Utente:Giancarlo Rossi-Fedele/Teismo evoluzionista
Il teismo evoluzionista (identificabile anche nelle denominazioni alternative di evoluzionismo teistico, creazione continua, creazione evolutiva, Darwinismo cristiano)[1] è una corrente del pensiero filosofico e teologico che si è sviluppata nell'ambito della teologia cristiano-cattolica ma che si pone anche su un piano interconfessionale. I teisti dell'evoluzione sostengono la necessità di mettere a punto una filosofia della vita e della persona umana comprensiva delle scoperte biologiche e che consenta il dialogo fra scienza, filosofia e teologia.[2]
L'approccio filosofico teista e filosofico scientifico non deve essere confuso con l'approccio utilizzato dal metodo scientifico[3], infatti il Teismo evoluzionista sostiene che si debba sempre distinguere, nelle riflessioni filosofiche e teologiche sulla scienza, tra il fenomeno biologico della vita e l'intero cosmo, da un lato, e la vita come vicenda di un singolo individuo, dall'altro: mentre riconosce all'indagine scientifica il compito della spiegazione della prima, colloca la comprensione della seconda in una dimensione personale nella quale assegna un ruolo anche ai sentimenti religiosi.
Paradigmi del teismo evoluzionista
Il Teismo evoluzionista poggia il suo paradigma su due pilastri portanti:
- Interdisciplinarietà
- che viene proposta come esercizio dello sguardo al fine di renderlo capace di considerare l’oggetto di studio, cioè la persona umana, da diverse angolazioni metodologiche e ottenerne, in questo modo, una visione sintetica più completa.[4]
Quest'approccio solleva problemi riguardanti i metodi, fondamenti e presupposti delle diverse scienze, e afferma e sottolinea una evidenza di complementarietà tra esse e, quindi, si propone di correggere i pregiudizi identificati come causa dell'isolamento tra le varie discipline. Viene sottolineata, inoltre, la necessità di evitare di ridurre alcune scienze ad altre, specialmente le scienze naturali e le scienze umane.
- Compatibilità
- che si richiede sussista tra le interpretazioni teoretiche, scientifiche e filosofiche delle evidenze sperimentali; il Teismo evoluzionista pone una distinzione fra una teoria di natura più propriamente scientifica (la quale va ricercata in autori come Lamarck, Darwin e Wallace) e un sistema filosofico che si vuole applicare a tutta la realtà (come in Herbert Spencer e, in qualche modo, anche in Pierre Teilhard de Chardin). La lettura materialistica o quella anti-finalistica dell'evoluzione (contro il Disegno intelligente, per esempio) appartengono alla letteratura scientifica in senso proprio, divulgata da riviste quali Nature e Science.
Una lettura filosofica materialistica e anche quella esclusivamente finalistica del creazionismo sono viste come non compatibili con la fede cristiana,[5] in quanto quella materialistica viene rimproverata di escludere la sfera spirituale dell'uomo, mentre il finalismo puro del creazionismo viene considerato in contrasto con la spiegazione razionale delle evidenze sperimentali, pertanto ad entrambe viene imputato di giungere ad una specie di "suicidio epistemologico".
Il Teismo evoluzionistico considera anche che valori considerati molto significativi per la vita dell’uomo, come quelli morali ed estetici, non sarebbero accessibili mediante una lettura esclusiva delle scienze naturali.[6]
Visioni generali
La Creazione di un universo in Evoluzione
Il teismo evoluzionista presuppone l'esistenza di un'entità superiore ed onnipotente, generalmente identificata con la figura di Dio Creatore, e sostiene[7] che la vita avrebbe avuto origine per volontà divina. L'entità, intesa come benevola e creatrice, avrebbe quindi scelto e calibrato il meccanismo dell'evoluzione, per creare ogni tipo di essere vivente, dalle creature invisibili ad occhio nudo come i microbi, sino alle piante ed ai mammiferi.[8] [9]
Anche se non si conosce ancora una sequenza concatenata di eventi biochimici pienamente dimostrabili che dia origine alla vita, il meccanismo dell'evoluzione supporrebbe la creazione; anzi la creazione si pone nella luce dell'evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo, come una "creatio" continua[10]; la creazione pertanto non sarebbe uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta, ma in stato di tensione verso la sua perfezione ultima. Questo divenire comporta la comparsa di certi esseri viventi e la scomparsa di altri, con le costruzioni della natura, anche le distruzioni.[11]
La "creatio" continua può realizzarsi attraverso cause seconde quali per esempio: selezione e variabilità, con il corso naturale degli eventi, senza dover pensare necessariamente ad interventi miracolosi; "Dio non fa le cose, ma fa in modo che si facciano" (P. Teilhard de Chardin). Pertanto il Creatore figurerebbe come la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde.[12]
L'essere umano sarebbe parte di questo processo, e anche se non può considerarsi un prodotto necessario dell'evoluzione, si distinguerebbe per alcune caratteristiche uniche e proprie: la "legge morale", la cognizione del "bene" e del "male", la "ricerca del divino", sarebbero comuni a tutte le civiltà della terra e sottolineerebbero la natura spirituale dell'uomo.[13]
La natura spirituale non potrebbe emergere dalle potenzialità della materia. È il "salto ontologico", la "discontinuità" che il Magistero ha sempre riaffermato per la comparsa dell'uomo.[14]
Il DNA
Uno dei problemi riguardanti il DNA è che si tratta di una molecola estremamente complessa e delicata che richiede proteine ben specifiche per varie funzioni:
- essere arrotolata-srotolata (istoni)
- trovare il punto esatto dove cominciare a leggere (operoni ed enzimi di restrizione)
- trascrivere il DNA in corte sequenze di RNA-messaggero nel nucleo cellulare (RNA sintetasi)
- altre proteine nel reticolo rugoso (RNA-transfer e ribosomi) che finalmente traducono l'RNA-m in proteine (che spesso dovranno essere tagliate, manipolate, glicosilate, ecc.).
