Sant'Irene del Portogallo
Sant'Irene del Portogallo Vergine · Martire | |
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Santa | |
Ambito leccese, Statua di sant'Irene del Portogallo (XVIII secolo), cartapesta modellata e dipinta | |
Nascita | Tomar 633 |
Morte | Escálabis 653 |
Sepoltura | Alcune reliquie a Santa Iria (Santarém , Portogallo); la Tradizione riporta che il corpo sia nel fiume Tago |
Ricorrenza | 20 ottobre |
Santuario principale | Cattedrale a Santarem |
Attributi | Palma del martirio |
Patrona di | Tomar |
Nel Martirologio Romano, 20 ottobre:
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Sant'Irene del Portogallo, conosciuta anche come Iria de Tomar (Tomar, 633; † Escálabis, 653), è stata una vergine e martire portoghese venerata dalla Chiesa cattolica. Il suo nome deriva dal greco e significa "pace".
Agiografia
Secondo la leggenda agiografica, Irene era la figlia di Hermígio e Eugénia, nobile famiglia di Nabância, [2] in Portogallo e fu educata da bambina da due pie donne, Casta e Júlia, sorelle di suo padre.
In seguito fu mandata in un monastero retto dall'abate Sélio, fratello di sua madre, sotto il controllo di un tutore, il dotto monaco Remigio, che la seguiva nell'insegnamento delle lettere e della vita religiosa.
Il nobile Castinaldo, allora signore di Nabância sposato con Cassia, aveva un figlio unico, di nome Britaldo. Vicino al suo palazzo, vi era una chiesa dedicata a San Pedro, che Irene frequentava accompagnata dalle altre suore. Il giorno della festa dell'Apostolo, avendola vista nel tempio, Britaldo rimase abbagliato dalla sua bellezza e si innamorò di lei, a tal punto che, non osando confessare il suo amore, si ammalò gravemente. Essendo venuta a conoscenza della malattia del giovane per rivelazione divina, Irene decise di andare a trovarlo per dissuaderlo dal suo amore. Britaldo si rassegnò purché non acconsentisse a concedere ad altri quello che lei gli aveva negato. Irene glielo promise e, mettendogli le mani addosso, lo guarì dal suo stato di malattia.
Due anni dopo, lo stesso monaco Remigio, suo tutore, si innamorò di lei e, siccome Irene lo respingeva decise di rinunciare a farle da maestro e si vendicò atrocemente. Gli diede da bere una misteriosa bevanda che la condusse a farla sembrare in gravidanza. La notizia circolò prestò in tutta la città e alla fine anche Britaldo apprese della presunta infedeltà della sua amata. Infuriato del presunto tradimento della promessa che gli aveva fatto, Britaldo assoldò uno scudiero del padre, chiamato Banão, per ucciderla. La fanciulla era solita andare a pregare presso il Nabão, dopo Matinas, all'alba. Là il soldato la trovò e la uccise tagliandole la gola con una spada e gettò il cadavere nel fiume.
La mattina dopo, poiché nessuno l'aveva più vista, si era diffusa la voce che fosse fuggita con il suo amante, ma l'abate Sélio, avvertito in visione dell'accaduto, disse la verità ai monaci e al popolo. Accompagnato da loro, iniziò a cercare il corpo della giovane vicino al fiume Nabão, che sfocia nel Tago. L'abate Sèlio ritrovò il corpo della giovane sulla riva del fiume, in una tomba di marmo, completamente chiusa e in cui si trovava miracolosamente il corpo della martire. Sélio, incapace di rimuovere la tomba, riuscì appena a portare con se alcune reliquie come alcune ciocche di capelli e la tunica. Il caso divenne così popolare che la città fu ribattezzata Santarem ovvero Santa Irene. Questo, in sintesi, è quanto racconta la leggenda agiografica, ricostruita, con tutti i dettagli, all'inizio del XVI secolo e conservata ancora oggi nel Breviario di Lisbona.
Culto
I monaci che si presero cura della sepoltura della santa ne diffusero anche il culto che fu talmente popolare durante la dominazione dei Visigoti in Portogallo che l'antica Escálabis romana passò a chiamarsi Sancta Irenis e da qui Santarém.
Purtroppo non si hanno elementi che ci permettano di seguire tutte le fasi della diffusione del culto, anche se la documentazione disponibile si presterebbe a studi ulteriori che però fino a oggi, non sono stati fatti.
La prima menzione della memoria non sembra precedere l'anno 1066 e si trova in un libro liturgico della cattedrale di Leon, che lo registra sul calendario il 20 ottobre: « Sancte Erene uirginis a Scallabi Castro». Anche se così breve, questa notizia è preziosa, non solo perché è la più antica, ma soprattutto perché contiene l'interpretazione tradizionale del nome di Santarém, in connessione con quello della vecchia città portoghese. Anche nel calendario del Messale di Mateus del XII secolo la ricorrenza è fissata al 20 ottobre, in cui si cita Santa Iria, così chiamata: Erenae virginis.
Nel Martirologio inserito nel libro dei Calendas da Sé de Coimbra (XIV secolo), dopo la registrazione di San Caprásio, si legge: « Eodem muore in Hispania Scalabi castro natale sancte Herene uirginis et martiris qua sancta sumpsit nomen dictum castrum et ex tunc dicitur Sanctarena.»
Qui abbiamo una chiara spiegazione dell'idea che la parola Santarém deriva dal nome della santa, già compresa tra i martiri.
Il Breviario del Canonico Soeiro, che mons. Ferreira attribuisce all'inizio del XV secolo (ma riproducono un testo del precedente), riporta la santa con l'indicazione di vergine e martire. Nello studio che ha dedicato agli inni del santo in questo Breviario, padre Mário Martins sottolinea che la leggenda è ancora lontana dalla sua ultima forma, perché « è qui con più compostezza e meno romanticismo, niente bevande malvagie, niente segni di maternità infame, senza monaci malvagi né l'avventura del cadavere preso dalle acque.»
Gli elementi concreti che si estraggono da questi testi non bastano per comporre una vera biografia. Si sa solo che la vergine Herena, nobile di nascita e ancor più per le sue virtù, restituì la salute a un giovane di cui aveva appreso la malattia per rivelazione celeste. Senza temere minacce da parte dei malvagi, conquistò la doppia corona di vergine e martire, morendo di spada per non accettare un matrimonio. Non mancavano i miracoli per dimostrarne la santità, perché molti malati venivano guariti toccando la sue reliquie.
Note | |
Bibliografia | |