Sant'Ottato di Milevi

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Sant'Ottato di Milevi
Vescovo
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battezzato
Santo
Vescovo di Milevi
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Disegno di Jacques Callot XVII secolo
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte {{{età}}} anni
Nascita Numidia
IV secolo
Morte Milevi
fine

IV secolo

Sepoltura
Conversione
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Ordinazione presbiterale IV secolo
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
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Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 4 giugno
Altre ricorrenze
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 4 giugno, n. 1:
« A Mila in Numidia, nell'odierna Algeria, commemorazione di sant'Ottato, vescovo, che con i suoi scritti contro l'eresia donatista sostenne l'universalità della Chiesa e il profondo bisogno di unità dei cristiani. »

Sant'Ottato di Milevi (Numidia, IV secolo; † Milevi, fine IV secolo) è stato un vescovo latino. La lotta al donatismo doveva essere la preoccupazione dominante di Ottato, che nell'arco di vent'anni sembra aver lavorato esclusivamente alla composizione dell'opera Adversus donatistas.

Biografia

Sant'Ottato vescovo di Milevi, nella Numidia oggi Mila in Algeria, fu il primo fiero avversario del donatismo. Della vita di questo vescovo ben poco si sa oltre all'essere egli l'autore dell'opera Adversus donatistas.

Il modesto vescovo di una città di provincia, qual'era Milevi, si sentì abbastanza sicuro per far fronte e rispondere al capo onnipotente della chiesa scismatica, Parmeniano, vescovo della grande Cartagine. Per quanto si può dedurre dai vaghi accenni, sparsi qua e là nella sua opera e da riferimenti trovati in altri autori del tempo, Ottato sembra nativo della stessa città di Milevi: quasi certamente di famiglia pagana. Si ignoriamo i motivi della sua conversione. Come molti uomini del suo tempo con buona istruzione letteraria e filosofica, sentì il vuoto della filosofia e della religione pagana, e trovò nel cristianesimo il porto sicuro delle leggi morali e religiose.[1]

Dall'opera emerge chiara la sua solida preparazione culturale che spaziava dall'esegesi biblica alla teologia, senza disdegnare discipline propriamente profane come la retorica e la giurisprudenza, che deve aver sostenuto quell’ecclesiastico mentre si cimentava nella sua attività letteraria e pastorale.

L'Opera

Il carattere dello scritto è apologetico e polemico nel tempo stesso, poiché fu dettato in uno dei periodi più agitati dell'Africa romana, periodo caratterizzato dall'insorgere e svilupparsi dello scisma donatista, durato con fasi alterne fino all'invasine musulmana [2]

Di fronte al rifiuto della Chiesa dissidente di partecipare a un pubblico contraddittorio, il vescovo di Milevi rispose ad Adversus ecclesiam traditorum (Contro la chiesa dei traditori) del già famoso Parmeniano con la sua opera Adversus donatistas (Contro i donatisti). Verosimilmente tra il 364 e il 367, subito dopo aver assunto la carica episcopale, egli sentì l'esigenza di confutare il vescovo scismatico di Cartagine, per arginare il crescente prestigio che la Chiesa dissidente stava traendo dalla politica filo-pagana dell'imperatore Giuliano l'Apostata, e molto probabilmente quando il vicario dell'Africa Flaviano, convinto restauratore del paganesimo, veniva nominato praefectus praetorio Italiae Illyrici et Africae nel 383, e molti approfittavano della situazione per screditare ulteriormente i successori del vescovo cattolico Ceciliano, decise di rivedere e approfondire quello che aveva già scritto. Il suo Adversus donatistas opera in sette libri, che ci è giunto con un'Appendix di dieci documenti ecclesiastici e civili relativi agli anni immediatamente successivi allo scisma. Tratta i seguenti temi:

  • libro I; analisi dei problemi dello scisma.
  • libro II; messa a fuoco degli elementi costitutivi della vera Chiesa
  • libro III; ricostruzione delle dinamiche che nel 347 provocarono l'intervento armato dell'impero contro la Chiesa donatista.
  • libro IV; dedica ampio spazio alla definizione di chi sia il peccatore alla luce del fatto che solo Dio può effettivamente giudicare le coscienze degli uomini.
  • libro V; tratta anche dettagliatamente del battesimo.
  • libro VI; riporta gli atti sacrileghi commessi dai donatisti.
  • libro VII; termina con un appello all'unità e di conseguenza al perdono dei cosiddetti traditores, vale a dire di quegli ecclesiastici che durante la persecuzione di Diocleziano avevano consegnato i libri sacri alle autorità imperiali.
Note
  1. Ottato di Milevi, La vera Chiesa, Città Nuova, Roma 1988, pp. 5-7, parziale testo online.
  2. (FR) Jean-Paul Brisson, Autonomisme et christianisme dans l'Afrique romaine de Septime Sévère à l'invasion arabe, Parigi 1958, p. 240-250.
Collegamenti esterni