Papa Vigilio

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Vigilio
Papa
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battezzato
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Ritratto di papa Vigilio[1]
Titolo
Incarichi attuali
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Nascita
Morte 7 giugno 555
Sepoltura Roma, Catacomba di Priscilla
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Riammesso da
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Incarichi ricoperti
prima dell'elezione
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
59° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
29 marzo 537
Consacrazione
Fine del
pontificato
7 giugno 555
(per decesso)
Durata del
pontificato
18 anni, 2 mesi e 9 giorni
Segretario {{{segretario}}}
Predecessore Silverio
Successore Pelagio I
Extra Papa Vigilio
Anni di pontificato


Cardinali 8 creazioni in 3 concistori
Proclamazioni
Antipapi
Eventi
Venerato da {{{venerato da}}}
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza [[{{{ricorrenza}}}]]
Altre ricorrenze
Santuario principale {{{santuario principale}}}
Attributi {{{attributi}}}
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di {{{patrono di}}}
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
Nome completo {{{nome completo}}}
Trattamento {{{trattamento}}}
Onorificenze
Nome templare {{{nome templare}}}
Nomi postumi
Altri titoli
Casa reale {{{casa reale}}}
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Coniuge

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Consorte di

Figli
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Invito all'ascolto
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{{{Festività}}}

Vigilio († 7 giugno 555) è stato il 59° vescovo di Roma e papa latino dal 29 marzo 537 alla sua morte.

Biografia

Origini

Vigilio, la cui data di nascita è ignota, apparteneva a una distinta famiglia romana; nel Liber Pontificalis (Edizione Louis Duchesne, I, 298), suo padre Giovanni viene chiamato consul, avendo ricevuto tale titolo dall'Imperatore, mentre Reparato, un fratello di Vigilio, era senatore (Procopio di Cesarea De bello Gothico, I, 26).

Pontificato

Elezione

Vigilio entrò al servizio della Chiesa di Roma, come diacono, nel 531; nel 499 Papa Simmaco aveva stabilito che il pontefice può scegliersi il proprio successore, che Papa Bonifacio II (come aveva fatto Felice con lui) individuò in Vigilio, e lo presentò al clero riunito in San Pietro. Tuttavia, l'opposizione a tale procedura sin dall'elezione di Bonifacio fu forte e portò Bonifacio stesso a ritirare la designazione di Vigilio quale suo successore e a bruciare il decreto di Simmaco che la istituiva. Il suo successore fu scelto nella persona di Mercurio de Mercuriali, che divenne Papa Giovanni II, scartando Vigilio. Il secondo successore di Bonifacio, Papa Agapito I, nominò Vigilio apocrisario (cioè nunzio pontificio) a Costantinopoli, pertanto il diacono si trasferì nella capitale d'oriente. Qui, l'imperatrice Teodora cercò vincerlo alle idee monofisite, per vendicare la deposizione del Patriarca di Costantinopoli, Antimo I, deposto da Agapito e per ottenere aiuto nei suoi sforzi per conto dei Monofisiti. Si disse che Vigilio fosse stato coinvolto nei piani dell'imperatrice, che gli aveva promesso la Sede Papale e una grossa quantità di denaro. Dopo la morte di Agapito (22 aprile 536), Vigilio tornò a Roma portando con sé delle lettere provenienti dalla corte imperiale ed una certa somma di denaro. Nel frattempo, grazie all'influenza del re dei goti, era stato nominato papa Silverio. Tuttavia, non molto tempo dopo, il generale bizantino Belisario stabilì le sue truppe a Roma. Allora Vigilio consegnò a Belisario le lettere provenienti da Costantinopoli, che raccomandavano lo stesso Vigilio per la Sede Papale, facendo sì che Belisario deponesse Silverio l'11 marzo 537. A causa delle pressioni esercitate dal comandante bizantino, Vigilio venne eletto al posto di Silverio, consacrato ed insediato il 29 marzo. Silverio venne posto sotto la custodia di Vigilio, ma il trattamento riservatogli fu così duro che Silverio morì entro l'anno. La deposizione di Silverio venne fin da subito messa in discussione, così Vigilio lo costrinse a firmare un atto di volontaria abdicazione, l'11 novembre 537, e solo allora venne riconosciuto come Papa dall'intero clero romano. Silverio morì poco dopo, il 2 dicembre. Molto in queste accuse contro Vigilio sembra esagerato, ma, sicuramente, la modalità della sua elevazione alla Sede di Roma non fu regolare. Ben presto, però, l'imperatrice Teodora si rese conto di essere stata ingannata: dopo che Vigilio aveva soddisfatto la sua ambizione, mantenne la stessa posizione del suo predecessore nei confronti del monofisismo e del deposto Antimo. Anche se esiste una supposta lettera del papa indirizzata ai deposti patriarchi monofisiti, Antimo, Severo e Teodosio, in cui il pontefice si dichiarava d'accordo con la loro dottrina, ma la maggior parte degli studiosi la considera contraffatta (Duchesne in Revue des quest. histor. (1884), II, 373; Chamard, ibid., I (1885), 557 ; Grisar in Analecta romana, I, 55 ss.; Savio in Civilta catt., II (1910), 413-422]. Il papa non reinsediò Antimo nel suo ufficio.

Attivismo di Vigilio

Nei primi anni del suo pontificato, il papa scrisse molte lettere, tuttora esistenti, per dare indirizzi ecclesiastici alle varie chiese. Il 6 marzo 538 scrisse al vescovo Cesario di Arles indicando la penitenza che avrebbe dovuto scontare il re d'Austrasia Teodeberto I per aver contratto matrimonio con la vedova del fratello. Il 29 giugno 538, inviò un decreto al Vescovo di Braga, Profuturo, che conteneva le decisioni su vari problemi inerenti alla disciplina ecclesiastica. Ausanio ed il suo successore, Aureliano di Arles, contattarono il papa per la concessione del Pallio quale segno di dignità e di potere del legato pontificio per la Gallia, richiesta alla quale Vigilio acconsentì. Nel frattempo, a Costantinopoli si stavano sviluppando nuove idee non ortodosse che avrebbero molto preoccupato il papa.

La questione monofisita e lo scisma tricapitolino

Fu, però, solo nel 540 che Vigilio prese una posizione ferma sul monofisismo. Con l'occasione inviò due lettere a Costantinopoli. Una delle lettere era indirizzata all'imperatore Giustiniano, l'altra al Patriarca Menna. In entrambe le lettere il papa ribadiva i concetti espressi dal Concilio di Efeso e dal Concilio di Calcedonia e confermava le decisioni del suo predecessore, Papa Leone I, approvando in pieno la deposizione del Patriarca Antimo. Nel 543 l'imperatore Giustiniano emanò un decreto che condannava le varie eresie di Origene. Questo decreto fu posto alla firma sia dei patriarchi orientali che di Vigilio.

Al fine di distogliere il pensiero di Giustiniano dall'origenismo, Teodoro Askida, vescovo di Cesarea in Cappadocia, richiamò la sua attenzione sul fatto che la condanna di alcuni rappresentanti della scuola antiochena, da cui si era sviluppato il nestorianesimo, avrebbe reso la comunione con i monofisiti molto più facile. L'imperatore, che teneva molto al rientro dei monofisiti fu d'accordo e, nel 543 o nel 544 emanò un nuovo editto di condanna dei Tre Capitoli. La condanna dei Tre Capitoli fu sottoscritta da tutti i patriarchi ed i vescovi orientali. In Europa occidentale, tuttavia, la procedura fu considerata ingiustificata e pericolosa perché si temeva che avrebbe sminuito l'importanza del Concilio di Calcedonia. Vigilio rifiutò di riconoscere l'editto imperiale e, per questo, fu convocato a Costantinopoli da Giustiniano, per risolvere la questione attraverso un sinodo. Secondo il Liber Pontificalis, il 20 novembre, mentre il papa stava celebrando la festa di Santa Cecilia nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere, prima che concludesse il servizio, il legato imperiale Antimo ordinò al pontefice di mettersi immediatamente in viaggio per Costantinopoli. Il papa fu subito condotto su una nave che lo aspettava sul Tevere. Lungo il tragitto, una parte della popolazione lo malediceva e gli tirava pietre. In quel periodo, Roma era assediato dai goti di Totila e tutta la popolazione versava nella miseria più nera, pertanto, Vigilio fece inviare navi cariche di derrate nella città, ma queste furono catturate dal nemico. Se la storia narrata nel Liber Pontificalis è corretta, il papa, probabilmente, lasciò Roma il 22 novembre 545; rimase per lungo tempo in Sicilia e raggiunse Costantinopoli alla fine del 546 o nel gennaio del 547.

Vigilio cercò di persuadere l'imperatore ad inviare aiuti agli abitanti di Roma e dell'Italia, che erano così duramente oppressi dai goti. Tuttavia, l'interesse principale di Giustiniano era la questione dei Tre Capitoli e, poiché Vigilio non era disposto a fare concessioni su questo punto e spesso cambiava idea, dovette soffrire molto. Il cambiamento della sua posizione deve essere spiegato dal fatto che la condanna degli scritti di cui sopra era essenzialmente giustificabile, ma appariva inopportuno e avrebbe portato a disastrose controversie con l'Europa occidentale. Infine, tra tentativi di fuga e domicili pressoché coatti, Vigilio approvò i canoni conciliari con una lettera dell'8 dicembre 553, al patriarca Eutichio, riaffermando, poi, in dettaglio la sua decisione con la Costituzione apostolica del 26 febbraio 554. Così, alla fine di un doloroso soggiorno durato otto anni, dopo essersi accordato con l'imperatore, al papa fu concesso di tornare a Roma. Ma tale approvazione avrebbe causato un profondo dissenso nelle Chiese dell'Italia settentrionale (che si resero scismatiche), del Norico e della Baviera. Era la primavera del 555.

Morte del papa

Tuttavia, Vigilio non rivide più Roma, infatti, durante il viaggio di ritorno, morì a Siracusa. I suoi resti furono portati a Roma e sepolti nella Basilica di San Silvestro sulle Catacombe di Priscilla, sulla Via Salaria.


Predecessore: Papa Successore: Emblem of the Papacy SE.svg
papa Silverio 29 marzo 537 - 7 giugno 555 papa Pelagio I I
II
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VI
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IX
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con
con
papa Silverio {{{data}}} papa Pelagio I
Note
  1. Illustrazione tratta da: (EN) Artaud de Montor, The Lives and Times of the Popes, The Catholic Publication Society of America, New York, 1911
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni