Storie della vita di san Martino di Tours e santi (Simone Martini)
Simone Martini, San Martino di Tours dona parte del mantello al povero (1312 - 1317), affresco | |
Storie della vita di san Martino di Tours | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica | Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | |
Diocesi | Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino |
Ubicazione specifica | Basilica di San Francesco, chiesa inferiore, prima cappella a sinistra |
Uso liturgico | quotidiano |
Luogo di provenienza | ubicazione originaria |
Oggetto | ciclo di dipinti murali |
Soggetto | Storie della vita di san Martino di Tours; Santi e sante |
Datazione | 1312 - 1317 |
Ambito culturale | Ambito senese |
Autore | |
Materia e tecnica | affresco |
Le Storie della vita di san Martino di Tours e santi è un ciclo di dipinti murali, eseguito tra il 1312 e il 1317, ad affresco, da Simone Martini (1284 ca.-1344), ubicato nella cappella dedicata al Santo nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco, ad Assisi (Perugia).
Descrizione
Soggetto
Il ciclo di dipinti murali presenta in undici scene la vita di san Martino di Tours (316 ca.-997), la cui narrazione si sviluppa in forma di racconto cortese secondo il gusto delle saghe cavalleresche francesi.
Il ciclo va letto dal registro inferiore, a partire della parete orientale.
Storie della vita di san Martino di Tours | ||||
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N. | Immagine | Collocazione | Soggetto | Descrizione |
1 | Parete orientale, registro inferiore, prima scena | San Martino di Tours dona parte del mantello al povero[1] | San Martino di Tours divide il suo mantello con un povero alla porta di Amiens. | |
2 | Parete orientale, registro inferiore, seconda scena | Sogno di san Martino di Tours[2] | Gesù Cristo appare in sogno a san Martino di Tours recandogli il mantello donato al povero. | |
3 | Parete occidentale, registro inferiore, prima scena | Investitura di san Martino di Tours[3] | San Martino di Tours viene investito cavaliere da Giuliano (331–363), all'epoca comandante delle Gallie in seguito imperatore noto come l'appellativo di Apostata. | |
4 | Parete occidentale, registro inferiore, seconda scena | San Martino di Tours rinuncia alle armi[4] | San Martino di Tours rinuncia alle armi per Gesù Cristo e, per non apparire vile, affronta il nemico armato della sola croce. | |
5 | Parete orientale, registro superiore, prima scena | Miracolo del fanciullo resuscitato[5] | San Martino di Tours resuscita un fanciullo a Chartes | |
6 | Parete orientale, registro superiore, seconda scena | San Martino di Tours in meditazione in chiesa o Sogno di sant'Ambrogio[6] | San Martino di Tours immerso in meditazione viene chiamato da un chierico per la celebrazione della Messa. | |
7 | Parete occidentale, registro superiore, prima scena | Messa di san Martino di Tours[7] | Due angeli restituiscono a san Martino di Tours, mentre sta celebrando la messa ad Albenga, una tunica donata ad un mendicante. | |
8 | Parete occidentale, registro superiore, seconda scena | Miracolo del fuoco[8] | L'imperatore Valentiniano II (371-392), impaurito dall'incendio del trono, gettandosi ai suoi piedi, rende omaggio alla virtù di san Martino di Tours e acconsente a tutte le sue richieste. | |
9 | Volta, scena orientale | Morte di san Martino di Tours[9] | Morte (in basso) e assunzione in cielo (in alto) di san Martino di Tours. | |
10 | Volta, scena occidentale | Funerali di san Martino di Tours[10] | Le esequie di san Martino di Tours vengono celebrate alla presenza di sant'Ambrogio. | |
11 | Controfacciata, sopra l'arcone d'accesso | Dedicazione della cappella di san Martino di Tours[11] | Il cardinale Gentile Partino da Montefiore si inginocchia davanti a san Martino di Tours. |
L'apparato decorativo della cappella è completato da otto santi a figura intera posti nel sottarco d'ingresso e da altri diciotto a mezzo busto realizzati negli sguanci delle tre bifore.
Storie della vita di san Martino di Tours | ||||
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N. | Immagine | Collocazione | Soggetto | Descrizione |
1 | Sottarco d'ingresso, registro inferiore, a sinistra | Santa Chiara d'Assisi e santa Elisabetta d'Ungheria[12] | ||
2 | Sottarco d'ingresso, registro superiore, a sinistra | San Luigi IX di Francia e san Ludovico di Tolosa[13] | ||
3 | Sottarco d'ingresso, registro inferiore, a destra | Santa Maria Maddalena e santa Caterina d'Alessandria[14] | ||
4 | Sottarco d'ingresso, registro superiore, a destra | Sant'Antonio di Padova e san Francesco d'Assisi[15] |
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Lo stile di Simone Martini in questi anni è realistico e oltretutto raffinato nei modi con cui vengono raffigurati i personaggi, i loro volti, le loro posture, il tocco delle loro mani. Simone è estremamente abile nella resa di linee fisionomiche dei volti a dare personaggi naturalistici, veri, tutt'altro che stereotipati. Ciò si nota proprio nei volti dei personaggi secondari degli affreschi quali i musici di corte nella scena dell'Investitura del santo a cavaliere o della guardia che svetta tra l'imperatore e il santo nella scena della Rinuncia alle armi o ancora nel volto del personaggio perplesso nella scena del Miracolo del fanciullo risuscitato. Il realismo lo si nota anche dalla cura con cui sono raffigurati tessuti e oggetti. Simone è un pittore cortese, laico anche nella rappresentazione di soggetti religiosi, quasi cavalleresco.
