Cattedrale di Santa Croce (Forlì)

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Cattedrale di Santa Croce o Duomo di Forlì
Cattedrale della città di Forlì.JPG
Forlì, Cattedrale di Santa Croce (1841)
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Emilia Romagna
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Emilia Romagna
Provincia Forlì-Cesena
Comune Stemma Forlì
Diocesi Forlì-Bertinoro
Religione Cattolica
Indirizzo Piazza del Duomo
47121 Forlì (FC)
Telefono +39 0543 28240
Fax +39 0543 24303
Posta elettronica beniculturali@forli.chiesacattolica.it
Sito web Sito ufficiale
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione Cattedrale
Dedicazione Santa Croce
Vescovo Lino Pizzi
Data fondazione X secolo, prima metà
Architetto Giulio Zambianchi (ricostruzione del XIX secolo)
Stile architettonico neoclassico
Inizio della costruzione XII secolo, metà
Completamento 1841
Data di consacrazione 1890
Materiali laterizi
Coordinate geografiche
44°13′27″N 12°02′16″E / 44.224034, 12.037834 bandiera Italia

La Cattedrale di Santa Croce, detta anche Duomo di Forlì, è la chiesa episcopale, dove ha sede la cattedra del vescovo di Forlì-Bertinoro. Al suo interno, nella cappella sinistra, si trova l'antica stampa xilografica della Madonna del fuoco, patrona della Diocesi.

Storia

Cattedrale di Santa Croce

Epoca medioevale

L'esistenza di una prima cattedrale a Forlì è documentata fin dalla prima metà del X secolo ma, secondo la tradizione, le origini della Diocesi risalgono almeno al IV - V secolo.

Nel 1173 un incendio danneggiò l'edificio altomedioevale, che fu ricostruito nell'ultimo quarto del XII secolo con il medesimo impianto basilicale a tre navate absidate. Solo nel 1189 le fonti attestano la dedicazione della Cattedrale alla Santa Croce.

Ricostruzione quattrocentesca

A partire dal 1427 il conte Girolamo Riario (14431488), signore di Forlì, ne promosse una nuova ricostruzione basata su un'impianto planivolumetrico a sala che confermava la precedente divisione in tre navate (scandite da pilastri quadrilobati), ma riduceva da sette a sei il numero delle campate.

L'altare di San Valeriano, posto nell'abside di sinistra, custodiva le spoglie del martire e patrono forlivese mentre quella di San Bartolomeo, a destra, conservava l'immagine della Madonna del Fuoco, una stampa xilografica anteriore al 1420, scampata miracolosamente ad un incendio verificatosi il 4 febbraio 1428 che distrusse una scuola, situata nei pressi della Cattedrale, dove l'icona era collocata e venerata.

La facciata quattrocentesca a quattro spioventi presentava un portale centrale in pietra d'Istria e rosso ammonitico decorato da modanature, terminato nel 1465 dal veneziano Marino di Marco Cedrino, smontato nel 1841 e trasferito alla Chiesa del Carmine nel 1915.

A partire dal 1446 furono realizzate, lungo le pareti laterali, le nuove cappelle e nel 1475 la Cattedrale fu consacrata dal vescovo Alessandro Numai e dedicata alla Santa Croce ed a San Valeriano.

Dal Seicento al Settecento

Nel 1619, l'architetto e frate domenicano faentino Domenico Paganelli avviò la costruzione della nuova cappella della Madonna del Fuoco caratterizzata dalla pianta quadrata divisa in tre navate e dalla cupola poggiante su un tamburo ottagonale. La venerata immagine poté esservi così collocata nel 1636.

Nel 1763 venne ricostruita anche la cappella di San Valeriano il cui altare accolse le reliquie del patrono nel 1785.

Dall'Ottocento ad oggi

Nel 1836, a causa di gravi problemi alle fondazioni che ne compromettevano irrimediabilmente l’equilibrio statico, il vescovo Stanislao Tomba fece demolire l'antico Duomo dando così avvio nel 1841 alla costruzione dell'edificio attuale su progetto dell'architetto Giulio Zambianchi (1817 - 1886), che oltre a conservare le due cappelle della Canonica e della Madonna del Fuoco, ricalcò il perimetro della precedente. La nuova Cattedrale venne terminata nel 1867 e consacrata il 1 ottobre 1890.

Nel 1944, durante la Seconda Guerra mondiale, il campanile, minato dalle truppe tedesche, crollò distruggendo parte del presbiterio, della sacrestia e della cappella della Madonna del Fuoco. Per questo negli anni successivi si rese necessaria la ricostruzione, che si concretizzò in particolare grazie all'impegno del vescovo Giuseppe Rolla.

