Ugolino Urbevetano da Forlì
Ugolino Urbevetano da Forlì Presbitero | |
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Nascita | Forlì 1380 ca. |
Morte | Ferrara dopo il 1457 |
Ugolino Urbevetano da Forlì (Forlì, 1380 ca.; † Ferrara, dopo il 1457) è stato un musicista e presbitero italiano, a cui è attribuita l'invenzione del pentagramma.
Cenni biografici
Nato e formato a Forlì[1], è figlio di Francesco, originario di Orvieto[2]. Perciò è detto Urbevetano (ossia "da Orvieto"). La precisazione "da Forlì", invece, è funzionale alla distinzione da un precedente Ugolino Urbevetano, o Ugolino da Orvieto, teologo del XIV secolo.
Ugolino da Forlì è annoverato tra i canonici del Duomo di Forlì nel 1411. Fa parte della rappresentanza della diocesi di Forlì al Concilio di Costanza[3]. Contiene anche un'interessante bibliografia.
Nel 1416-1417, è menzionato, insieme a Jacopo Masi da Forlì, come prete cantore di Santa Maria del Fiore, il duomo di Firenze.
Tornato a Forlì, diventa Arcidiacono del Duomo e, pare, maestro di cappella (quanto meno ante litteram). In ogni caso, nel 1426 si esibisce a Ferrara con il coro della cattedrale di Forlì.
Nel 1427, è vicario episcopale ad interim, nell'assenza del vescovo: nuovo ordinario diocesano sarà Giovanni Caffarelli.
È testimone oculare, il 4 febbraio 1428, del miracolo della Madonna del Fuoco.
Nel 1429, è eletto diacono alla cattedrale di Ferrara, ma, a novembre di quell'anno, vive ancora a Forlì. Infatti, proprio in quel mese, è coinvolto nel giudizio in una causa riguardante un gruppo di zingari di passaggio a Forlì. In qualità di canonico della cattedrale e vicario del vescovo deve risolvere una questione: con gli zingari sono anche due bimbi, un maschio e una femmina, che appaiono chiaramente, ai tratti somatici, non appartenere al gruppo. Il sospetto è che siano stati rapiti, ma naturalmente non si sa né a chi né dove. Allora Ugolino, con un giudizio che è stato paragonato a quello di Salomone[4], fa dire alla sedicente madre che, a causa di tali sospetti, i bambini le saranno sottratti. Poiché costei non manifesta nessuna particolare reazione né tenta di difenderli in alcun modo, Ugolino capisce con certezza che l'ipotesi del rapimento è vera. Nell'ignoranza dei veri genitori, i bambini vengono trattenuti a Forlì e dati in adozione. In compenso, in mancanza di prove inequivocabili di reato, gli zingari sono lasciati liberi. Si tratta, tra l'altro, di una delle più antiche testimonianze sulla presenza di zingari in Italia, dato che i primi gruppi vi sono segnalati solo nel 1422.
Ugolino probabilmente si interessa delle vicende politiche, abbracciando la causa guelfa, cioè la parte della Chiesa. Viene quindi costretto all'esilio per essere entrato in contrasto con gli Ordelaffi, signori di Forlì, ghibellini. Sta di fatto che nel marzo 1431 è documentata la sua presenza a Ferrara, città dove risiede ormai stabilmente nel 1442.
Nel 1448, è arciprete della Cattedrale e vicario del cardinale Pietro Barbo, il futuro papa Paolo II.
Il 16 dicembre 1449, lo troviamo rimunerato come segretario papale.
Muore a Ferrara dopo il 1457.
Opere
Tra il 1430 e il 1440 scrive un trattato in cinque libri: Declaratio musicae disciplinae, e commenta il De musica mensurata.
Dalle testimonianze, ricaviamo che fu "uomo famoso assai" e ancora "glorioso musico e inventor delle note sopra gli articoli delle dita delle mani" - ovvero verosimilmente un codice per individuare le note sul pentagramma.
Ugolino "sostiene che il fine della musica theoretica è 'praticae musicae intellectu speculativo rationem comprehendere, et in ea perspicaci intelligentiae speculo speculari'; inoltre afferma di aver dedotto le regole del contrappunto, quali sono esposte nel suo trattato, 'proportionum merito et aurium (...) iudicio'"[5].
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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