Aurelio Saffi
Aurelio Saffi Deista | |
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Età alla morte | 70 anni |
Nascita | Forlì 13 ottobre 1819 |
Morte | Forlì 10 aprile 1890 |
Aurelio Saffi (Forlì, 13 ottobre 1819; † Forlì, 10 aprile 1890) è stato un patriota e politico italiano. Importante figura del Risorgimento italiano, Saffi fu un politico di spicco dell'ala repubblicana radicale incarnata da Giuseppe Mazzini, di cui è considerato l'erede politico.
Biografia
Ebbe una formazione universitaria giuridica a Ferrara, ma iniziò l'attività politica nella sua città natale, mettendosi a disposizione per l'amministrazione delle istituzioni locali. Fra gli autori di cui conosceva i testi, c'era anche il grande pensatore cattolico Antonio Rosmini.
Forlì allora era retta da un Cardinal legato, in quanto parte dello Stato Pontificio; Aurelio Saffi fu consigliere comunale e segretario della Provincia nel biennio 1844-1845.
Si accostò presto alle posizioni mazziniane, tanto che nel turbolento anno 1848 partecipò alla principale operazione politica organizzata da Mazzini: la costituzione della Repubblica Romana. Nella capitale, il potere fu sottratto al pontefice, allora Pio IX, e affidato a istituzioni di tipo repubblicano, che secondo il suo ideatore avrebbero dovuto ricalcare le teorie politiche democratiche più avanzate, all'epoca rappresentate dagli Stati Uniti d'America.
Alla vicenda romana, Saffi prese parte prima come deputato all'Assemblea Costituente (eletto a Forlì), poi come ministro, infine come componente del Triumvirato a capo del nuovo regime, assieme a Carlo Armellini e allo stesso Mazzini. Tale esperienza politica fu di breve durata, poiché la nuova Repubblica cadde nel luglio 1849. Ritiratosi in esilio a Civezza, in Liguria, raggiunse successivamente Mazzini in Svizzera, per poi trasferirsi con lui di nuovo a Londra.
Ritornò in patria solo nel 1852, per pianificare una serie di moti rivoluzionari che ebbero luogo a Milano l'anno successivo. Fallito il progetto e condannato in contumacia a vent'anni di carcere, riparò ancora in Inghilterra. A Londra Aurelio sposò, nel 1857, Giorgina Janet Craufurd, da allora nota come Giorgina Saffi (Firenze, 1827 - San Varano di Forlì, 1911) figlia dello scozzese Sir John Craufurd e della nobile Sophia Churchill, ardente mazziniana ed esponente del movimento femminista risorgimentale italiano. Ebbero quattro figli, tutti maschi: Giuseppe Attilio (nato a Londra, 1858 - 1923), Giovanni Emilio (nato a Napoli, 1861 - 1930), Carlo Balilla Luigi (nato a Genova, 1863 - 1896) e Rinaldo Arturo (nato a San Varano di Forlì, 1868 - 1929).
Nel 1860 fu a Napoli, per ricongiungersi nuovamente con Mazzini.
Nel 1861 venne eletto deputato al parlamento del nuovo Regno d'Italia. Dopo pochi anni, nel 1864, tornò a vivere a Londra dove rimase fino al 1867, quando si stabilì definitivamente nella villa della campagna di San Varano (una frazione di Forlì). Nell'agosto del 1874 fu arrestato insieme con altri esponenti repubblicani con l'accusa di partecipazione ad un'insurrezione sovversiva antimonarchica. Fu prosciolto nel dicembre dello stesso anno.
Nel 1877 si trasferì a Bologna dove cominciò la carriera di docente di Diritto pubblico presso la locale Università. Nel frattempo si occupò della memoria storica dell'amico Mazzini, morto il 10 marzo 1872, curandone gli scritti e la loro pubblicazione. Morì nella sua casa a 71 anni.
Villa Saffi è attualmente sede museale.
Ad Aurelio Saffi è oggi dedicata la piazza principale di Forlì (ex Campo dell'Abate), cui si affaccia il Municipio. Al centro della piazza sorge un monumento alla sua memoria, sormontato da una sua statua.
Presso la Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna vi è il complesso documentario denominato Aurelio Saffi, costituito da una parte dell'archivio personale del patriota, carte della moglie, lettere dell'attrice drammatica Giacinta Pezzana (amica di Giorgina), oltre a carteggi e documenti delle famiglie Saffi e Craufurd e da documentazione proveniente dall'archivio personale del patriota, deputato e ministro Alessandro Fortis (amico di Saffi, la cui figlia, Maria, sposò il figlio minore di Saffi, Rinaldo).
L'8 gennaio 2011, il presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, in visita a Forlì (7-8 gennaio) per il 150° dell'unità d'Italia, ha reso omaggio ad Aurelio Saffi deponendo una corona ai piedi della statua collocata in sua memoria in piazza Saffi.
Saffi e il Cristianesimo
Saffi era contrario al potere temporale della Chiesa, ma basta leggere le sue opere storiche per rendersi conto che altro era il suo giudizio sulle presenti condizioni dello Stato della Chiesa altro quello sull'importanza del Cristianesimo nello sviluppo della civiltà italiana ed europea. Ad esempio, già nel saggio Di Firenze di alcuni studi necessari a farsi intorno alla vita morale delle Comuni italiane (1843), emerge chiaramente "l'importante funzione svolta dal Cristianesimo nel promuovere il progresso morale dell'Umanità" . E, a questo proposito, il Saffi da un lato cita l'opera di bonifica dei Benedettini che riportavano vita e salubrità in luoghi deserti e malsani, la loro opera sociale nel difendere i ceti deboli dai soprusi dei potenti, la loro opera culturale nel tramandare ai posteri il pensiero filosofico dell'antichità "rinfrancato dal cristianesimo"; dall'altro ricorda l'impegno dei monaci per la rivalutazione del lavoro, impegno tutto dovuto alla diffusione del Cristianesimo.
Nel testo Dell'idea filosofica del diritto (1844), lo scenario si sposta all'epoca della caduta dell'Impero Romano: qui il Saffi sottolinea il benefico influsso della parola del Cristianesimo, "piena di carità e d'azione", in una società ormai in decadenza anche e soprattutto morale, nonostante una certa sopravvivenza dell'antica cultura. Insomma, potremmo dire che "la predicazione cristiana ha saputo parlare alla ragione e alla libertà di un uomo educato alla religione e alla filosofia". A questo proposito, è stato anche ipotizzato un influsso su Saffi del beato Antonio Rosmini, alcune opere del quale il pensatore forlivese non aveva trascurato di leggere.
In sintesi il suo pensiero sul cristianesimo è improntato ad una visione moralistica ed in funzione della civilizzazione dei popoli, tipica del pensiero laico dell'Ottocento, senza una piena adesione, nella fede, alla Rivelazione cristiana e ad una appartenenza piena alla Chiesa cattolica.
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