Sede titolare di Cingoli

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Cingoli
Sede vescovile titolare
Dioecesis Cingulana
Chiesa latina
Sede titolare di Cingoli
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Arcivescovo titolare: Mauricio Rueda Beltz
Sede vacante
Suffraganea
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  • Parametro: suffraganeadi

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Istituita: 2022
Soppressa: {{{sedetitolaresoppressa}}}
Ricostituita: {{{ricostituita}}}
Stato Italia
Regione: Marche
Località: Cingoli
collocazione
geografica:
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Diocesi soppressa di Cingoli
Diocesi suffraganee:
Eretta: attestata nel VI secolo
restaurata il 19 agosto 1725
Soppressa: 30 settembre 1986
sede soppressa e unita alla diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, il cui nome è stato modificato in diocesi di Macerata nel 2022
Collegamenti esterni

Dati online (gc ch )

Elenco delle sedi titolari della Chiesa cattolica
Tutte le sedi titolari
Coordinate geografiche
43°22′27″N 13°12′59″E / 43.37415, 13.216356 bandiera Italia
Mappa di localizzazione New: Italia
Cingoli
Cingoli

La Sede titolare di Cingoli (latino; Dioecesis Cingulana) è una diocesi soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica in Italia.

Territorio

La diocesi comprendeva il solo comune di Cingoli, nelle Marche, dove fungeva da cattedrale la chiesa di Santa Maria Assunta.

Al momento della piena unione con la diocesi di Macerata, nel 1986, la diocesi di Cingoli comprendeva 9 parrocchie:[1]

  • la cattedrale
  • Beata Vergine di Lourdes (frazione di Grottaccia)
  • Sant'Elena imperatrice (frazione di Avenale)
  • San Giovanni evangelista (frazione di Villa Strada)
  • Santa Maria Assunta (frazione di Troviggiano)
  • San Michele arcangelo (frazione di Castel Sant'Angelo)
  • San Nicola di Bari (frazione di Moscosi)
  • San Pietro apostolo (frazione di Villa Torre)
  • Santi Vittore e Corona (frazione di San Vittore).

Storia

Cingoli, città romana, è stata un'antica sede vescovile, legata alla memoria del santo vescovo Esuperanzio, patrono della città. Di questa diocesi la tradizione tramanda i nomi di alcuni vescovi, fino alla seconda metà del VI secolo, epoca in cui, in seguito all'invasione dei Longobardi, la diocesi scomparve ed il suo territorio venne assorbito da quella di Osimo. L'unico vescovo storicamente documentato di questo periodo è Giuliano, che accompagnò papa Vigilio a Costantinopoli nel periodo compreso tra il 548 e il 553 e fu destinatario di due lettere di papa Pelagio I nel 560.[2]

Il 19 agosto 1725 con la bolla Romana Ecclesia di papa Benedetto XIII la diocesi fu ristabilita e unita aeque principaliter alla diocesi di Osimo, da cui era stata scorporata. Il vescovo Giacomo Lanfredini celebrò tre sinodi diocesani in Cingoli nel 1736, nel 1737 e nel 1738. Il vescovo Guido Calcagnini nel 1777 celebrò solennemente la ricognizione delle reliquie di sant'Esuperanzio ed eresse il seminario diocesano. Tuttavia, nel corso del Settecento e dell'Ottocento nessuno dei vescovi risiedette stabilmente o per un periodo prolungato a Cingoli, a causa della povertà della mensa episcopale.

Alla morte del vescovo Domenico Brizi nel 1964, le due diocesi rimasero vacanti e di fatto furono separate. Mentre la sede di Osimo venne amministrata dagli arcivescovi di Ancona e Numana,[3] la sede di Cingoli fu data in amministrazione apostolica ai vescovi o agli amministratori apostolici di Macerata e Tolentino fino al 1976.[4]

L'11 febbraio 1976 Francesco Tarcisio Carboni fu nominato vescovo di Cingoli, di Macerata e Tolentino, di Recanati e di Treia, che furono così unite in persona episcopi.

Nel 1984 la diocesi acquisì cinque parrocchie in territorio cingolano, che erano appartenute all'arcidiocesi di Camerino.[5]

Il 25 gennaio 1985, con il decreto Quo aptius della Congregazione per i vescovi, Cingoli fu unita aeque principaliter con le sedi di Macerata, Tolentino, Recanati e Treia.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della medesima Congregazione per i vescovi, fu stabilita la plena unione delle cinque diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica assunse il nome di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, suffraganea dell'arcidiocesi di Fermo.

Il 17 dicembre 2022 la diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia ha assunto il nome di "diocesi di Macerata", e Cingoli è diventata una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica.

Cronotassi

Vescovi

  • Teodosio †
  • Sant'Esuperanzio
  • San Formario (o Pomario) †
  • Giuliano † (prima del 548 - dopo il 560)
    • Sede soppressa (VI secolo - 1725)
    • Sede restaurata e unita a Osimo (1725-1964)
    • Sede vacante (1964-1976)[4]
  • Francesco Tarcisio Carboni † (11 febbraio 1976 - 30 settembre 1986 nominato vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia)

Vescovi titolari

Note
  1. Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana, nº 274 del 25-11-1986, p. 18.
  2. (FR) Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, Rome, 1999, pp. 1195-1197.
  3. Nel 1972 la sede di Osimo fu unita in persona episcopi a quelle di Ancona e Numana; con questa nomina ebbe formalmente termine l'unione di Cingoli con Osimo.
  4. 4,0 4,1 Furono amministratori apostolici: dal 1966 al 1968, Silvio Cassulo, vescovo di Macerata e Tolentino; dal 1968 al 1969, Aurelio Sabattani, prelato di Loreto; dal 1969 al 1975, Ersilio Tonini, vescovo di Macerata e Tolentino; dal 1975 al 1976, Vittorio Cecchi, vescovo ausiliare di Macerata e Tolentino.
  5. (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Conferentia Episcopalis Picena, AAS 76 (1984), pp. 910-913.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni