Settimana Santa a Verbicaro
Settimana Santa a Verbicaro | |
Processione dei Misteri | |
Riti della Settimana Santa Processione | |
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Festa locale | |
Commemorazione celebrata | Passione e morte di Gesù Cristo |
Chiamata anche | Battenti di Verbicaro |
Stato | Italia |
Regione | Calabria |
Provincia | Cosenza |
Comune | Verbicaro |
Luogo specifico | Chiesa San Giuseppe, vie e piazze del centro storico |
Diocesi | San Marco Argentano-Scalea |
Periodo | Primavera |
Data mobile | Giovedì - Venerdì Santo |
Data d'istituzione | doc. 1473 |
Tradizioni religiose | Celebrazione eucaristica, processioni |
Tradizioni folcloristiche | Battenti, rito di flagellazione, offerta del grano e dei fiori |
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La Settimana Santa a Verbicaro (Cosenza) rievoca annualmente nella città calabra la passione e morte di Gesù Cristo.
Descrizione
La Settimana Santa verbicarese si articola in momenti celebrativi, devozionali e folcloristici, scanditi dalla tradizione, che hanno il proprio culmine nella processione dei Misteri nell'antico rito dei battenti.
Giovedì Santo
La sera del Giovedì Santo si svolgono due momenti rituali, che si percepiscono del tutto distinti, ma correlati; infatti, i flagellanti appartengono alla confraternita dei fratelli che partecipano alla Lavanda dei piedi.
Messa e "sepolcro"
Nel pomeriggio del Giovedì Santo, alle 18.30, si celebra la Messa nella Cena del Signore nella Chiesa San Giuseppe ornata di fiori e lavurielli (recipienti con teneri germogli di grano cresciuti al buio), che decorano anche le altre chiese del borgo. Vi sono anche ceste di vimini e ciotole ricolme di grano offerto alla parrocchia in segno di devozione a Gesù Cristo morto e alla Madonna addolorata. Ognuna delle offerte è ornata con panni neri drappeggiati, nastrini, merletti, fiori ed immaginette di Gesù Cristo o della Madonna. Nel corso della Messa il sacerdote compie il rito della Lavanda dei piedi a dodici uomini, detti fratelli, vestiti con camice bianco e scalzi.
Al termine della celebrazione, si compie la solenne traslazione dell'Eucaristia all'altare della reposizione (detto sepolcro), ornato di candele, fiori, lumi ad olio e dei caratteristici lavuriedd, germogli di grano misto a legumi.
Rito della flagellazione
Dopo la celebrazione eucaristica ha inizio il rito della flagellazione, la cui prima documentazione risale al 1473, che viene compiuto seguendo tempi e fasi precise scandite dalla tradizione:
- In un angolo del centro storico, dentro un "catuvu" o "catoijo" (cantina-magazzino di deposito), il gruppo dei battenti, costituito da soli uomini, circondati da alcuni amici consumano un convivio a base di specialità locali (agnello, soppressate, salsicce, formaggi e vino rosso).
- Alle ore 22.00: il gruppo dei battenti si prepara a battersi in un altro locale. Essi, si vestono con abiti e accessori di colore rosso: si scalzano, annodano in testa un fazzoletto ricadente con un angolo sugli occhi, indossano una maglia ed un pantaloncino, si preparano per battere a sangue le parti anteriori delle cosce. Un amico strofina loro, con un panno di lana, i muscoli anteriori delle cosce; quando la carne diviene rosea per il fluire del sangue nei capillari epidermici, i battenti si percuotono col cardillo (cilindro di sughero sul quale sono state infisse con la cera cinque acuminate punte di vetro). Appena il sangue fluisce e macchia le cosce, i battenti stringono il cardillo tra i denti, abbassano la testa in segno di umiltà e penitenza e, per proteggere la propria identità, pongono le braccia conserte, poggiate al petto, ed in silenzio escono di corsa per svolgere tre giri devozionali sullo stesso percorso, fermandosi davanti alle chiese (non possono entrare), alle edicole sacre, davanti a case di amici o parenti. Dalla cantina vanno fuori in gruppo, ma la loro non è una processione, poiché ciascuno ha il suo passo ed anche le strade possono divergere fermo restando le soste fisse davanti alle chiese.
- A rito compiuto, i battenti si recano sotto un portico dove è situata un'antica fonte, con lavatoio pubblico medioevale, e si lavano con l'acqua corrente che rinfresca le membra e rallenta l'effusione. Fermato il fluire del sangue si ritirano ancora nel locale dal quale sono usciti per rivestirsi con gli abiti ordinari.
I motivi che spingono a battersi sono sostanzialmente due:
- ex voto per grazia ricevuta:
- legame ad una tradizione familiare e collettiva che intende conservare e tramandare le proprie consuetudini ed i propri codici comunicativi, soprattutto perché fondati sulla violazione del proprio corpo e la manipolazione rituale del proprio sangue.
Venerdì Santo
Processione dei Misteri
Il Venerdì Santo, alle 3.00, in un clima di profondo silenzio inizia la processione dei Misteri, che nel buio della notte si snoda per le vie e piazze del centro storico.
I Misteri e la statua della Madonna addolorata, sono portati in processione da uomini incappucciati ed accompagnati dalle donne che intonano antichi canti e da lunghe file di fedeli che recano candele accese.
In vari punti del percorso si incontrano gli angioletti,[1] che recitano alcuni versi che rievocano la passione di Gesù Cristo ed annunciano la sua risurrezione.
La processione termina intorno alle ore 8.30 nella Chiesa di San Giuseppe.
Processione dell'Addolorata
Alle 19.30 il clero, preceduto da una croce nera e dai ministranti si reca in silenzioso corte nella Chiesa di San Giuseppe per dare inizio alla processione dell'Addolorata. Il parroco viene ricevuto dal priore della confraternita che gli offre la stola rossa, ed entra in chiesa per un breve momento di preghiera.
Inizia la processione, con i confratelli, che recano torce accese e la statua della Madonna addolorata sotto il baldacchino nero, mentre la banda musicale esegue marce funebri, creando uno struggente clima di lutto. Dopo circa un'ora la processione raggiunge la Chiesa dell'Assunta, dove ha luogo la tradizionale predica della Passione, intervallata dal canto suggestivo del Per tua colpa, accompagnato dal suono delle trombe.
Successivamente la processione riprende il suo cammino, accompagnato dal canto dello Stabat Mater, per ritornare nella Chiesa di san Giuseppe.
Riconoscimenti
L'Istituto Centrale per la DemoEtnoAntropologia ha riconosciuto l'evento, quale Patrimonio immateriale d'Italia
Patrimonio immateriale d'Italia
Note | |
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