La situazione di reciproca interdipendenza DNA-proteine, indusse Crick (uno dei due scopritori della struttura del DNA) a pensare che il DNA fosse giunto da un altro pianeta a bordo di sonde-robot extraterrestri, escludendo così una possibile origine terrestre del DNA.
Evoluzione, ma non autoevoluzione
Il Teismo Evoluzionista non ha mai accusato nessuna delegittimazione dei testi biblici della Genesi di fronte alle teorie evoluzioniste, in quanto essi ritengono che la fede parte dall'incontro con Cristo; diviene pertanto certezza dei Teisti che una verità scientifica, una volta veramente accertata, non si oppone alla Scrittura, in quello che la Scrittura vuole veramente dire; l'idea di evoluzione, secondo questa visione, risulta in piena sintonia con il testo biblico (Gn 1,1-31), il quale presenta una successione nel tempo delle opere create: prima il mondo vegetale (terzo giorno), poi i pesci e gli uccelli (quinto giorno), poi gli animali terrestri con al vertice l'uomo fatto ad immagine e somiglianza con Dio (sesto giorno).[15]
Principali autori ed interpreti
Taluni autori hanno espresso, specialmente in seno ai congressi annuali presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, posizioni vicine, ed in taluni casi sostanzialmente identiche, al Teismo Evoluzionista.
Stanley L. Jaki, Premio Templeton nel 1987 per aver migliorato la comprensione del rapporto fra scienza e religione, nella sua relazione "Darwinismo non darwiniano (Non-Darwinian Darwinism)" ha richiamato l’attenzione sull’intreccio di componenti scientifiche e ideologiche nel darwinismo e nella necessità si distinguerle chiaramente. Il darwinismo, secondo Jaki, dovrebbe essere purificato da certi "dogmi antimetafisici" di natura ideologica che promuovono un forte relativismo e mettono in ombra i grandi meriti scientifici della teoria. Questi dogmi, sempre secondo Jaki, sono il rifiuto della finalità e della nozione metafisica di sostanza, la pretesa che Darwin abbia reso rispettabile l’ateismo e, infine, la riduzione della scienza a genetica. Lo scopo di questa purificazione liberatrice intesa da Jaki è assicurare la natura veramente scientifica del darwinismo. Se il darwinismo saprà procedere in questa direzione, senza oltrepassare i propri limiti, senza mettersi a fare filosofia antimetafisica, Jaki prevede per esso un grande futuro.
Monsignor Gianfranco Ravasi ha affermato: "Io vorrei ribadire la non incompatibilità a priori tra le teorie dell'evoluzione con il messaggio della Bibbia e della teologia. Darwin, sapete, non è mai stato condannato, 'L'origine della specie' non è all'indice, ma soprattutto ci sono pronunciamenti molto significativi nei confronti dell'evoluzione da parte dello stesso Magistero ecclesiale, e sarà interessante seguire questo Congresso internazionale perché esso cerca in tutti i modi di intrecciare in armonia da un lato sicuramente la parte scientifica, che avrà un grande rilievo nei primi giorni, con la parte filosofica e la parte teologica".[16]
Francisco J. Ayala nel suo saggio "Due Rivoluzioni: Copernico e Darwin" ha mostrato il valore scientifico rivoluzionario delle scoperte di Darwin, Copernico, Keplero, Galileo e Newton, nei secoli XVI e XVII; essi hanno concepito l’universo come materia in movimento governata da leggi naturali. Il postulato che l’universo obbedisce a leggi immanenti che possono spiegare i fenomeni naturali è stata una rivoluzione scientifica. Darwin la completò estendendola al mondo dei viventi: ipotizzò l’evoluzione degli organismi e la motivò con le variazioni genetiche casuali e la selezione naturale. Secondo Ayala le prime spiegano le mutazioni che si presentano benché non siano utili per l’organismo. L’evoluzione è quindi il risultato del processo selettivo naturale delle combinazioni generate per mutazione che risultano utili. Ayala, infatti, difende il carattere scientifico del darwinismo e il suo valore limitato al mondo della natura. Ma non dimentica che ci sono valori molto significativi per la vita dell’uomo, come i valori morali ed estetici, che non sono accessibili alle scienze naturali.
Fiorenzo Facchini, in diversi saggi, ha sottolineato come la cultura costituisce una "anomalia" nel processo evolutivo, perché permette all’uomo di adattarsi e di far fronte ad ambienti difficili, e così diffondersi su tutta la terra: attraverso la cultura, l’uomo riesce sempre più a contrastare o ridurre la selezione naturale, che nell’interpretazione darwiniana è ritenuta il demiurgo dell’evoluzione biologica. Se l’evoluzione ha prodotto una specie che è in grado di contrastarla, Facchini si chiede se si sia trattato soltanto della selezione naturale. Infatti, il comportamento dell’uomo, creatore di cultura, è autocosciente e libero, capace di autodeterminazione; rivela, quindi, la trascendenza e la natura metabiologica della specie umana.
Vittorio Possenti propone una metafisica più idonea ad offrire un fondamento e una spiegazione all’evoluzione è quella di Tommaso d'Aquino, coi suoi concetti di natura, organismo, mutamento, trasformazione sostanziale e causa; in particolare, il passaggio più difficile, la filogenesi, la trasformazione da specie a specie, sembra possibile nell’ontologia ilemorfica dell’Aquinate, dove la potenzialità della materia prima viene attuata successivamente e progressivamente, e dove nella materia prima c’è una tendenza metafisica verso forme diverse. Questa tendenzialità evolutiva – se si dimostra con sufficienti prove empiriche il "fatto" dell’evoluzione della vita – può offrire un quadro ontologico capace di rendere conto di come l’evoluzione della vita sia accaduta, senza necessità di opporre ilemorfismo, creazionismo ed evoluzione.
Lucio Florio della Pontificia Università Cattolica Argentina, introduce tramite i suoi scritti, nello studio della relazione tra evoluzione e Dio la novità cristiana di un Dio Trino. In "Trinità ed evoluzione" presenta la dinamica evolutiva dell’universo alla luce della teologia trinitaria.
Francis Collins per propria iniziativa propone BioLogos, ovvero esprime la credenza che Dio sia la fonte di tutta la vita, e che la vita sia una manifestazione della sua volontà. Il Biologos non cerca di inserire Dio a forza nelle lacune della nostra comprensione del mondo naturale; piuttosto propone Dio come risposta a questioni che, secondo Collins, la scienza non è mai stata deputata ad affrontare: "com'è nato l'universo?", "qual è il senso della vita?", "che cosa ne è dell'uomo dopo la morte?". Secondo Collins, la verità può essere verificata solo dalla logica spirituale del cuore, della mente e dell'anima.
Posizione dell’autorità della Chiesa
L’autorità della Chiesa ha espresso, per propria parte, l’essenziale e basilare armonia fra scienza e religione, ma anche la necessità di contrastare l’ideologia evoluzionista materialista o modernista, perché incompatibile con la rivelazione. Il Monitum del Santo Ufficio, nel 1962, riguardo alle opere di Pierre Teilhard de Chardin voleva evitare, a detta dell'autorità, l’influsso dell’ideologia evoluzionista nella teologia cattolica (vedansi gli atti congressuali presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum).
Pio XII tramite l’enciclica "Humani generis" (n. 36) ha sostenuto che l’insegnamento della Chiesa non vieta la ricerca e la discussione della dottrina dell’evoluzione in ciò che riguarda l’origine del corpo umano a partire da una materia viva preesistente.
Giovanni Paolo II, in: "Discorso ai partecipanti al Simposio Internazionale su "La Teoria dell’evoluzione"" (26-IV-1985), in: "Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 8 (1985), 1129" ed in: "Messaggio all’Accademia Pontifica delle Scienze, 22-X-1996" ha esplicato che la creazione può essere vista alla luce dell’evoluzione come un evento che si estende nel tempo, come una creazione continua, e ricorda che il rispetto dei diversi metodi usati nei vari settori del sapere permette di riconciliare vedute che potevano sembrare inconciliabili. In particolare, il mondo dello spirito non può essere studiato con metodo scientifico ma con l’analisi filosofica.
Risvolti
Fondazioni
Istituzione della fondazione BioLogos per la ricerca sulla chiara compatibilità fra Scienza e Fede[17]
Dal 2002 è stato istituito presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum il Master in Scienza e Fede.[18]
Cicli congressuali
Nel 2009 è stato istituito il Congresso "Biological Evolution, facts and theories", un evento che cerca di dimostrare "la fede e la scienza come complementari e non incompatibili e ristabilire questo dialogo nella diversità".[19]
Nel 2002 è stato istituito il Congresso Internazionale "L’evoluzione: crocevia di scienza, filosofia e teologia", organizzato dall'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum; il congresso è stato concepito come un crocevia, un punto di incontro, un momento di intenso e vivace dialogo tra specialisti di diverse discipline per quel che riguarda l’evoluzione. I congressi vengono visti come un’occasione per informare sulle nuove scoperte in campo scientifico, per esercitare la tanto auspicata interdisciplinarietà e per aprire il discorso delle singole discipline al vaglio di una ragione che trascenda i limiti imposti dai metodi particolari.
Principali critiche ed altre posizioni
Dall'ateismo
Richard Dawkins nella sua opera L'illusione di Dio attacca duramente questa presa di posizione. Adrian Desmond e James Moore nella loro opera Darwin: The Life of a Tormented Evolutionist osservano che Darwin visse una lacerante lotta interiore perché non riusciva a conciliare la sua teoria, che non considera alcun intervento divino nella vita ed evoluzione degli esseri viventi, con i principi teologici a cui era stato educato.
Dal Creazionismo
Thomas F. Heinze in "Answers to my Evolutionist Friends" oltre a sostenere l'interpretazione letterale della Sacra Bibbia, afferma anche che molti teisti evoluzionisti risolverebbero i problemi dell'evoluzione materialistica dicendo: «Iddio ha creato tramite l'evoluzione». Per Heinze ciò non è solo antiscientifico, e inaccettabile per la maggior parte degli evoluzionisti, poiché l'evoluzione è in gran parte un mezzo per spiegare l'esistenza della vita dal punto di vista ateo, ma è anche antibiblica.
Heinze pone l'accento su alcuni passi biblici dai quali risulterebbe chiaro che Iddio non solo creò il mondo ma anche le cose viventi (Ne 9,6; At 14,15; Ap 4,11), così come anche l'uomo è stato creato da Dio (Gb 10,3; Is 17, 7; Ger 27,5; At 17,24-25). Cristo stesso ha detto che Iddio ha fatto l'uomo (Mt 19,4; Mc 10,6). Anche dei vari organi è detto che sono stati creati da Dio (Pr 20,12; Sal 94,2).
Per Heinze sono troppi i passi che elencano le cose precise create da Dio, perché chi crede alla Bibbia possa accettare l'idea che Dio abbia creato solo la prima cellula semplice e che quindi abbia semplicemente diretto lo sviluppo di altre forme di vita a partire da quella cellula. Né d'altronde che Iddio abbia creato l'universo e poi se ne sia andato lasciandolo a sé stesso come dicono altri, ma Egli lo sostiene, impedendogli di divenire caos (Col 1,17; Eb 1,3).
Per questi motivi sostengono che il Teismo Evoluzionista sia una capitolazione a favore dell'ateismo[20].
Dal Disegno Intelligente
Secondo i sostenitori del Disegno Intelligente (in breve I.D.) il Teismo Evoluzionista sarebbe dovuto alla paura della maggioranza dei Cattolici di essere tacciati di oscurantismo; gli I.D. sostengono che, vista la posizione "ecumenica" del teismo evoluzionistico, in base alla quale il principio di evoluzione e il principio di creazione convivono su due piani diversi, il disegno di Dio si attuerebbe attraverso le leggi evoluzionistiche della natura. Questa posizione per gli I.D. solleva alcuni problemi: in primo luogo, gli I.D. ritengono che questa opinione sopravvaluti eccessivamente le prove a favore dell'evoluzione; perché una cosa è dire, come nella lettera di Giovanni Paolo II rivolta nel 1996 alla "Pontificia Accademia delle Scienze", che la teoria evoluzionista è "più che una ipotesi"; ma altra cosa è dire, come il biblista Gianfranco Ravasi, che "è ovvio che l'evoluzione esiste, non si possono ignorare i risultati della scienza"; in secondo luogo, secondo gli I.D. l'inserimento di Dio all'interno della visione evoluzionistica dà l'impressione di un'aggiunta posticcia e non necessaria, di cui la teoria darwiniana può tranquillamente fare a meno.[21]
La posizione delle religioni
Questa visione della teoria dell'evoluzione e nello stesso tempo della Creazione trova generalmente supporto dalla principali confessioni cristiane incluse il Cattolicesimo, Protestantesimo e l'Ortodossia. Anche l'Ebraismo concorda sull'interpretazione allegorica della Genesi cioè di considerarla non come una descrizione letterale e storica ma semplicemente il racconto dell'origine della vita e dell'Universo come una descrizione più adatta per la realtà spirituale e quindi adatta all'anima.CN
Sant'Agostino nel quarto secolo indicò la "luce" e l'"oscurità" come questioni prettamente spirituali e quindi escludendo a priori la creazione in 24 ore.CN Quindi i 7 giorni della creazione corrisponderebbero ai 14 miliardi di anni, l'atto creativo iniziale di Dio con il Big Bang e la creazione dell'uomo non avveniva in poche ore ma semplicemente con l'evoluzione biologica. Quindi con una Template:Chiarire cioè sia con la Genesi sia con la conoscenza scientifica si comprende la non conflittualità tra religione e scienza, in particolare tra creazione ed evoluzione.CN
Il teismo evoluzionista rifiuta sia l'interpretazione letterale della Genesi ma anche le argomentazione portate avanti da atei.
Evoluzione e Cristianesimo
Come già citato prima nel Cristianesimo fin dal IV secolo si è rifiutata una interpretazione letterale della Genesi in particolare sulla durata della Creazione.
Evoluzione e Chiesa cattolica
Per approfondire, vedi la voce Evoluzionismo e Chiesa cattolica |
La Chiesa cattolica ha maturato la propria posizione rispetto all'evoluzionismo nell'arco di due secoli passando da un'iniziale opposizione, ad un'assenza di opinione all'accettazione in particolare da parte dei gli ultimi due Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Tuttavia non tutto il mondo cattolico ha assunto una posizione favorevole all'evoluzionismo ma come in altre confessioni cristiane sebbene si sia assunta una posizione favorevole all'evoluzione, in particolare nella variante teista cioè guidata da Dio, molti affiliati non riconoscono la teoria come valida e si affidano al Creazionismo o al Disegno Intelligente. Attualmente nelle scuole cattoliche si insegna la Teoria dell'evoluzione così come stata formulata e quindi la compatibilità come affermata dal teismo evoluzionista è intesa come insegnamento interdisciplinare e non di tipo scientifico.
Il confronto tra teologia cristiana ed evoluzionismo raggiunge un primo obiettivo con Pio XII nel 1950 quando pubblicò l'enciclica Humani Generis, con cui non si proibivano ricerche e discussioni sulla dottrina dell'evoluzionismo.
Pio XII definisce l'evoluzionismo una ipotesi e ammette, dentro precisi punti, il confronto tra le due opinioni: il fissismo e l'evoluzionismo teista. In modo particolare l'angolo dell'Enciclica si restringe al confronto tra l'ipotesi della derivazione dell'uomo da materia organica preesistente (evoluzionismo teista) e la tesi tradizionale che l'uomo sia stato creato direttamente dalla terra, secondo la narrazione biblica; tale tesi tradizionale è presentata nel libero confronto con l'ipotesi dell'evoluzionismo teistico, come ipotesi, e quindi il testo biblico della creazione dell'uomo dalla terra viene considerato suscettibile di essere esaminato alla luce di un genere letterario popolare, contenete tuttavia la verità. Circa la legittimità dell'analisi dei primi 11 capitoli della Genesi alla luce dei "generi letterari", Pio XII si era espresso nell'Enciclica "Divino afflante Spiritu" del 30 settembre 1943; era seguita, sullo stesso tema, una risposta della Commissione Biblica all'Arcivescovo di Parigi, Card. Suhard, il 16 Gennaio 1948. Pio XII non si pronuncia così né per la creazione dell'uomo direttamente dalla terra, né per un processo evolutivo finalistico all'uomo. Con forza, tuttavia, nega ogni accoglienza del poligenismo.
Va notato che al tempo dell'Enciclica Humani Generis già si avevano le prime scoperte di paleoantropologia. Esse presentavano frammenti di cranio primitivi con femori che indicavano una postura decisamente eretta (Pitecantropo di Giava, in realtà Homo erectus: primo reperto nel 1890, poi scavi ripresi nel 1936; Sinantropo di Pechino, anch'esso Homo erectus, fisicamente meglio dotato del Pitecantropus di Giava, con reperti trovati tra il 1929 e il 1937; vi partecipò Teilhard de Chardin. Già aveva preso consistenza (1937-1946) con George Gaylard Simpson, Julian Huxley, Theodosius Dobzhansky, Ernst Mayr e altri l'attuale "teoria sintetica dell'evoluzionismo". Tutto ciò costituisce il retroterra delle parole di Pio XII. Indubbiamente Pio XII pensava, circa l'ipotesi evoluzionista, ad una progressiva evoluzione della forma umana per giungere all'uomo, nell'ambito di uno stretto finalismo pilotato direttamente da Dio; se questo non fosse stato documentato nei reperti fossili, sarebbe automaticamente prevalsa l'altra ipotesi in gioco, cioè della creazione dell'uomo non da "materia organica preesistente", ma direttamente dal suolo. Indubbiamente in questo ebbe un peso anche l'autorità di Pierre Teilhard de Chardin, che allora aveva 69 anni, ed era in piena attività prima di essere stroncato da un infarto nel 1955, ma Pio XII non ne conosceva il pensiero teologico emerso chiaramente solo dalle pubblicazioni post mortem. Certamente non pesò la grande panzana dell'Homo Piltdowni, scoperta nel 1953, ma già da tempo subodorata negli ambienti scientifici.
Ma già si erano avuti i primi rinvenimenti fossili di Ausralopiteci. Nel 1924 Raymond Dart rinvenne un cranio di cucciolo di Australopitecus africanus (Australopitecus gracilis), che venne denominato Taung Baby, da una cava di calce a Taung, località che allora era parte del protettorato di Bechuanalanda, nel Sud Africa. Nel 1938 Robert Broom aveva ritrovato a Kromdraai, in Sud Africa, fossili di Australopitecus robustus.
La stessa Humani Generis, immediatamente di seguito alla parte sull'evoluzionismo, proseguiva dicendo:
« | Però quando si tratta dell'altra ipotesi, cioè del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono affatto della medesima libertà. I fedeli non possono abbracciare quell'opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l'insieme di molti progenitori; non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che, trasmesso a tutti per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio (confronta Romani V, 12-19; Concilio Tridentino, sessione V, canoni 1-4). » |
In teologia, il poligenismo indica[22] l'ipotesi che l'umanità discenda da più coppie originarie; tale ipotesi si contrappone, ovviamente, al monogenismo, ovvero l'ipotesi che tutta l'umanità discenda da una sola coppia primitiva (Adamo ed Eva). In ambito scientifico invece viene più che altro utilizzato il termine polifiletismo, che indica la pluralità di rami (ceppi, phyla) originari e si contrappone al monofiletismo (un solo ramo originario per tutta l'umanità). Il poligenismo è compatibile sia con il polifiletismo che con il monofiletismo, mentre il monogenismo implica necessariamente il monofiletismo. Dal punto di vista scientifico è interessante discutere il polifiletismo ed il monofiletismo, mentre che gli uomini derivino da una o più coppie è un problema secondario per gli scienziati anche se comunque, attualmente, il monogenismo sembra essere confutato[23]. Per i teologi invece il problema è tutt'altro che secondario, perché la dottrina tradizionale sul peccato originale insegnava che esso fosse un peccato realmente e personalmente commesso, secondo il racconto genesiaco, da una coppia primitiva, dalla quale poi sarebbe stato trasmesso a tutti i discendenti; accettando la dottrina tradizionale, il poligenismo avrebbe allora implicato l'esistenza di uomini senza peccato originale. Anche Paolo VI, l'11 luglio 1966, pose ancora esplicitamente questo problema in un discorso che fu tenuto ai partecipanti ad un simposio organizzato dai rettori delle Università pontificie e tenutosi a Nemi[24]:
« | È evidente, perciò, che vi sembreranno inconciliabili con la genuina dottrina cattolica le spiegazioni che del peccato originale danno alcuni autori moderni, i quali, partendo dal presupposto, che non è stato dimostrato, del poligenismo, negano, più o meno chiaramente, che il peccato, donde è derivata tanta colluvie di mali nell’umanità, sia stato anzitutto la disobbedienza di Adamo «primo uomo», figura di quello futuro (Concilio Vaticano II, Costituzione Gaudium et spes, numero 22; confronta anche numero 13) commessa all’inizio della storia. Per conseguenza, tali spiegazioni neppur s’accordano con l’insegnamento della Sacra Scrittura, della Sacra Tradizione e del Magistero della Chiesa, secondo il quale il peccato del primo uomo è trasmesso a tutti i suoi discendenti non per via d’imitazione ma di propagazione, «inest unicuique proprium», ed è «mors animae», cioè privazione e non semplice carenza di santità e di giustizia anche nei bambini appena nati (confronta Concilio Tridentino, sessione V, canoni 2-3). » |
Paolo VI continuava inoltre il suo discorso esponendo ancora una particolare riserva su come conciliare l'evoluzionismo con la creazione dell'anima:
« | Ma anche la teoria dell’evoluzionismo non vi sembrerà accettabile qualora non si accordi decisamente con la creazione immediata di tutte e singole le anime umane da Dio, e non ritenga decisiva l’importanza che per le sorti dell’umanità ha avuto la disobbedienza di Adamo, protoparente universale (confronta Concilio Tridentino, sessione V, canone 2). La quale disubbidienza non dovrà pensarsi come se non avesse fatto perdere ad Adamo la santità e giustizia in cui fu costituito (confronta Concilio Tridentino, sessione V, canone 1). » |
Come scrive Molari[25] «gli altri aspetti del problema a questo punto sono tutti scomparsi. Non passerà molto tempo che anche gli ultimi due scompariranno come problemi. Anzi, ad essere esatti, per la teologia essi erano già diventati insignificanti».
Per i teologi l'evoluzione era un aspetto particolare di un problema più generale, quello di capire come il più proceda dal meno, come una perfezione derivi da una causa inferiore[26]; nell'origine della vita si passa dalla materia inorganica alla vita vegetativa, poi dalla vita animale al corpo umano e alla creazione della sua anima. In tutti questi casi i teologi riconoscevano sempre che l'effetto eccedesse la causa, pertanto postulavano l'intervento speciale di Dio. In particolare (come già esposto al paragrafo su Ernest C. Messenger) i teologi ricorrevano alle nozioni di causa prima e causa principale.
Dio è innanzitutto causa prima, ovvero il fondamento di tutte le cose che vengono dette cause seconde. Ma nei casi in cui gli effetti eccedono le possibilità delle cause seconde, allora Dio interverrebbe come causa principale utilizzando le creature come cause strumentali, così come uno scultore (causa principale) utilizza uno scalpello (causa strumentale) per fare una statua[27]. Ma se in un primo tempo questo speciale intervento di Dio veniva considerato come un vero e proprio miracolo, in seguito tale concezione venne completamente abbandonata, e si accettò la lezione che l'intervento divino è invisibile ed in nessun modo può essere rilevato dai sensi[28], introducendo così il concetto di concorso evolutivo, così come spiegavano Maurizio Flick e Zoltan Alszeghy (1969)[29]:
« | Dio non opera in questo modo dando colpi di pollice per supplire le cause create, e la riflessione ermeneutica ci ha insegnato che non ci sono argomenti teologici per un "intervento" che implichi l'interruzione della catena delle cause seconde. Il concetto di concorso creativo di Dio [...] può essere utilizzato per spiegare anche l'ominizzazione, ed in genere l'evoluzione dalle specie inferiori alle specie superiori. Dio opera, non parallelamente o successivamente all'azione dell'organismo generante, ma attraverso di essa, non supplendo una causalità deficiente, ma facendo sì che l'organismo generante possa esercitare una causalità, che supera la propria capacità naturale. Dio con il suo concorso evolutivo, agisce non solo come causa prima (facendo che la creatura agisca restando sul piano della propria essenza), ma anche come causa principale (che eleva la causa creata a produrre effetti non proporzionati ad essa. » |
Ma in questo modo sparisce la distinzione tra causa prima e causa principale, ed esse divengono, in Dio, una cosa sola. L'azione di Dio nel cosmo non viene più vista come un intervento diretto, bensì essa diventa azione puramente creatrice e trascendente. Secondo questa nuova concezione «Dio non produce le cose,» scrive Molari[30], «ma fa sì che esse, attraverso rapporti, diventino e si sviluppino». Sempre Flick e Alszeghy scrivevano che[31]
« | Dio costruisce e guida il suo mondo senza interrompere o sostituire la serie delle cause seconde, quasi nascondendosi dietro a queste cause, a cui egli dà l'azione e l'efficacia. » |
Il cambiamento definitivo della concezione dell'azione di Dio nel mondo si ebbe con Karl Rahner[32]. Egli osservava[33] che per qualunque effetto osservato nel mondo si potesse, e si dovesse, cercare la causa nel mondo stesso, dal momento che Dio agisce sempre attraverso le cause seconde. Ma nel caso della creazione dell'anima, questa regola fondamentale verrebbe spezzata, e l'intervento divino verrebbe a collocarsi, in modo miracoloso, accanto alle creature anziché essere il loro fondamento trascendente. Per risolvere questo problema Rahner introdusse un nuovo modo di intendere il divenire che egli definì come[34] l'autotrascendimento dell'agente, operato da ciò che sta a un livello inferiore. Ogni divenire è pertanto un superamento di sé stessi, che è possibile in quanto[35]
« | l'Essere assoluto ne è causa e fondamento originario in modo tale da costituire un intimo fattore, che questo automovimento ha in sé. Si ha perciò un vero autosuperamento e non un essere trasportati in maniera puramente passiva al di sopra di sé [...] Ogni causalità finita è tale in sé stessa proprio in forza dell'essere, che sempre essenzialmente la domina dall'interno e dall'alto. Di conseguenza si può attribuire all'ente finito in quanto mosso interiormente dall'essere assoluto la causalità capace di produrre qualcosa di superiore a sé stesso. » |
L'autotrascendimento, così definito, è un processo che implica contemporaneamente continuità e discontinuità, infatti[36]
« | secondo la metafisica tomistica esistono diverse essenze solo come diversi gradi di limitazione dell'essere. Un'essenza inferiore perciò non si contrappone e diversifica per il contenuto positivo di essere da un'essenza superiore, ma solo per la sua partecipazione relativamente più limitata all'essere. » |
In questa nuova prospettiva il problema della creazione dell'anima, anziché postulare l'intervento miracoloso di Dio, può essere risolto in un modo del tutto nuovo, infatti la materia[37]
« | è per la sua origine vicina allo spirito, è momento dello spirito, un momento del Logos eterno, quale egli è per sua libera scelta, ma effettivamente, per sempre. » |
Di conseguenza[38] l'evoluzione della materia verso lo spirito non è un concetto irrealizzabile. Non mancarono comunque posizioni più prudenti rispetto a qualle di Rahner, come ad esempio quella di Maurizio Flick e Zoltan Alszeghy[39] che cercarono di salvaguardare il senso ovvio dell'espressione "creazione immediata dell'anima". Essi distinsero tre gradi di creazione: 1) la creazione propriamente detta, in cui Dio non si serve di alcuna cosa preesistente; 2) il concorso ordinario, in cui Dio fa operare le cause seconde conformemente alle loro capacità; 3) il concorso creativo, in cui Dio agisce come causa principale facendo in modo che gli effetti siano superiori alle capacità delle cause seconde. Il concorso creativo interverrebbe quindi nella creazione dell'anima, in cui[40]
« | l'azione divina non ha per suo termine l'anima separata, ma l'uomo completo: l'uomo infatti non è un conglomerato di due sostanze complete, ma un unico soggetto incarnato [...] Il corpo umano non è la stessa materia inorganica che preesisteva e che era necessaria per la sua generazione; il corpo umano è la manifestazione dell'io e perciò, come unità dell'anima e del corpo, l'uomo non può venire che direttamente da Dio, senza alcun legame orizzontale col mondo biologico. » |
Il 26 aprile 1985, Papa Giovanni Paolo II introdusse i lavori del Simposio internazionale "Fede cristiana e teoria dell'evoluzione" che fu tenuto a Roma[41]. Nel suo discorso egli notava come l'evoluzione costituisse ormai un paradigma accettato ed imprescindibile, e che l'immagine evoluzionistica del mondo cui si era giunti fosse molto diversa dalla vecchia concezione materialistica: {{quote|Il concetto polivalente e considerato sotto il profilo filosofico di "evoluzione" si sta da tempo sviluppando sempre più nel senso di un ampio paradigma della conoscenza del presente. Pretende di integrare la fisica, la biologia, l'antropologia, l'etica e la sociologia in una logica di spiegazione scientifica generale. Il paradigma dell'evoluzione si sviluppa, non ultimo, attraverso una letteratura in continua crescita, per diventare una specie di concezione del mondo chiusa, un'"immagine del mondo evoluzionistica".
Questa concezione del mondo si differenzia dall'immagine materialistica del mondo, che fu propagata alla svolta del secolo, per una vasta elaborazione e per una grande capacità d'integrare dimensioni apparentemente incommensurabili. Mentre il materialismo tradizionale cercava di smascherare come illusione la coscienza morale e religiosa dell'uomo e, talvolta, la combatteva attivamente, l'evoluzionismo biologico si sente abbastanza forte per motivare questa coscienza funzionalmente con i vantaggi della selezione ad essa legati e integrarla nel suo concetto generale. La conseguenza pratica ne è che i fautori di questa concezione del mondo evoluzionaria hanno imposto una nuova definizione dei rapporti con la religione, che si differenzia notevolmente da quella del passato più recente e di quello più remoto.
Continuava poi, dopo aver ricordato l'enciclica Humani Generis di Papa Pio XII, che un'evoluzione rettamente intesa non può costituire un pericolo per la fede: l'evoluzione infatti presuppone la creazione; la creazione si pone nella luce dell'evoluzione come un avvenimento che si estende nel tempo - come una "creatio continua" - in cui Dio diventa visibile agli occhi del credente come Creatore del Cielo e della terra.
L'evoluzione, spiegava Papa Giovanni Paolo II, non crea particolari difficoltà per la fede finché, intesa come teoria biologica, riguarda l'origine del corpo umano. Tuttavia, intendendola in senso esteso, si può tentare di ricondurre ad essa anche tutti i fenomeni spirituali e la morale. È quindi necessario che il pensiero cristiano si occupi di questa concezione del mondo evoluzionaria, che va molto oltre i suoi fondamenti naturalistici, affinché si possa stabilire qual è il contenuto di verità delle teorie scientifiche ed il valore della filosofia che su di esse si sviluppa:
« | È evidente che questo problema grave e urgente non può essere risolto senza filosofia. Spetta proprio alla filosofia sottoporre a un esame critico la maniera in cui i risultati e le ipotesi vengono acquisiti, differenziare da estrapolazioni ideologiche il rapporto tra teorie e affermazioni singole, la collocazione delle affermazioni naturalistiche e la loro portata, in particolare il contenuto proprio delle asserzioni naturalistiche. » |
Nel 1996, Papa Giovanni Paolo II tornò a parlare di evoluzione in occasione del 60° anniversario della rifondazione della Pontificia Accademia delle Scienze[42]. Egli spiegava come l'evoluzione fosse un tema molto importante per la Chiesa dal momento che essa, come la Rivelazione, contiene importanti insegnamenti sull'origine dell'uomo. Sviluppava poi diverse importanti considerazioni sulla teoria dell'evoluzione.
Papa Benedetto XVI nell'omelia pronunciata in piazza San Pietro il 24 aprile 2005 in occasione della Messa di inizio del suo pontificato, Benedetto XVI ha dichiarato: "Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione" [43].
Il 2-3 settembre 2006 a Castelgandolfo Benedetto XVI ha condotto un seminario di analisi dell'evoluzionismo e del suo impatto sulla dottrina cattolica della Creazione. Il seminario è stata l'ultima edizione dello "Schülerkreis" (circolo degli studenti), incontro annuale tra Ratzinger e i suoi ex studenti di dottorato a partire dagli anni '70. [44][45] I saggi presentati dai suoi ex studenti, inclusi scienziati naturalisti e teologi, sono stati pubblicati nel 2007 col titolo Creazione ed evoluzione (Schöpfung und Evolution). Nel contributo di Benedetto XVI, egli dichiara che "la questione non è prendere una decisione per un creazionismo che fondamentalmente esclude la scienza, o per una teoria evoluzionistica che nasconde le sue lacune e non vuole vedere le questioni che stanno oltre le possibilità metodologiche delle scienze naturali", e che "io trovo importante sottolineare che la teoria dell'evoluzione implica questioni che devono essere assegnate alla filosofia, e che esse stesse conducono oltre al campo della scienza"
Commentando le dichiarazioni dei suoi predecessori, Papa Benedetto XVI scrive che "è anche vero che la teoria dell'evoluzione non è una teoria completa e scientificamente provata". Benché commentando che gli esperimenti in un ambiente controllato sono limitati, Benedetto XVI non avalla il creazionismo o la teoria del disegno intelligente. Egli difende l'evoluzione teistica, come riconciliazione tra scienza e religione già sostenuta dai cattolici. Discutendo dell'evoluzione, Benedetto XVI scrive che "Il processo in sé è razionale, nonostante gli errori e la confusione, in quanto esso passa attraverso uno stretto corridoio, scegliendo poche mutazioni positive ed usando una bassa probabilità... Ciò ... inevitabilmente conduce ad una domanda che va oltre la scienza... da dove arriva questa razionalità?"; domanda a cui Benedetto XVI risponde che essa giunge dalla "ragione creativa" di Dio.[46][47][48]
Evoluzione ed Anglicanesimo
La Chiesa Anglicana ufficialmente ritiene che la Bibbia contenga tutti gli elementi necessari per la salvezza per l'anima e parli esplicitamente della creazione del mondo e della vita. Tuttavia ritiene che sia possibile una convergenza con la scienza ed in particolare con l'evoluzione di Charles Darwin considerandola compatibile con gli insegnamenti dottrinali[49][50].
L'Arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ufficialmente si oppone al creazionismo in quanto non ha riscontro nei Testi Sacri e nella Teologia cristiana. Per tale motivo il creazionismo è preferito a non essere insegnato nelle scuole anglicane e per questo l'evoluzionismo è insegnato senza problemi.
Evoluzione e Metodismo
La Chiesa Metodista ufficialmente riconosce la teoria di Darwin come soddisfacente per capire l'origine della vita e non considera essa in contraddizione con i propri insegnamenti[51].
Evoluzione e Chiesa Ortodossa
La Chiesa ortodossa in merito all'evoluzione presenta una posizione indecisa sulla validità dell'evoluzione e la possibile compatibilità con la dottrina propugnata da essa. Una parte si oppone perché ritiene la scienza incompatibile con la fede in quanto sostengono l'infallibilità della Parola di Dio e di conseguenza non accettano l'interpretazione dal punto di vista allegorico della Genesi[52].
Un'altra parte del mondo ortodosso sostiene la compatibilità a seguito di confronti tra teologia e evoluzione non contraddica la dottrina cristiana. Per tale motivo essi partono dal presupposto che la rivelazione divina coinvolga anche la natura e di conseguenza non si oppone ma bensì risulta essere compatibile con la Fede in Cristo[53].
Differenze rispetto alle altre teorie
Disegno Intelligente
Alcuni teisti evoluzionisti considerano valida la posizione del Disegno Intelligente tuttavia la maggior parte di essi ritiene che contrariamente ad alcune interpretazioni[54] il Disegno Intelligente non abbia alcun valore teologico e quanto meno scientifico. I sostenitori del Disegno Intelligente sostengono che l'Universo abbia delle caratteristiche sufficienti per affermare che necessariamente derivi da una causa intelligente e per tale motivo rifiutano la selezione naturale dell'evoluzione o addirittura l'evoluzione stessa. Tuttavia il teismo evoluzionista sostiene che la selezione naturale è il metodo di creazione usato da Dio e condivide col Disegno Intelligente il convincimento che la creazione sia opera da parte di una forza intelligente identificata con Dio dai teisti.
Creazionismo
Il teismo evoluzionista condivide con il Creazionismo la concezione della creazione dell'Universo da parte di Dio, ma sia rifiuta l'interpretazione letterale della Bibbia, quella dei "creazionisti della Terra giovane", che sostengono che il mondo derivi in 7 giorni di creazione (Quest'ultima teoria è attualmente molto diffusa negli Stati Uniti in funzione antievolutiva a causa del pregiudizio "evoluzione uguale ateismo"), sia quella dei creazionisti della "Terra vecchia" che invece sostengono che l'Universo e la vita derivino da un intervento miracoloso di Dio avvenuto miliardi di anni fa ed inteso come inspiegabile dal profilo scientifico rigettando molte scoperte e conclusioni scientifiche legate agli studi geologici, paleontologici e biologici. Il teismo evoluzionista considera conciliabili le scoperte scientifiche con le Sacre Scritture sul principio di "Libertà di creazione" di Dio.
Note | ||||
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Bibliografia | ||||
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Voci correlate | ||||
Collegamenti esterni | ||||
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