Altare della reposizione

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Altare della reposizione; Genova, parrocchia di San Giuseppe al Lagaccio

L'Altare della Reposizione, popolarmente e impropriamente detto Sepolcro[1], è il luogo in cui viene riposta e conservata l'Eucaristia dal termine della Messa in Coena Domini del Giovedì Santo fino alla Celebrazione della Passione del Signore del Venerdì Santo. Le Sacre Specie vengono così riposte per essere adorate fino alla mezzanotte e per distribuire la Santa Comunione nella Celebrazione della Passione del giorno seguente.

È tradizione che nelle chiese gli altari della reposizione siano addobbati in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all'Eucaristia e per invitare i fedeli all'adorazione.

Storia

In considerazione che nella celebrazione del Venerdì Santo non si consacrava, era necessario conservare l'Eucaristia il Giovedì Santo per la Comunione del giorno seguente. Nell'antica liturgia romana le Sacre Specie rimaste al termine della Messa del Giovedì venivano conservate in un cofanetto e depositate in sacrestia, senza particolari segni di onore. Il giorno seguente, all'inizio della celebrazione, il cofanetto veniva presentato al pontefice, dopo il suo ingresso, e questi venerava per qualche istante le Sacre Specie, che erano poi portate in presbiterio per essere deposte nel calice del vino consacrato al momento della frazione del pane[2].

È tra il XIII e il XV secolo che, in relazione con lo sviluppo della devozione al Santissimo Sacramento, la Santa Riserva riceve onori particolari, e prende piede la traslazione solenne di ciò che resta delle Sacre Specie e la sua riposizione in un tabernacolo provvisorio, dove esse vengono adorate prima di essere prelevate per la Comunione del giorno seguente. Tale sviluppo si ebbe soprattutto a partire dalla seconda metà del XIII secolo, quando Papa Urbano IV estese a tutta la Chiesa la celebrazione della festa del Corpus Domini (11 agosto 1264). Il "tabernacolo provvisorio" del Giovedì Santo divenne allora l'occasione per manifestare la devozione all'Eucaristia.

Ma quando la celebrazione del Giovedì Santo adottò nella sua liturgia taluni segni di tristezza, quali l'abolizione del suono dell'organo e delle campane, il "tabernacolo provvisorio" fu stranamente considerato da parecchi fedeli - e ciò con insistenza - il sepolcro di Cristo, sebbene la Chiesa non ne avesse ancora celebrato la morte. In certe Chiese, ad esempio in Gallia, fecero la loro comparsa delle celebrazioni della sepoltura di Cristo, imitando in tal modo la liturgia della Chiesa Bizantina.

In tale situazione, la spogliazione dell'altare (era uso corrente togliere la tovaglia dall'altare) divenne un simbolo dello spogliamento di Cristo sulla croce; secondo certe consuetudini, due accoliti posti ciascuno ai lati dell'altare tiravano la tovaglia ad modum furentis ("in maniera furiosa") per simulare la spartizione della tunica di Cristo.

Nella liturgia attuale

Altare della reposizione con le statue processionali; Molfetta, Chiesa del Purgatorio
Altare della reposizione; Alcamo, Chiesa di San Francesco di Assisi

Al termine della Messa nella Cena del Signore si lascia sull'altare la pisside con l'Eucaristia per la Comunione del giorno seguente. Dopo aver recitato l'orazione finale, il sacerdote, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo.

Si forma allora la processione[3] che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella "convenientemente ornata"[4]. La processione è aperta dal crocifero, e si portano le candele accese e l'incenso. Durante la processione si canta l'inno Pange lingua[5] o un altro canto adatto.

Giunta la processione al luogo della reposizione, il sacerdote depone la pisside e incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione. Si ferma alcuni istanti in silenzio, quindi, con i ministri si alza, genuflette e ritorna in sacrestia.

I fedeli sono invitati a dedicare un po' di tempo all'adorazione davanti al Santissimo Sacramento ivi riposto. Dopo la mezzanotte l'adorazione deve essere effettuata senza solennità[6].

L'Altare della Reposizione rimane allestito fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, durante la celebrazione della Passione del Signore, l'Eucaristia è portata sull'Altare principale, dove si celebra la Passione del Signore, per essere distribuita ai fedeli[7].

Pie usanze

La sera del Giovedì Santo e la mattina del Venerdì molti fedeli hanno l'abitudine di visitare vari Altari della Reposizione[8] in varie chiese.

Note
  1. Vedi più avanti, nella sezione storica, per capire il perché di questa terminologia.
  2. Adrien Nocent (1988) 112, che cita Michel Andrieu, Les Ordines Romani du haut moyen âge, II, Lovanio.
  3. La processione di traslazione del Santissimo Sacramento all'Altare della Reposizione ricorda l'uscita di Gesù dal Cenacolo verso la solitudine del Monte degli Ulivi, dove egli fu tradito da Giuda; ha quindi in sé un aspetto oscuro e triste (Ufficio delle Celebrazioni LIturgiche del Sommo Pontefice, Il sacerdote nella Celebrazione eucaristica del Corpus Domini, 8 giugno 2010, on line).
  4. Messale Romano, Rito del Giovedì Santo, n. 16.
  5. Non si effettuano però le due ultime due strofe.
  6. Messale Romano, Rito del Giovedì Santo, n. 21.
  7. Le Sacre Specie consacrate il giorno precedente vengono dette "Presantificati".
  8. In alcuni luoghi l'usanza è di visitarne sette.
Bibliografia
Voci correlate