Abbazia di Santa Maria Assunta di Praglia (Teolo)
Abbazia di Santa Maria Assunta di Praglia | |
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Abbazia di Santa Maria Assunta di Praglia, complesso monastico | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Provincia | Padova |
Comune | Teolo |
Diocesi | Padova |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via Abbazia di Praglia, 16 35037 Teolo (PD) |
Telefono | +39 049 9999300 |
Fax | +39 049 9999344 |
Posta elettronica | abbazia@praglia.it |
Sito web | |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | Maltraverso, famiglia dei |
Data fondazione | XI secolo |
Stile architettonico | Gotico e rinascimentale |
Inizio della costruzione | XI secolo |
Completamento | XVI secolo |
Coordinate geografiche | |
Veneto | |
L'Abbazia di Santa Maria Assunta di Praglia, detta comunemente Abbazia di Praglia, è un monastero benedettino, situato nel territorio del comune di Teolo, ai piedi dei colli Euganei a circa 12 chilometri da Padova, lungo l'antica strada che conduceva ad Este.
Toponimo
Il toponimo Praglia deriva dal termine pratàlea (località tenuta a prati) e si rifà probabilmente alla grande opera di bonifica e di messa a coltura delle terre paludose della zona avviata dai benedettini nel Medioevo.
Storia
Origini e sviluppo
L'abbazia fu fondata, tra la fine del XI secolo e l'inizio del XII, con il patrocinio della famiglia vicentina dei conti Maltraversi.
L'esistenza del cenobio è documentato per la prima volta nel 1117 in un atto nel quale la comunità risulta già costituita e retta da un abate. Una bolla di Callisto II del 1122 pone l'abbazia sotto la diretta autorità pontificia. Nel 1124, lo stesso papa affidò la comunità pragliese al monastero di San Benedetto di Polirone, importante centro monastico nei pressi di Mantova.
Tra il XII e il XIII secolo, l'abbazia crebbe e si consolidò enormemente, tanto che nel 1232 fu eretta in feudo da Federico II di Svevia.
Nel 1304 la comunità, che contava una decina di monaci, pur soggetta a quella di Polirone, poté eleggere autonomamente il proprio abate. Dieci anni dopo, l'abbazia venne a trovarsi nel mezzo delle lotte tra veronesi e padovani, tanto che i monaci furono costretti a rifugiarsi presso il monastero dipendente di Sant'Urbano a Padova, mentre le truppe scaligere devastavano il cenobio.
Nel 1393, l'abbazia venne sottoposta al regime della commenda, che ne comportò la decadenza sia spirituale che economica.
Praglia unita nel 1448 alla congregazione di Santa Giustina di Padova, che ne favorì il rinnovamento spirituale e la ricostruzione materiale, recuperò la propria vocazione, aumentando notevolmente il numero dei monaci e dando nuovo impulso all'azione pastorale della comunità benedettina. Inoltre, nel 1460 prese avvio il progetto di ristrutturazione ed ampliamento del complesso monastico che comportò la demolizione delle strutture medievali, di cui oggi rimane solo il campanile. Con il completamento della nuova chiesa (1548) si concluse la fase di trasformazione architettonica durata circa un secolo.
Nello stesso periodo iniziarono i lavori di bonifica e sistemazione dei terreni appartenenti all'abbazia, in gran parte paludosi, boschivi o sterili, del quale beneficiarono anche le popolazioni euganee.
Soppressioni ottocentesche
I secoli successivi furono per il cenobio un periodo fiorente e di grande sviluppo, fino alla soppressione degli ordini religiosi, decretata da Napoleone nel 1810.
Nel 1834, grazie all'appoggio del governo austriaco che vedeva nella presenza benedettina uno strumento utile a ricostruire il tessuto sociale sconvolto dalle truppe francesi, i monaci poterono rientrare nell'abbazia.
La ripresa della vita benedettina a Praglia ebbe però breve durata. Il 4 giugno 1867 venne applicata nel Veneto la legge che aboliva tutte le congregazioni religiose; così la comunità fu nuovamente soppressa. La maggior parte di essa trovò rifugio nel monastero di Daila (Istria), all'epoca in territorio austriaco. A Praglia rimasero solo alcuni monaci come custodi del cenobio.
Nel 1882, l'abbazia venne dichiarata monumento nazionale.
Novecento
Dopo lunghe e tormentate vicende, il 26 aprile 1904 due monaci ritornarono nel monastero ed il 23 ottobre dello stesso anno la comunità poté riprendere a pieno la vita regolare di preghiera e lavoro che continua fino ai nostri giorni.
Descrizione
L'ampio complesso monastico (ca 13.000 mq di superficie), che si articola in modo razionale ed equilibrato intorno ai quattro chiostri, è costituito da vari edifici:
- Basilica
- Quattro chiostri
- Chiostro botanico
- Chiostro pensile
- Chiostro doppio
- Chiostro rustico
- Sala capitolare
- Due refettori
- Refettorio grande
- Refettorio comune
- Biblioteca
Basilica
La chiesa originaria doveva essere stile romanico-gotica, orientata est-ovest e probabilmente a navata unica, ma di questo primo edificio resta solamente la base del campanile. La torre campanaria doveva essere a cuspide ma, in seguito ad un fulmine che la colpì nel 1795 fu sostituita da un coronamento merlato.
L'attuale chiesa abbaziale, dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta, fu edificata a partire dal 1490 su disegno di Tullio Lombardo, consacrata nel 1545 ed elevata a basilica nel 1954.
Esterno
La chiesa, eretta su un alto basamento e preceduta da un'ampia scalinata, presenta una facciata a salienti, semplice ed armoniosa, spartita da lesene ioniche con coronamento a volute; il portale maggiore del 1548 è attribuito ad Andrea Moroni.
Interno
L'interno, che si presenta in stile rinascimentale, è a pianta a croce latina, divisa in tre navate da esili pilastri ionici, poggianti su alti plinti, che sorreggono la volta a botte; si aprono cinque cappelle per lato, profonde come il transetto, molte delle quali risultano spoglie per un furto subito nel 1982; all'incrocio del transetto con la navata centrale si eleva il tamburo sormontato da cupola (1560 ca.) che sovrasta l'altare. Tra le opere conservate si notano:
- nel presbiterio,
- sopra l'altare maggiore, Gesù Cristo crocifisso (prima metà del XIV secolo), tempera su tavola, di scuola grottesca: l'opera è dipinta da ambo i lati.
- nel catino absidale, Ascensione di Gesù Cristo (1545 ca.), affresco, di Domenico Campagnola.
- nell'abside, Coro ligneo (1547) di Giovanni Fiorentino.
- nella cupola, ciclo di dipinti murali (1560 ca.), affreschi, Giovanni Battista Zelotti, raffiguranti:
- nel cielo, Trionfo degli strumenti della passione di Gesù Cristo;
- nel tamburo, alternati alle finestre, sono raffigurate quattro Storie della vita di Gesù Cristo:
- a sud, Natività di Gesù,
- ad ovest, Circoncisione,
- a nord, Gesù tra i dottori,
- ad est, Nozze di Cana.
- nei pennacchi, Evangelisti e Padri della Chiesa.
- nella controfacciata, pala con Assunzione di Maria Vergine (1559 - 1560), olio su tela, di Giovanni Battista Zelotti: opera eseguita in origine per l'altare maggiore.
- nella sacrestia cinquecentesca, pala con Gloria di Angeli (1562), olio su tela, di Paolo Veronese: il dipinto venne realizzato per la cappella a destra del coro.
Ingresso al monastero
Nel lato settentrionale del complesso si apre l'ingresso al monastero, sorto attorno al Chiostro del Paradiso (attuale Chiostro Pensile) nel XII secolo e ricostruito nelle forme attuali a partire dal 1469, secondo un'articolazione in quattro chiostri.
Chiostro Botanico
Il Chiostro Botanico è così denominato perché vi si trovava l'orto destinato alla coltivazione delle piante officinali per la farmacia del monastero un tempo ospitata negli ambienti del lato meridionale del chiostro, che attualmente sono la sede del laboratorio per il restauro del libro, istituito nel 1951.
Il chiostro, di forma quadrangolare, è circondato da un portico con colonne alternate in marmo rosso di Verona e in pietra bianca d'Istria, sormontate da capitelli ornati da foglie d'acanto, che accoglie al centro un giardino all'italiana.
Chiostro Pensile
Uno scalone monumentale (1712) sale al Chiostro Pensile (allo stesso livello della chiesa), situato dove un tempo sorgeva l'antico Chiostro del Paradiso. La sobria ed elegante costruzione, iniziata intorno al 1495 e terminata sicuramente prima del 1549, è attribuita a Tullio Lombardo. Il cortile, che poggia su quattro pilastri, è costituito da piani inclinati per convogliare l'acqua piovana nella grande cisterna sottostante che alimentava il pozzo centrale. Questo chiostro riunisce attorno a sé gli ambienti più significativi per la vita dei monaci: la chiesa abbaziale, il refettorio, la biblioteca e la sala capitolare.
All'angolo sud-est del chiostro è posta la Loggetta del Belvedere, intitolata successivamente ad Antonio Fogazzaro, perché lo scrittore vicentino vi ambientò una scena del romanzo Piccolo Mondo Moderno (1901), così descrivendola:
« | La loggetta che presso il refettorio si porge sugli orti, al parapetto dell'arcata che guarda lo sconfinato piano di levante. » |
Refettorio grande
Nell'angolo sud-est del Chiostro Pensile si accede al Refettorio grande, ampio e luminoso ambiente rettangolare, con arredi lignei settecenteschi, dove si conservano:
- alle pareti, ciclo di dipinti con Scene dell'Antico e Nuovo Testamento (1562 - 1563), olio su tela, di Giovanni Battista Zelotti, tra i quali si notano:
- nella parete di fondo, Gesù Cristo crocifisso fra la Madonna e san Giovanni apostolo (1490 - 1500), affresco, di Bartolomeo Montagna.
Biblioteca
Nell'angolo nord-est del Chiostro Pensile si accede alla Biblioteca che custodisce negli scaffali cinquecenteschi un patrimonio di oltre 120.000 volumi, tra cui libri molto antichi, anche se è stata spogliata due volte: nel 1810 in seguito alla soppressione napoleonica, e nel 1867 per l'applicazione del decreto che scioglieva tutti gli ordini religiosi. Il bibliotecario di allora scriveva:
« | Sette carri partono oggi per Padova. » |
Nella biblioteca è conservato parte del patrimonio librario personale di Antonio Fogazzaro, donato al monastero dalla famiglia dello scrittore.
L'ambiente della biblioteca è coperto da uno splendido soffitto a cassettoni, nel quale inseriti grandi dipinti, realizzati su tela da Giovanni Battista Zelotti, raffiguranti:
- Allegoria della Fede (nell'ottagono centrale)
- Sibille
- Evangelisti
- Padri della Chiesa
- Profeti.
Sala capitolare
Dal lato occidentale del Chiostro Pensile si accede alla Sala capitolare, realizzata intorno alla fine del XVI secolo, con un grande dipinto murale raffigurante:
- Deposizione di Gesù Cristo (1536), affresco, di Girolamo Tessari.
Chiostro Doppio
Sul lato orientale è il Chiostro Doppio, così chiamato perché strutturato su due livelli uguali: questo è destinato fin dall'origine al dormitorio e custodisce anche oggi la clausura delle celle e degli spazi privati dei monaci.
Le arcate sono sorrette da colonne sormontate da capitelli a foglie d’acanto e poggiate su un basamento continuo. Quattro corridoi interni collegano alle celle, riservate nel pianterreno ai novizi e quello superiore ai monaci.
Chiostro Rustico
Il Chiostro Rustico si estende nell'ala occidentale del complesso monastico, distaccato rispetto al nucleo centrale e un tempo destinato alle attività agricole (da qui la denominazione rustico). L'area doveva costituire una grande aia e attorno erano depositati gli strumenti per la coltivazione della campagna circostante il monastero. Fino all'inizio del XX secolo era presente il frantoio per la produzione dell'olio. Al centro è posto il pozzo a forma di tempietto, in trachite, del 1726.
Gli edifici che delimitano il chiostro, ora ospitano l'infermeria per i fratelli anziani e malati; la foresteria per coloro che vogliono trascorrere qualche giorno nel monastero, la sala per i turisti e il Centro Convegni.
Galleria fotografica
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Note | |
Bibliografia | |
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