Tullio Calcagno
Tullio Calcagno Presbitero | |
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Don Tullio Calcagno | |
Età alla morte | 46 anni |
Nascita | Terni 10 aprile 1899 |
Morte | Milano 29 aprile 1945 |
Ordinazione presbiterale | 1924 |
Tullio Calcagno (Terni, 10 aprile 1899; † Milano, 29 aprile 1945) è stato un presbitero italiano. Dopo aver aderito al fascismo, entrò in conflitto con la Santa Sede, essendo prima sospeso a divinis e poi scomunicato. Morì fucilato dai partigiani.
Biografia
L'infanzia e la gioventù
Nato da una famiglia povera di Terni il 10 aprile 1899, entrò in seminario all'età di 10 anni e nel 1924 divenne parroco nella città natale. Dal 1915 al 1918 lasciò il seminario perché venne arruolato nell'esercito durante la Prima guerra mondiale.
Fu inizialmente contrario alla firma del Concordato del 1929 da parte della Santa Sede, ma in seguito cambiò idea.
La collaborazione col fascismo
Si avvicinò al fascismo in occasione della Guerra di Abissinia, divenendo un grande sostenitore del regime italiano. Nel 1940 si schiera con i favorevoli alla guerra e nel giugno del 1943 pubblica senza approvazione ecclesiastica Guerra di Giustizia, libro all'insegna della fedeltà alla Patria e all'alleato tedesco, al di sopra di ogni contingenza.
La sua scelta politica finì con il metterlo in contrasto con la Santa Sede, soprattutto dopo l'armistizio di Cassibile e la nascita della Repubblica Sociale Italiana. La Convenzione di Ginevra vietava infatti agli stati neutrali, come la Santa Sede, di riconoscere una legittimità internazionale e diplomatica agli stati nati in occasione di conflitti bellici, come nel caso della RSI; Calcagno dissentiva con questa scelta, in realtà obbligata, e cominciò a distaccarsene nei comportamenti arrivando addirittura ad aderire alla RSI.
A partire da questa frattura con le autorità vaticane, iniziò a collaborare con riviste e quotidiani fascisti, come il Regime fascista, diretto allora dal gerarca Roberto Farinacci, segnalandosi subito per i suoi articoli molto aggressivi e attirandosi l'ostilità del vescovo di Cremona Giovanni Cazzani, che esortò i fedeli a diffidare di lui e lo sospese a divinis. Ma Calcagno, sostenuto in questo da Farinacci, anche lui in forte contrasto con il vescovo di Cremona, rispose fondando nel 1944 un nuovo giornale fascista, ancora più polemico dell'altro, cioè la Crociata Italica.
Dalle colonne del nuovo quotidiano, il sacerdote attaccò violentemente la politica della Santa Sede. Lo scontro divenne talmente aspro che Calcagno fondò un'associazione con lo stesso nome della testata che si proponeva l'obiettivo, radicale e velleitario, di un'imponente riforma della Chiesa cattolica che portasse alla creazione di una Chiesa cattolica autocefala, cioè indipendente da quella romana e con un primate italiano distinto dal papa: secondo lui, infatti, il sommo pontefice rivestiva un ruolo troppo universale per difendere adeguatamente gli interessi italiani.
La scomunica
Questo proponimento era troppo radicale per passare inosservato alle gerarchie cattoliche e il 24 marzo 1945, con il decisivo contributo dell'arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, don Tullio Calcagno fu scomunicato.
Un mese dopo circa fu fatto prigioniero da un gruppo di partigiani a Milano e fucilato in piazzale Susa. Trasportata su un carretto per la spazzatura, la salma fu inizialmente tumulata nel campo dei fucilati del cimitero di Musocco, e poi fu in seguito traslata nel cimitero della sua città natale.
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