Abbazia di San Felice (Giano dell'Umbria)
Abbazia di San Felice | |
Abbazia di San Felice, complesso monastico | |
Stato | Italia |
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Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | Giano dell'Umbria |
Località | San Felice |
Diocesi | Spoleto-Norcia |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via dell'Abbazia 1 Località San Felice 06030 Giano dell'Umbria (PG) |
Telefono | +39 0742 90103 |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Missionari del Preziosissimo Sangue |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | San Felice di Massa Martana |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
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Data fondazione | 950 |
Stile architettonico | Romanico |
Inizio della costruzione | X secolo |
Completamento | XIX secolo |
Soppressione | 1450 |
Coordinate geografiche | |
Umbria | |
L'Abbazia di San Felice è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato nel territorio del comune di Giano dell'Umbria (Perugia), su una terrazza naturale alle pendici dei Monti Martani.
Storia
Dalla fondazione al Quattrocento
Le fonti, scarne e tardive, riferiscono di un oratorio edificato nel IV secolo sul sepolcro di san Felice, martire e vescovo di Massa Martana, il cui corpo sarebbe stato trasportato dai fedeli e discepoli in locum qui dicitur Castricianum (ossia Castrum Icciani, oggi "Giano").
L'oratorio, ampliato in cenobio tra il VI e l'VIII secolo, verso il 950 venne occupato dai monaci benedettini, qui stabilizzatisi. La data non è attestata da fonti scritte antiche, ma risulta assai probabile in quanto suggerita da vari resti lapidei e scultorei riutilizzati nelle fabbriche successive, per connotazione stilistica ascrivibili a quel periodo storico. Vari capitelli, frammenti di plutei, un sarcofago romano ritenuto il sacello di san Felice, confermerebbero la concretezza di questo insediamento anteriore al Mille e la vitalità artistica e spirituale di quegli anni nella storia dell'abbazia e del culto del Santo, giustificate solo dall'attiva presenza di una comunità monastica benedettina. Tale cenobio, indicato prima dalla tradizione e dalle testimonianze materiali, viene attestato nella storia successiva da documenti scritti che menzionano un abate Giacomo nel 1255 e un altro abate Pietro nel 1313.
Nel 1373, papa Gregorio IX (1227-1241) sottopose, con una bolla, il cenobio all'Abbazia di Santa Croce di Sassovivo, presso Foligno, di cui seguì le sorti fino al 1450, anno della sua confermata decadenza quando Niccolò V (1447-1455) allontanò i monaci benedettini e soppresse l'abbazia, affidandola agli Eremitani di Sant'Agostino, che però ne ebbero il pieno possesso giuridico solo nel 1481 da Sisto IV (1471-1484).
Dal Cinquecento ad oggi
I monaci agostiniani, tra il XVI e il XVIII secolo, ampliarono il complesso con la costruzione dell'attuale chiostro e del refettorio, e il nuovo braccio del monastero. Anche la chiesa venne parzialmente rimaneggiata con l'elevazione delle navate laterali e la realizzazione della loggia semicircolare al disopra dell'abside centrale.
Nel 1798 gli agostiniani, a causa della loro condotta, furono allontanati dall'abbazia e i beni di questa furono confiscati e devoluti al Comune di Spoleto. Dal 1803 al 1810 la struttura fu affidata ai Passionisti.
Nel 1814 san Gaspare del Bufalo (1786–1837), che insieme ad altri sacerdoti intendeva fondare una congregazione, ritenne che quel luogo fosse il più adatto per portare a compimento il suo progetto. Cosicché nel 1815, grazie all'appoggio di papa Pio VII (1800-1823) e con il sostegno della popolazione gianese, il presbitero romano si stabilì nei locali del monastero e il 15 agosto dello stesso anno venne fondata, con una solenne cerimonia, la congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue.
Nel 1860, a seguito della soppressione delle corporazioni religiose, il complesso monastico fu abbandonato dai bufalini, che vi fecero rientro solamente nel 1937, ai quali tuttora è custodita, che ne hanno fatto un centro d'accoglienza e spiritualità.
Descrizione
Chiesa
La chiesa, edificata intorno al 1130, segue lo schema architettonico tipico del romanico spoletino. Infatti, La struttura è strettamente legata ad un periodo di grande rinnovamento ed evoluzione, che si esplica in una eccezionale attività di edilizia ecclesiale, ben configurata in Spoleto e nelle sue immediate adiacenze, dove lo stesso impianto basilicale lo ritroviamo nelle chiese coeve di San Gregorio Maggiore, di San Ponziano, di San Giuliano sul Monteluco, di San Sabino, di San Brizio e di San Pietro di Bovara. Tuttavia, la chiesa di San Felice si distingue da queste per una maggiore e più accentuata monumentale solennità, sottolineata, soprattutto, dalla presenza delle volte in sostituzione delle capriate. Monumentalità oggi avvertibile soprattutto all'interno, date le gravi alterazioni della facciata e della parte absidale, attuate dal 1516 in poi.
Esterno
La facciata della chiesa, ora sopraelevata ed apparentemente a capanna, originariamente era a salienti e lasciava intravedere le diverse altezze delle tre navate. Sopra l'unico portale, a più rincassi con architrave intagliato, si apre un'ampia trifora; anche le colonnine della trifora, come l'architrave dell'ingresso, appartengono alla costruzione medievale.
La zona absidale, fortemente rimaneggiata con il rialzamento della loggia cinquecentesca, reca i segni di influssi lombardi nelle semicolonne e nelle lesene che la suddividono in specchiature concluse in alto da archetti pensili andati distrutti e dei quali restano tracce nell'abside di sinistra.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), si presenta a pianta basilicale, interamente coperto in muratura, con volta a botte ribassata la navata centrale, a crociera le laterali.
Il presbiterio, preceduto dall'arco trionfale sorretto da pilastri cruciformi e sormontato da una bifora, è molto sopraelevato e sviluppato in profondità, come la cripta sottostante.
La struttura mossa della planimetria, la particolare spaziatura del presbiterio, l'accentuata verticalità della navata centrale in contrasto con la sua relativa larghezza, la volta a botte della copertura centrale in sostituzione delle capriate lignee più diffuse in Umbria, sono elementi peculiari del romanico lombardo, adattati sul posto alla diversa tipologia del terreno collinare e alle esigenze liturgiche di una chiesa abbaziale, per lo più riservata ai monaci e limitatamente aperta agli abitanti delle campagne e del borgo limitrofo.
I capitelli delle colonne delle navate, del presbiterio e della cripta sono tutti decorati con una grande varietà elementi ornamentali, quali: animali, motivi geometrici, figure umane stilizzate, ecc. A tutta questa figurazione incisa sulla pietra doveva sicuramente corrispondere un'ampia superficie dipinta sulle pareti, ricoperta purtroppo da decorazioni pittoriche e stucchi nel XVIII secolo che, rimossi in occasione del radicale restauro del 1957, non restituirono i primitivi affreschi.
Ben poco resta delle opere e della suppellettile liturgica, qui collocata, tra questi va ricordato, in particolare, lo splendido dossale raffigurante:
- Gesù Cristo in gloria tra san Michele arcangelo, san Gabriele arcangelo, la Madonna, apostoli e profeti, Agnello di Dio tra i simboli degli evangelisti, Martirio di san Felice di Massa Martana (fine XIII secolo), tempera su tavola, di Pescius: l'opera proveniente probabilmente dall'altare della cripta è conservata dal 1922 presso la Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia.[1]
Cripta
La cripta, probabilmente di epoca anteriore al resto della fabbrica, si suppone sia della fine del XI secolo, è divisa in tre navate con colonne sormontati da capitelli decorati a motivi zoomorfi e fitomorfi.
Monastero
Il grande complesso abbaziale è composto da tre parti distinte: il monastero benedettino, l'ala agostiniana e un corpo complementare. La prima, più antica a forma di "U", s'innesta al lato meridionale della chiesa ed è stata molto rimaneggiata dagli agostiniani per cui non è possibile ricavarne l'originario assetto. La seconda, eretta dagli agostiniani, corrisponde al settore addossato alla parete settentrionale della chiesa che comprende anche la torre campanaria, l'ala nord e quella sud, il refettorio ed il chiostro con i due loggiati sovrapposti. La terza è una lunga e bassa costruzione voluta dal Comune di Spoleto per usi agricoli.
Chiostro
Il piccolo chiostro, a pianta rettangolare, fu edificato nella metà del XVI secolo, è formato da tre loggiati sovrapposti con archi a tutto sesto poggianti su colonne in laterizi; presenta, al centro, una pregevole vera di pozzo. Il portico, al piano terreno, è decorato con un ciclo di dipinti murali raffiguranti:
- Storie della vita di san Felice di Massa Martana e Ritratti di santi e beati agostiniani (fine XVII secolo), affreschi attribuiti a Giuseppe Maria Franciosi.
Altri ambienti
Di notevole interesse storico-artistico si notano:
- Sala capitolare con copertura a volta, sorretta da un'unica colonna centrale.
- Refettorio con il lavabo che reca la data 1601.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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