Sant'Anna, Madonna con Gesù Bambino che gioca con l'agnello (Leonardo)
Leonardo da Vinci, Sant'Anna, Madonna con Gesù Bambino che gioca con l'agnello (1510 - 1513 ca.), olio su tavola | |
Sant'Anna e Madonna con Gesù Bambino | |
Opera d'Arte | |
Stato | |
Regione | Île-de-France |
Dipartimento | Parigi |
Comune | |
Diocesi | Parigi |
Ubicazione specifica | Museo del Louvre |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Sant'Anna, Madonna con Gesù Bambino che gioca con l'agnello |
Datazione | 1510 - 1513 ca. |
Autore |
Leonardo da Vinci |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 168 cm; l. 130 cm |
Sant'Anna, Madonna con Gesù Bambino che gioca con l'agnello è un dipinto ad olio su tavola realizzato da Leonardo da Vinci (1452 - 1519) tra il 1510 e il 1513 circa e conservato al Museo del Louvre di Parigi (Francia).
Descrizione
Soggetto
La scena del dipinto è ambientata in un paesaggio naturale, dove compaiono tre generazioni della famiglia di Gesù, le cui figure sono costruite secondo un'efficace composizione piramidale, ricca di profondi significati allegorici, costituita da:
- Gesù Bambino intento a giocare con un agnello, prefigurazione della sua passione.
- Maria, seduta su un ginocchio di sant'Anna, è colta da un attimo di tenera apprensione materna e fa per afferrare il Bambino sporgendosi verso destra.
- Sant'Anna, attenta e vigile, lancia uno sguardo benevolo e sorridente a Maria e al Bambino; la sua figura è allusiva della Chiesa che, cercando di trattenere l'azione della figlia, indica la volontà che si compia il sacrificio di Cristo.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- La Madonna, seduta su un ginocchio di sant'Anna, è una posa che inserisce l'opera (per molti versi rivoluzionaria) all'interno della tradizione iconografica della metterza, termine tratto dal latino medievale, secondo il quale sant'Anna si "mette per terza" in unico gruppo che comprende Maria e Gesù.
- La luce è soffusa e la cromia sapientemente modulata, con effetti atmosferici che legano le monumentali figure in primo piano con l'ampio paesaggio dall'orizzonte altissimo sullo sfondo, caratterizzato da una veduta montana che sfuma all'infinito per effetto della prospettiva aerea. La cromia scura e nebbiosa dello sfondo amplia la plasticità del gruppo centrale, sapientemente composto con gesti e sguardi che si sviluppano anche in profondità, in un difficile equilibrio tra diagonali e linee contrapposte.
- Un rapporto di continuità lega le rocce in primo piano al paesaggio di montagne e ghiacciai sullo sfondo; le stratificazioni geologiche e temporali della crosta terrestre (visibile ai piedi delle due donne) sono la rappresentazione materiale del lento e continuo divenire del tempo.
Notizie storico-critiche
Il dipinto parigino fu preceduto da almeno due versioni dello stesso soggetto, identificabili con le seguenti:
- il cartone di Burlington House, oggi alla National Gallery di Londra, realizzato nel 1506 forse per il re di Francia, Luigi XII (1462 - 1515);
- un'opera che si ritiene perduta, ma descritta in una lettera, datata 3 aprile 1501, inviata dal carmelitano frà Pietro da Novellara alla marchesa di Mantova, Isabella d'Este (1474 - 1539):
« | (Leonardo) pinge un Cristo Bambino di età circa un anno, che uscendo quasi de' bracci ad la mamma piglia un agnello et pare che lo stringa. La mamma quasi levandosi de grembo ad S. Anna, piglia il bambino per spiccarlo dallo agnellino. S. Anna, alquanto levandose da sedere pare che voglia ritenere la figliola che non spicca il bambino dallo agnellino. » |
La versione definitiva del Louvre ricorda la precedente redazione descritta dal Novellara.
Nel 1517, il dipinto si trovava, probabilmente, nello studio di Leonardo presso il castello di Cloux (oggi Clos-Lucé) nei pressi d'Amboise. Infatti, una "Madonna col bambino seduta sui ginocchi di Sant'Anna» venne ammirata dal cardinale Luigi d'Aragona, durante la sua visita nella dimora francese del pittore: l'opera è citata dal segretario del prelato nella sua Relazione del viaggio, assieme ad un San Giovanni Battista e due ritratti (uno dei quali si presume fosse la celebre Gioconda)[1]. Fu successivamente riportata in Italia da Francesco Melzi (1491 ca. - 1570 ca.), allievo dell'artista, insieme a molti altri dipinti, disegni e manoscritti appartenenti all'eredità leonardesca.
Dopo un periodo d'oblio, le prime notizie attendibili su questo dipinto risalgono all'epoca di Luigi XIII (1601 - 1643), quando nel 1629 fu ritrovato e riconosciuto dal cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu a Casale, durante la guerra del Monferrato (1628 - 1631) e fu da questi donato al sovrano francese nel 1636.
Nel 1801, il dipinto dalle collezioni reali passò al Museo del Louvre.
Galleria fotografica
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Note | |
Bibliografia | |
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