Abbazia di Santa Maria in Silvis
Abbazia di Santa Maria in Silvis | |
Stato | Italia |
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Regione | Friuli-Venezia Giulia |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Triveneto |
Provincia | Udine |
Comune | Sesto al Reghena |
Località | Sesto al Reghena |
Diocesi | Diocesi di Concordia-Pordenone |
Religione | Cattolica |
Oggetto tipo | Abbazia |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Sigla Ordine reggente | O.S.B. |
Data fondazione | 762 |
Stile architettonico | Romanico |
Inizio della costruzione | VIII secolo |
Completamento | XVI secolo |
Coordinate geografiche | |
Italia | |
L'abbazia di Santa Maria in Silvis (o, meno correttamente, Sylvis) è un ex monastero localizzato nel centro di Sesto al Reghena, in provincia di Pordenone.
Storia
Fondata nel 730-735 da tre fratelli longobardi, Erfo, Anto e Marco, figli del duca Pietro del Friuli e Piltrude di Cividale, appartenne dal 762 ai monaci benedettini provenienti dall'Abbazia di Nonantola. Nonostante la caduta del regno longobardo nel 774 e la ribellione avvenuta nel ducato del Friuli nel 776 duramente repressa dai Franchi, l'abbazia mantenne ed accrebbe la sua importanza anche in seguito, perché Carlo Magno, in veste di re dei Longobardi, nel 781 concesse all'abate Beato un diploma di conferma di tutte le proprietà già accumulate in precedenza e vi aggiunse anche l'esenzione da ogni ingerenza politica, giurisdizionale o fiscale da parte delle autorità laiche.
Nell'899 fu devastata dai magiari, ma l'abbazia risorse nel X secolo e venne fortificata. Nel 967 l'imperatore Ottone I donò l'abbazia a Rodoaldo, patriarca di Aquileia. Negli anni seguenti la crescita economica dell'abbazia garantì agiatezza e floridità ai monaci ed agli abati, tanto che furono commissionate opere architettoniche, pittoriche e scultoree rivolte ai migliori artisti operanti nell'area veneto-friulana. Anche la fama e la potenza dell'abate di Sesto crebbero in proporzione, acquistando sempre maggiore prestigio nell'ambito del patriarcato di Aquileia; nel 1182 un abate, Goffredo, divenne patriarca.
Dal 1441 al 1786 l'abbazia divenne commenda; il primo abate commendatario fu il cardinale Pietro Barbo, che successivamente divenne papa con il nome di Paolo II, e anche nei successivi secoli il titolo appartenne molto spesso a nobili famiglie veneziane. Nel 1818 la giurisdizione religiosa tornò alla diocesi di Concordia e, infine, il titolo abbaziale fu ristabilito nel 1921 e assegnato al parroco pro tempore, appartenente al clero secolare.
Descrizione
Sebbene una qualche forma di fortificazione esistesse fin dall'inizio dell'abbazia, una vera e propria linea di mura fu aggiunta nel X secolo dopo l'assalto magiaro. Nel 1431 contava fino a sette torri, di cui oggi ne rimane solo una; questo fu riportato all'attuale aspetto rinascimentale dagli abati commendatari Giovanni Michiel e Domenico Grimani (fine XV-inizio XVI secolo), mentre nel XVIII secolo un ponte in pietra sostituì il precedente ponte levatoio.
La facciata d'ingresso è decorata da un affresco tardo quattrocentesco con il leone di San Marco. Al di sotto si trova un bassorilievo con lo stemma del cardinale Grimani, datato al 1521 e ripetuto a sinistra. Più in basso si trova un'allegoria del Buon Governo sotto la famiglia Grimani, attribuita a Giovanni Battista Grassi.
L'ingresso conduce ad una corte centrale, su cui si affacciano gli edifici principali dell'abbazia. Tra questi, il campanile, alto 33,6 m (110 piedi), costruito in muratura nei secoli XI-XII e decorato da una serie di arcate. Ai lati della torre si trova un portale rinascimentale con arco a tutto sesto sorretto da pilastri, risalente ai restauri di Michiel e Grimani.
A ovest del campanile si trova il Palazzo della Cancelleria, costruito in muratura nei secoli XII-XIII, con un'altezza di nove metri. Di fronte si trova la residenza dell'abate, con gli stemmi di alcuni abati commendatari, tra cui Giovanni Alberto Badoer, Carlo Pio di Savoia iuniore, Girolamo Colonna di Sciarra e Giovanni Cornaro. Questo edificio è l'attuale municipio di Sesto al Reghena.
La chiesa presenta un vestibolo risalente all'epoca di Pietro Barbo, con due cicli di affreschi del Paradiso (parete meridionale) e dell'Inferno (parete settentrionale) di Antonio da Firenze e Pellegrino da San Daniele. Sotto la chiesa si trova una cripta sorretta da venti colonne, alcune delle quali sono antichi spolia. Al centro della cripta si trova l'urna di sant'Anastasia, formata da un unico blocco marmoreo di origine greca; fu realizzata da maestri cividalesi nell'VIII secolo, e presenta decorazioni con fiori, croci, archi, tondi e motivi a rose. La cripta ospita anche, in due absidi, una Pietà di origine austriaca (inizio XV secolo) e un'Annunciazione scolpita in marmo sloveno con influenze bizantine, databile tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo.
Cronotassi degli abati
- Silvestro 762
- Albino 775
- Beato 778
- Pietro 807
- Lupo 830
- Adalberto I 888
- Adalberto II 960
- Eroldo 1005
- Benedetto 1027
- Ingone 1080
- Woldarico 1134
- Rodolfo 1142
- Giovanni 1154
- Martino 1168
- Goffredo 1176
- Manfredo 1182
- Corrado 1213
- Stefano 1220
- Ermanno 1246
- Pietro 1251
- Adalberto III 1253
- Graziadio 1273
- Ermanno della Frattina 1289
- Ludovico della Frattina 1325
- Guglielmo 1348
- Michele da Neuro 1349
- Federico di Attimis 1383
- Tommaso de' Savioli 1431
- cardinale Pietro Barbo (1441-1464), poi papa Paolo II
- cardinale Giovanni Michiel (1465-?), nipote di papa Paolo II
- cardinale Domenico Grimani (1503-1523) (patriarca di Aquileia dal 1498)
- Giovanni Grimani (1523-1582) (patriarca di Aquileia dal 1547)
- ...
- Antonio Grimani (1593-1628) (patriarca di Aquileia dal 1622)
- Silvestro Marcantonio Morosini (1628-1636) (vescovo di Treviso dal 1633)
- Marino Zorzi (1639-?)
- cardinale Carlo Pio di Savoia-Carpi (1658-?)
- cardinale Giambattista Rubini (1689-1707) (cardinale dal 1690)
- cardinale Giovanni Alberto Badoer (1707-1714)
- cardinale Gianfrancesco Barbarigo (1714-?)
- Giusto Fontanini (1717-1736) (arcivescovo titolare di Ancira)
- cardinale Girolamo Colonna di Sciarra (1736-1763)
- cardinale Giovanni Cornaro (1768-1786)
Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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