Beato Antonio Rosmini
Beato Antonio Rosmini, I.C. Presbitero | |
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Beato | |
Francesco Hayez, Ritratto del beato Antonio Rosmini (metà del XIX secolo), olio su tela | |
Età alla morte | 58 anni |
Nascita | Rovereto 24 marzo 1797 |
Morte | Stresa 1º luglio 1855 |
Sepoltura | Santuario del SS. Crocifisso dei Rosminiani a Stresa. |
Ordinazione presbiterale | Chiesa della SS. Trinità (Chioggia), 21 aprile 1821 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 18 novembre 2007, da Benedetto XVI |
Ricorrenza | 1º luglio |
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Beato Antonio Rosmini (Rovereto, 24 marzo 1797; † Stresa, 1º luglio 1855) è stato un presbitero e filosofo italiano, fondatore dell'Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza Rosminiane. È stato un profondo pensatore ("una delle sei, sette grandi intelligenze dell'umanità" secondo Alessandro Manzoni), autore di numerose opere,[1] ed una delle figure cattoliche più rappresentative del Risorgimento italiano.
Biografia
Studi e sacerdozio
Rovereto faceva parte, dal 1509, dell'Impero austro-ungarico. La famiglia era di alta condizione: il padre, Pier Modesto, era patrizio del Sacro Romano Impero, la madre Giovanna dei conti Formenti di Biascesa sul Garda.
Compì i primi studi dal 1804 al 1814. Dopo due anni di studi privati di filosofia, matematica e fisica (1814-1816), Antonio sostenne gli esami finali nel liceo imperiale ottenendo in tutte le materie la qualifica di "eminenza" e un giudizio che lo dice "dotato di acutissimo ingegno".
A diciannove anni si iscrisse a Padova alla facoltà di teologia di quella Università, facendovi conoscenza con Niccolò Tommaseo, a cui lo legherà sempre una profonda amicizia. Si laureerà il 23 giugno 1822. Negli anni vissuti a Padova concepì anche il progetto di una Enciclopedia cristiana italiana, come risposta cattolica alla Encyclopédie di Diderot e d'Alembert che voleva dimostrare l'inutilità di Dio come spiegazione della storia guidata dalla ragione. Nell'opera, Rosmini avrebbe voluto dimostrare il contrario: la ragione non cancella Dio, ma porta l'uomo a riconoscerne il primato nella storia.
Nel 1818 ricevette la tonsura e gli ordini minori per avviarsi al presbiterato a cui si sentiva chiamato fin dagli anni più verdi.
Tornato a Rovereto nel 1819 per prepararsi al sacerdozio, ricevette a Chioggia nella Chiesa della SS. Trinità l'ordinazione il 21 aprile 1821 e gli fu assegnato l'incarico di vicario parrocchiale a Lizzana.
Aveva redatto per sé due principi di vita spirituale:
« | 1º pensare seriamente ad emendare me stesso dai miei vizi e a purificare l'anima mia dall'iniquità di cui è gravata fin dal nascere, senza andare in cerca d'altre occupazioni od opere a favore del prossimo, trovandomi nell'assoluta impotenza di fare da me stesso cosa alcuna in suo vantaggio; 2º non rifiutare i servizi di carità verso il prossimo quando la divina Provvidenza me li offrisse e presentasse, essendo Iddio potente di servirsi di chiunque, e anche di me, per le sue opere, e in tal caso conservare una perfetta indifferenza a tutte le opere di carità facendo quella che mi è proposta con egual fervore come qualunque altra in quanto alla mia libera volontà » | |
(Dalla Regola di condotta.)
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Il primo viaggio a Roma
Nell'aprile 1823 Ladislao Pyrcher, patriarca di Venezia lo volle con sé in un soggiorno a Roma. L'incontro con l'anziano Pio VII segnò notevolmente il giovane Rosmini, dal momento che il papa lo incoraggiò non solo a continuare gli studi di filosofia, ma a dedicarsi all'apostolato della cultura.
Nel 1826 si stabilì a Milano, dove frequentò, tra le altre, la casa di Alessandro Manzoni, avendo l'occasione di leggere in bozze I Promessi Sposi. L'amicizia con Manzoni sarà un altro significativo legame per Rosmini: un tipico esempio di amicizia complementare.
Manzoni era attratto dalla filosofia; Rosmini con il Manzoni si sforzò di coltivare la sua vena poetica. Al grande poeta e romanziere lombardo piaceva l'ideale di prete e di uomo che vedeva incarnato nel roveretano.
Esule dall'Impero austriaco per l'amore manifestato all'Italia, Rosmini lasciò Milano e si stabilì nel Piemonte sabaudo, dove fu ben accolto.
Il Mercoledì delle ceneri del 1828 iniziò la Quaresima in solitudine al Sacro Monte Calvario di Domodossola. Nell'arco di due mesi scrisse le Costituzioni dell'Istituto della Carità, la Congregazione religiosa che avrebbe fondato e di cui già aveva in mente l'impostazione spirituale ed il campo di attività apostolica. Fonderà poco dopo anche le Suore della Provvidenza Rosminiane.
L'incontro con Pio VIII
Il 15 maggio 1829 l'amico cardinale Mauro Cappellari - il futuro Gregorio XVI - gli procurò un'udienza di cui Rosmini conserverà perenne ricordo: il nuovo papa Pio VIII lo ricevette e lo confermò nella sua duplice missione di pensatore ("Si ricordi, Ella deve attendere a scrivere libri, e non occuparsi degli affari della vita attiva; ella maneggia assai bene la logica e noi abbiamo bisogno di scrittori che sappiano farsi temere") e di fondatore ("se Ella pensa di cominciare con una piccola cosa e lasciar fare tutto il resto al Signore, noi approviamo").
Pubblicò a Roma, l'anno seguente, le Massime di perfezione cristiana, un libretto a cui Rosmini rimarrà affezionato fino alla morte: sei proposizioni costituiscono questo "manuale del cosa fare per vivere felici in un mondo felice"; sono i principi a cui Antonio Rosmini ispirò tutto il suo operare:
- Santità: desiderare unicamente ed infinitamente di piacere a Dio, cioè di essere giusto;
- Chiesa: rivolgere tutti i propri pensieri ed azioni all'incremento e alla Gloria della Chiesa di Gesù Cristo;
- Vocazione: rimanersi in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene per la divina disposizione - non solo riguardo a sé, ma anche alla Chiesa di Cristo, operando a pro di essa dietro la divina chiamata;
- Provvidenza: abbandonarsi totalmente alla Divina Provvidenza;
- Umiltà: riconoscere intimamente il proprio nulla;
- Discernimento: disporre tutte le occupazioni della propria vita con spirito di intelligenza.
L'opera Delle Cinque Piaghe della Santa Chiesa
Per approfondire, vedi la voce Delle cinque piaghe della Santa Chiesa |
Ritornato al Calvario di Domodossola, concluse nel 1832-1833, il saggio Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, la sua opera più celebre, che sarà pubblicata a Lugano solo nel 1848, senza il nome dell'autore, dopo l'elezione di papa Pio IX al soglio pontificio: una disamina dei mali che affliggevano la Chiesa cattolica già nella prima metà di quel secolo.
Nel 1837, su richiesta di Gregorio XVI, aveva inviato a Roma le Costituzioni dell'Istituto della Carità, che saranno approvate con il Breve "In sublimi".
Dal 1839 si stabilì a Stresa e continuò la pubblicazione di opere che diverranno oggetto - particolarmente il Trattato della coscienza morale (1841) - di accuse e dissapori. Ha inizio così quella che presso gli storici va sotto il nome di "Questione rosminiana". Fra gli avversari emergono alcuni gesuiti, a capo dei quali troviamo il Preposito generale della Compagnia, l'austero asceta olandese Gerhard Roothan.
Il Risorgimento
Nel 1848, durante la prima guerra d'Indipendenza, il re Carlo Alberto di Savoia affida a Rosmini una missione diplomatica presso Pio IX in vista di un concordato tra la Chiesa e il Piemonte.
Rosmini, che condivideva il movimento di liberazione nazionale, individuava nel federalismo il miglior modello possibile per un Paese composito come l'Italia. Il Papa accolse Rosmini con affetto e stima, e sei giorni dopo gli preannunciava addirittura il cappello cardinalizio, con l'intenzione di nominarlo Segretario di Stato. Ma nell'autunno cominciarono a scatenarsi intorno al Rosmini invidie personali, diffidenze sulle sue idee politiche, e dubbi sull'ortodossia delle sue ultime pubblicazioni.
Nel novembre il domenicano Giacinto De Ferrari consegnava in Curia le severe conclusioni del proprio esame sul libro le Cinque Piaghe; analogo, anche se più moderato, il giudizio di mons. Giovanni Corboli-Bussi sulla Costituzione civile secondo la giustizia sociale.
Pio IX, a seguito dell'avvento della Repubblica Romana, fu costretto a lasciare Roma per rifugiarsi a Gaeta. Rosmini lo seguì, ma anche qui il partito politicamente intransigente e a lui avverso, capeggiato dal cardinale Giacomo Antonelli, Segretario di Stato, si rafforzò.
Pio IX continuò a dimostrarsi ben disposto verso il roveretano, rendendosi conto della atmosfera di insincerità in cui si trovava immerso, ma presto giunse anch'egli a cambiare parere. Mentre Rosmini si trovava a Napoli, nel 1849, gli avversari gli inflissero il colpo mortale: le Cinque Piaghe e la Costituzione civile secondo la giustizia sociale vennero messe all'Indice.
La questione rosminiana
Per approfondire, vedi la voce Questione rosminiana |
Rosmini, figlio devoto della Chiesa, immediatamente dichiarò la propria sottomissione e, prima di rientrare in Piemonte, scrisse un testo di alta spiritualità, l'Introduzione del Vangelo secondo San Giovanni commentata.
Gli avversari ripartirono all'attacco e indussero Pio IX a sottoporre a lungo esame tutte le opere del Rosmini. Il 26 aprile 1854 la Commissione dichiarò che nulla c'era da censurare, ed il 3 luglio il decreto fu di assoluzione piena. "Sia lodato Iddio che manda, di quando in quando, di questi uomini per la Chiesa", affermò Pio IX. Ma le polemiche non si placarono: si veda, ad esempio, il contrasto fra il gesuita Giuseppe Maria Cornoldi, che attaccava Rosmini, e Pietro De Nardi, che lo difendeva.
Sulla sua santità personale non ci sono stati mai dubbi da parte della Chiesa, pesò grandemente, sul corso della sua Causa di Beatificazione, un ulteriore giudizio espresso dal Sant'Uffizio: giudicò erronee 40 proposizioni tratte dalle opere di Rosmini e con il decreto Post obitum (del 1887, pubblicato soltanto il 7 luglio 1888), le condannò. Solo il 1 luglio 2001 - fu resa pubblica la "Nota" della Congregazione per la Dottrina della Fede, a firma dall'allora Prefetto Cardinale Joseph Ratzinger, che riabilitava queste quaranta proposizioni.
La beatificazione
Il 26 giugno 2006 papa Benedetto XVI autorizzò la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sull'esercizio eroico delle virtù testimoniate da Antonio Rosmini, e conferendogli il titolo di venerabile. Il 1º giugno 2007 fu pubblicato il decreto sul miracolo attribuito all'intercessione del venerabile.
Il 18 novembre 2007 la Chiesa ha beatificato il grande roveretano a Novara, con una solenne concelebrazione presieduta dal cardinale José Saraiva Martins[2].
Le sue spoglie riposano nel santuario del SS. Crocifisso dei Rosminiani a Stresa.
Fortuna del pensiero
Ben presto, l'influenza di Rosmini si fece sentire fra i pensatori italiani: fra i primi, si ricorda il filosofo Pietro Luigi Albini.
Tra i seguaci, dal punto di vista intellettuale, va ricordato il filosofo Pietro De Nardi, che ne difese il pensiero e l'ortodossia contro le critiche di varia provenienza.
Note | |
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Bibliografia | |
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