- In questo ciclo Simone Martini mostra anche di ricevere l'influenza di Giotto (1267 ca. – 1337), che proprio in questi anni stava affrescando il transetto destro della stessa basilica. Risultati di quest'influenza sono la collocazione delle scene in contesti architettonici resi con un'opportuna resa prospettica e una maggiore attenzione per le vere fonti di luce nella resa dei chiaroscuri. Le volumetrie dei santi a figura intera del sottarco di ingresso, gli ultimi dipinti realizzati da Simone Martini in ordine cronologico in questa cappella, sono un ulteriore avvicinamento allo stile di Giotto. Tuttavia il pittore senese non si adeguò passivamente alla scuola fiorentina, anzi è chiara una divaricazione tra il suo modo di dipingere e quello giottesco a partire dallo stesso tema dei dipinti: non le storie di un santo popolare come san Francesco, ma un raffinato santo cavaliere, del quale Simone sottolineò alcuni aspetti cortesi della leggenda. Per esempio nella famosa scena dell'Investitura di san Martino, l'azione è ambientata in un palazzo, con i musici di corte magnificamente abbigliati e con un servitore con tanto di falcone da caccia in mano. Il contesto di Simone è più fiabesco e assolutamente notevole è lo studio realistico dei costumi e delle pose; l'individuazione fisionomica nei volti non ha pari in tutta la pittura dell'epoca, Giotto compreso. Anche la resa cromatica beneficia di un maggior repertorio di tinte.
Notizie storico-critiche
Committenza
Nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco, la prima cappella, a sinistra, dedicata a san Martino di Tours, venne costruita per volontà di Gentile Partino da Montefiore (1240/1250 ca. – 1312), cardinale titolare dei Santi Silvestro e Martino ai Monti. Il prelato francescano, di ritorno da una delicata missione in Ungheria, dove aveva negoziato l'ascesa al trono di Caroberto d'Angiò (1288/1291 – 1342), nel marzo 1312, era giunto ad Assisi per lasciarvi i preziosi doni inviati alla basilica dal re ungherese e dalla sua consorte, e per prelevarvi il tesoro pontificio conservato nella sacrestia superiore per trasferirlo nella nuova sede di Avignone, su incarico di papa Clemente V (1305–1314). In questa occasione lui stesso donò ai frati francescani la cospicua somma di 600 fiorini per una cappella che fa fare in San Francesco. Partito da città serafica alla volta della Francia, fece tappa a Siena, dove con ogni probabilità entrò in contatto con Simone Martini, all'epoca impegnato nell'esecuzione della Maestà (1312 - 1315) nel Palazzo Pubblico.[16]
Attribuzione e datazione
Il ciclo di dipinti delle Storie della vita di san Martino di Tours non è firmato e non è stata mai ritrovata alcuna una documentazione scritta che ne permetta una loro certa attribuzione a Simone Martini. L'assegnazione al maestro senese, su base puramente stilistica, fu avanzata per la prima volta alla fine del XVIII secolo dallo storico dell'arte e antiquario Sebastiano Ranghiasci (1747–1822). Fu, tuttavia Giovanni Battista Cavalcaselle (1819–1897), storico e critico d'arte, nella sua Storia della pittura in Italia, del 1885, a ratificare l'appartenenza a Simone Martini del ciclo assisano, che comunque ha trovato nel tempo pareri concordi presso i tanti studiosi che se ne sono occupati.
Per quanto concerne la datazione del ciclo, attualmente la maggior parte degli studiosi propende per una finestra temporale tra il 1312 e il 1317 circa. Fanno testo, al riguardo, il documento del marzo 1312 che attesta la volontà del committente a costruire la cappella, la visita dello stesso cardinale nella primavera del medesimo anno a Siena e la presa dalla città di Assisi da parte del ghibellino Muzio di Francesco (1270 ca.-post 1326) con la cacciata dei Guelfi nel settembre 1319, data entro la quale tutti i lavori dovevano essere completati. In ogni caso la presenza nel ciclo di san Ludovico di Tolosa ne conduce l'esecuzione almeno sino al 1317 (data della canonizzazione del santo), mentre la ricordata presa di potere in Assisi di una "parte" avversa al partito guelfo (cui il pittore per più vie legato) li conferma già condotti a termine prima del 1319.
L'esecuzione dell'apparato decorativo della cappella si articolò probabilmente in tre fasi, con interruzioni in cui l'artista si recò prima a Siena e successivamente a Napoli, firmando in entrambi i casi due opere nel 1315 (la Maestà) e nel 1317 (San Ludovico di Tolosa incorona re il fratello Roberto d'Angiò).[17] La certezza che anche la prima opera a Siena fu realizzata in due fasi con un'interruzione prima del 1315 e la presenza di Santi cari alla casata angioina nel sottarco della cappella fa ritenere che la terminazione dell'opera di Siena e il compimento di quella di Napoli costituirono momenti di pausa nella realizzazione della cappella di San Martino. Inoltre, l'analisi degli attacchi degli intonaci indica che gli affreschi del sottarco furono gli ultimi ad essere realizzati.
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