Sant'Arialdo di Milano
Sant'Arialdo Diacono · Martire | |
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Santo | |
Bassorilievo nella chiesa di San Calimero, Milano | |
Età alla morte | circa 56 anni |
Nascita | Cucciago 1010 ca. |
Morte | Isolino Partegora 27 giugno 1066 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 12 luglio 1904 |
Ricorrenza | 27 giugno |
Attributi | Palma |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 27 giugno, n. 6:
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Sant'Arialdo (Cucciago, 1010 ca.; † Isolino Partegora, 27 giugno 1066) è stato un diacono e martire italiano, che nel 1057 contribuì al sorgere del movimento della pataria, sviluppatosi per l'esigenza di una spinta moralizzatrice all'interno del clero.
Biografia
In seguito all'elezione a vescovo di Milano di Guido da Velate, voluto dall'imperatore Enrico il Nero (1017 – 1056), i quattro candidati non eletti Anselmo da Baggio, Landolfo Cotta, Attone e lo stesso Arialdo incitarono, con successo, la popolazione a rifiutare i sacramenti dai sacerdoti corrotti e nicolaiti, chiedendone l'allontanamento.
Nel 1060 Niccolò II mandò a Milano una delegazione che, sotto il controllo di San Pier Damiani e di Anselmo da Baggio, riportò la calma in città. Dopo la morte di Landolfo Cotta nel 1061, Arialdo nominò capo militare dei patarini Erlembaldo Cotta, fratello di Landolfo.
Nel 1066, quando il Papa consegnò ad Erlembaldo il Gonfalone della Chiesa e due bolle di richiamo al clero milanese e di scomunica per Guido da Velate, questi si ribellò e nei durissimi scontri del 4 giugno furono feriti Erlembaldo, Arialdo e Guido, che lanciò l'interdetto su Milano finché Arialdo non ne fosse uscito.
Arialdo lasciò la città, ma fu catturato dagli uomini di Guido e portato nel castello di Angera per essere interrogato. Qui fu mutilato, torturato a morte e, il 27 giugno, gettato nelle acque del Lago Maggiore.
Culto
Le reliquie di sant'Arialdo, trasferite nel 1099 dall'arcivescovo Anselmo da Bovisio nella chiesa di San Dionigi, accanto a quelle di Erlembaldo, e poi, nel 1528, nel Duomo, furono ritrovate e solennemente ricomposte nel 1940 dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.
Il culto locale al santo fu approvato con la formula sanctus vel beatus nuncupatus dalla Sacra Congregazione dei Riti, con decreto del 12 luglio 1904 (approvato da Pio X il giorno successivo), e successivamente il 25 novembre dello stesso anno furono approvati l'Ufficio e la Messa propri del santo.
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