Nel 1977, a seguito della riforma liturgica emanata dal Concilio Vaticano II, è stato realizzato un nuovo altare per la celebrazione rivolto all'assemblea staccando e spostando in avanti la mensa ed il paliotto dell'altare maggiore ottocentesco.

Descrizione

Esterno

Cattedrale di Santa Croce (interno)

La facciata è preceduta da un monumentale pronao neoclassico su sei colonne corinzie di laterizi, coronato da timpano.

Interno

L'interno si presenta a pianta planimetrica a tre navate, scandite da imponenti colonne corinzie rivestite da scagliola marmorizzata, con volte a crociera ed un profondo presbiterio.

Della struttura precedente rimangono a ridosso del presbiterio le due grandi cappelle devozionali - nella navata sinistra, la Cappella della Madonna del fuoco, ed in quella di destra, la Cappella del Santissimo Sacramento - che costituiscono una sorta di transetto di dimensioni tali da disegnare per l'intero complesso una pianta centrale a croce.

Controfacciata

Nella controfacciata, sopra il portale centrale, si trova un dipinto murale raffigurante:

Cappella della Madonna del Fuoco

Cappella della Madonna del Fuoco

A metà della navata sinistra si apre la Cappella della Madonna del fuoco, costruita tra il 1619 ed il 1636 su progetto dall'architetto faentino Domenico Paganelli e rivestita di marmi alla fine del XVIII secolo.

Nella cappella, coperta da una cupola ottagonale con alto tamburo, si notano:

Ambito forlivese, Madonna del fuoco (ante 1420), stampa xilografica
  • all'altare maggiore (1718), realizzato da maestranze romane, entro una tribuna bronzea (1707) è custodita, celata da una tenda:
  • alle pareti laterali, le due cantorie marmoree (1770 ca.), progettate da Gaetano Stegan, sulle quali sono collocati:

Sotto l'arco di sostegno della cupola, sul pavimento a destra, si trova la tomba del pittore Carlo Cignani (16281719).

Presbiterio ed altare maggiore

Il presbiterio, rialzato di cinque gradini, presenta un'abside semicircolare decorato con un dipinto murale raffigurante:

L'altare maggiore, consacrato nel 1860, è stato costruito con materiali lapidei, provenienti dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma,[1] donati alla chiesa forlivese da papa Pio IX.[2]

Cappella del Santissimo Sacramento

A metà della navata destra si apre l'ampia ed ottagonale cappella del Santissimo Sacramento, già santuario della Madonna della Ferita, che venne costruita nel 1490 su disegno di Pace Bombace per volontà della contessa Caterina Sforza (14631509). Nel 1941, l'ambiente venne decorato con marmi e dipinti murali .

Ambito emiliano, Madonna con Gesù Bambino detta anche Madonna della ferita (XV secolo), affresco

All'interno, si notano due interessanti dipinti collocati agli altari laterali:

Altre opere rilevanti

Inoltre, all'interno della Cattedrale si conservano di particolare interesse storico-artistico:

Archivio Capitolare

Dalla cappella del Santissimo Sacramento, si può accedere (rivolgendosi in sagrestia) all'Archivio Capitolare, dove si conservano:

Galleria fotografica

Note
  1. I materiali lapidei erano destinati alla ricostruzione della Basilica romana, dopo il disastroso incendio del 1823, ma un'inattesa donazione di diversi blocchi di malachite verde da parte dello zar russo portò alla decisione di realizzare per quel luogo due altari gemelli, ancora oggi visibili.
  2. Secondo la tradizione, il dono al Duomo forlivese fu occasionato da un incidente occorso a Pio IX, che, in visita alla città nel 1857, mentre celebrava la Messa sull'altare precedente, dotato di un basamento ligneo, in mediocre stato di conservazione, cedette sotto il peso del pontefice, il quale commentò "divertito":
    « Vi regalo io l'altare nuovo, così se ripasso da Forlì, non rischio più la vita celebrando Messa»
  3. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
  4. Ibidem
  5. L'immagine è tradizionalmente detta Madonna della ferita, poiché il volto di Maria Vergine nel 1490 venne sfregiato con un colpo di coltello da una mano rimasta ignota, che provocò un taglio dal quale miracolosamente uscì del sangue e che poi si rimarginò cicatrizzandosi.
  6. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
Bibliografia
  • Osvaldo Gambassi e Luca Bandini, Vita musicale nella cattedrale di Forlì tra XV e XIX secolo, Olschki, Firenze 2003
  • Touring Club Italiano (a cura di), Emilia Romagna, col. "Guide Rosse", Editore Touring, Milano 2005, pp. 851 - 852 ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni