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Carlo Pio di Savoia detto juniore (Ferrara, 7 aprile 1622; † Roma, 13 febbraio 1689) è stato un cardinale e vescovo italiano.
Cenni biografici
Carlo nacque a Ferrara il 7 aprile 1622, figlio del primo matrimonio di Ascanio (1586-1649) di Enea, discendente dall'antico casato feudale dei signori di Carpi e Sassuolo, con la nobildonna romana Eleonora di Asdrubale Mattei, marchese di Giove, vedova di Ferrante Bentivoglio di Castel Gualtieri.
Formazione e attività
Avviato alla carriera ecclesiastica molto giovane fu inviato a Roma presso lo zio paterno Carlo Emanuele, allora decano del Collegio cardinalizio. Ma attratto piuttosto dalla carriera delle armi, in cui si erano particolarmente distinti i suoi avi, fece ritorno a Ferrara e divenne capitano delle corazze pontificie nel 1641. Dopo essere caduto prigioniero delle milizie toscane, in seguito alla battaglia di Mongiovino nel 1643, durante la prima guerra di Castro (1641-1644), intraprese gli studi giuridici, in cui si addottorò nel 1649.
Per ottemperare le ultime volontà dello zio Carlo Emanuele, massimo artefice della rinascita finanziaria e politica del casato dei Pio di Savoia, decise infine di seguirne le orme e di fare ritorno a Roma, dove divenne chierico di Camera nel 1650 e quindi nel 1652 acquistò la carica di tesoriere generale della Camera apostolica.[1]
Cardinalato
Elevato alla porpora da papa Innocenzo X nel concistoro del 2 marzo 1654, ricevette il 23 seguente la berretta rossa con il titolo di cardinale diacono di santa Maria in Domnica| e inviato legato a Urbino.
Dopo la morte del padre nel 1649 resse di fatto la primogenitura, cui aveva rinunciato per prendere i voti religiosi.
Episcopato
Nominato vescovo della natia Ferrara nel 1655, sede vacante da anni, vi fece ritorno e il 5 settembre nella cattedrale fu consacrato dal cardinal Giambattista Spada, assistito da mons. Carlo Nembrini (Ch), vescovo di Parma e da mons. Giacomo Teodoli (Ch), arcivescovo a titolo personale di Forlì.
Sulle orme dei suoi predecessori, improntò il suo governo al pieno rispetto dei dettami tridentini e tenne una regolare visita pastorale e un sinodo locale. Fu inoltre promotore delle lettere e delle arti.
Di salute cagionevole, nel 1663 dimissionò dalla guida della diocesi e rientrò a Roma. Qui ottenne nuove e laute prebende, mutò titolo in cardinale diacono di Sant'Eustachio nel 1664, di cardinale presbitero di Santa Prisca nel 1667 e di cardinale presbitero di San Crisogono nel 1675.
Nel 1681 ottenne inoltre la titolarità di santa Maria in Trastevere e poco dopo venne creato cardinale vescovo della sede suburbicaria di Sabina.
Morte
Morì a Roma il 13 febbraio 1689 e fu sepolto nella Chiesa del Gesù, accanto allo zio Carlo Emanuele.
Genealogia episcopale
Successione degli incarichi
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Note |
- ↑ Massimo Carlo Giannini Note sui tesorieri generali della Camera apostolica e sulle loro carriere tra xvi e xvii secolo cap. 29 online.
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Bibliografia |
- Alessia Ceccarelli, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 84 (2015), PIO, Carlo
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