per ottenere il celibato dei presbiteri, incontrando l'opposizione di una parte del clero. Cercò di giungere all'indipendenza economica della chiesa, attraverso una corretta gestione delle decime ecclesiastiche. Lottò per contenere le interferenze dei ricchi proprietari terrieri locali, che avendo edificato le chiese su terreni di loro proprietà e a loro spese, pretendevano di nominare i sacerdoti destinati a essa. Thorlàk iniziò a rifiutarsi di consacrare le chiese che non fossero state affidate al vescovo. Vi furono forti screzi, all'ingiunzione di Thorlàk di cedere una chiesa alla diocesi, un ricco proprietario reagì dicendo che piuttosto l'avrebbe trasformata in una stalla. Costrinse, poi, con la forza, il vescovo a consacrare quella chiesa.

Uno dei suoi maggiori oppositori fu il diacono Jón Loftsson, signore di Oddi e nipote di Sæmundr fróði. Jón pur essendo sposato, mentre faceva restaurare la chiesa di Hofdabraeck, si era presa come amante Ragneid la sorella di Thorlàk, che rifiutava di lasciare, anche sotto la minaccia della scomunica. Loftsson tenterà per tre volte di uccidere Thorlàk. Il figlio Páll Loftsson, poi diventerà successore di Thorlàk sulla Cattedra vescovile di Skálholt e farà riconciliare il padre con la Chiesa.

Thorlàk, nel 1180 perse anche il sostegno dell'arcivescovo Eystein, che era stato bandito dal re di Norvegia. Fu però molto amato da una parte del clero per il suo stile di vita molto austero e ascetico e dai poveri per la sua generosità. Destinò infatti completamente a essi i "beni di Cristo", quella parte delle decime ecclesiastiche che il vescovo riscuoteva direttamente.

Scrisse un Poenitentiale, caratterizzato da una grande austerità, che tendeva a contrastare la confusione di quell'epoca.

Giunto a sessant'anni decise di dimettersi per ritirarsi nell'Abbazia di Thykkvibaer, ma fu colpito da una grave malattia e morì il 23 dicembre 1193.

Dopo la sua morte anche i suoi oppositori riconobbero la sua grandezza morale e spirituale, tanto che nel 1198, l'Althing, che, riunendo i ricchi proprietari e i vescovi e gli ecclesiastici islandesi, fungeva sia da parlamento che da sinodo ecclesiastico, decise, ad ampia maggioranza, di riesumare le sue spoglie e di trasferirle nella Cattedrale di Skálholt. A quell'epoca questa traslazione veniva considerata come una canonizzazione di fatto e ciò avvenne il 20 luglio 1198.

Il culto a San Thorlàk si diffuse rapidamente in tutta l'Islanda, dove gli furono dedicate più di cinquanta chiese, si diffuse anche in tutta la Scandinavia, in Gran Bretagna, in Germania e anche tra i variaghi, popolazione vichinga che risiedeva nei territori dell'Impero bizantino, che gli dedicarono una chiesa a Costantinopoli.

Le sue reliquie a Skálholt furono meta di pellegrinaggi per tutto il medioevo, furono poi disperse con la Riforma protestante.

Ancora oggi, in Islanda, il 23 dicembre viene chiamato Thorlaksmessa e in Norvegia Tollesmesse, è l'ultimo giorno di digiuno in preparazione del Natale ed è usanza completare le pulizie natalizie e mangiare baccalà con purè di patate.

Il Papa Giovanni Paolo II il 14 gennaio 1984 ripristinò il culto di San Thorlàk, lo canonizzò ufficialmente e lo dichiarò patrono d'Islanda.

Culto

Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 23 dicembre.

La Chiesa islandese, nel 1237 aggiunse una seconda festa il 20 luglio in ricordo della traslazione delle sue spoglie a Skálholt.

Con la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, che vieta la celebrazione solenne dei santi durante la novena di Natale, la celebrazione della festa di san Thorlak è concessa solo il 20 luglio.

Successione apostolica

  • Arcivescovo Eystein di Nidaros
  • Vescovo Thorlàk di Skálholt
Predecessore: Vescovo di Skálholt Successore: Quadrato trasparente.png
Klængur Þorsteinsson 1178 - 1193 Páll Jónsson I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Klængur Þorsteinsson {{{data}}} Páll Jónsson
Bibliografia
  • Butler Alban, Il primo grande dizionario dei santi secondo il calendario, Edizioni PIEMME, Casale Monferrato 2006.
Collegamenti esterni