Diocesi di Cesena-Sarsina

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Diocesi di Cesena-Sarsina
Dioecesis Caesenatensis-Sarsinatensis
Chiesa latina
Facciata del Duomo di San Giovanni Battista.jpg
Arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo
Sede Cesena
Suffraganea
dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia
Regione ecclesiastica Emilia-Romagna
Diocesi di Cesena-Sarsina logo.gif
Stemma
Diocesi Cesena-Sarsina.png
Mappa della diocesi
Nazione bandiera Italia
Parrocchie 94
Sacerdoti 139 di cui 90 secolari e 49 regolari
1.160 battezzati per sacerdote
62 religiosi 60 religiose 47 diaconi
174.494 abitanti in 1.530 km²
161.301 battezzati (92,4% del totale)
Eretta I secolo (Cesena)
IV secolo (Sarsina)
Rito romano
Cattedrale San Giovanni Battista
Concattedrale San Vicinio
Santi patroni Madonna del Popolo
San Vicinio
San Mauro vescovo
Indirizzo
Via Don Giovanni Minzoni 47, 47521 Cesena, Italia
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2022 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica

La Diocesi di Cesena-Sarsina (latino: Dioecesis Caesenatensis-Sarsinatensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia, appartenente alla regione ecclesiastica Emilia-Romagna.

Territorio

La diocesi comprende la parte orientale della provincia di Forlì-Cesena ad eccezione di cinque comuni, afferenti alla diocesi di Rimini. Si estende sui comuni di Bagno di Romagna, Montiano, Bertinoro, Mercato Saraceno, Cesena, Sarsina, Cesenatico, Sogliano al Rubicone, Civitella di Romagna, Gambettola, Roncofreddo, Gatteo, Verghereto e Longiano.

Sede vescovile è la città di Cesena, dove si trova la cattedrale di San Giovanni Battista. A Sarsina si trova la concattedrale di San Vicinio. A Cesena sorge anche la basilica minore dell'abbazia di Santa Maria del Monte.

Storia

Sede di Cesena

Secondo la tradizione, la diocesi di Cesena fu eretta nel I secolo. La cronotassi tradizionale riporta un lungo elenco di vescovi, sulla cui esistenza storica o sulla cui attribuzione alla sede cesenate molti dubbi sono stati sollevati. Primi vescovi storicamente documentati sono quelli che la cronotassi tradizionale chiama Natale II e Concordio II, menzionati nelle lettere di Gregorio Magno, tra la fine del VI secolo e gli inizi del VII.

Nel 1159 papa Alessandro III, con la bolla Ad hoc sumus[1], confermò tutti i privilegi, i possedimenti e le giurisdizioni della Chiesa di Cesena, e pose la diocesi sotto l'immediata soggezione della Santa Sede. Dal XVI secolo Cesena entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Ravenna.

Nel 1241 l'antica cattedrale di Cesena, che si trovava presso il castello, fu consegnata insieme con il castello all'imperatore Federico II che demolì entrambi gli edifici.

Il 27 maggio 1357 Cia degli Ordelaffi, moglie di Francesco II Ordelaffi, nemica dei vescovi di Cesena, ordinò l'incendio del campanile della cattedrale e del palazzo vescovile; anche numerose case di Cesena furono distrutte.

Nel 1376 le truppe mercenarie di Giovanni Acuto, guidate personalmente da Roberto, cardinale di Ginevra e futuro antipapa Clemente VII, si impadronirono di Cesena, che rifiutava di assoggettarsi allo Stato Pontificio, uccidendo centinaia di persone ed espellendone tutti gli abitanti.

Nel 1378 papa Urbano VI concedeva la costruzione di una nuova cattedrale, che fu edificata a partire dal 1408.

Si deve al vescovo Odoardo Gualandi la costruzione e l'istituzione del seminario per la formazione dei preti nel 1569. Diversi furono i sinodi diocesani celebrati dai vescovi di Cesena nei secoli successivi.

Il 7 ottobre 1975 la Congregazione per i Vescovi decretò il passaggio dalla diocesi di Sansepolcro a quella di Cesena delle parrocchie della Valle del Savio comprese nel territorio comunale di Bagno di Romagna e di Verghereto.

Sede di Sarsina

Incerte sono le origini della Chiesa sarsinatese. Tradizionalmente la sua fondazione è attribuita al IV secolo, epoca in cui avrebbe vissuto il protovescovo san Vicinio, attuale compatrono della diocesi.

Di molti onori, privilegi e concessioni fu arricchita la Chiesa di Sarsina dall'imperatore Corrado II nel 1026, all'epoca del vescovo Uberto I. Nel 1220 l'imperatore Federico II concesse al vescovo Alberico e ai suoi successori il dominio feudale e temporale su oltre settanta castella e pagi del territorio.

Se da un lato questo determinò un aumento del prestigio e della ricchezza della Chiesa di Sarsina, dall'altro causò anche dolorose conseguenze, per il predominio ed il controllo di queste terre. Nel 1265 il vescovo Guido fu ucciso per aver voluto difendere i beni ecclesiastici contro i tentativi di usurpazione di Alessandro Aldobrandi e Renerio. Nel XIV secolo anche i possedimenti temporali della Chiesa di Sarsina furono minacciati dagli Ordelaffi, con l'appoggio di qualche membro della Curia. La giurisdizione sulla città di Sarsina passò alla Camera apostolica ma nel 1372 il vescovo Giovanni Numai la riottenne per sé i e per i suoi successori mediante una sentenza, confermata da papa Gregorio XI due anni dopo.

Negli anni 80 del XIV secolo Sarsina e i castelli circostanti tornarono ad essere assoggettati alla signoria degli Ordelaffi, che li mantennero fino al 1406 quando la città passò sotto i Malatesta e i vescovi videro tramontare definitivamente il loro potere feudale. Nel 1515 il vescovo Galeazzo Corbara si accordò con i governanti del comune di Sansepolcro, nella parte fiorentina dell'Alta Valle del Tevere, per trasferire là la sede della diocesi, che avrebbe così preso la denominazione di Sansepolcro e Sarsina. Nonostante l'approvazione da parte di papa Leone X il progetto non ebbe esecuzione, probabilmente per il mancato sostegno della Repubblica fiorentina, che preferiva attribuire all'erigenda diocesi di Sansepolcro l'intero territorio altotiberino.[2]

Nel XVII secolo il vescovo Nicolò Brauzi ebbe l'incauta idea di far rivalere i suoi antichi diritti temporali e la sua esenzione dalla Camera Apostolica. Forse per questo motivo, fu rinchiuso per molti anni da papa Paolo V nelle prigioni di Castel Sant'Angelo.

Sulle indicazioni del Concilio di Trento, il vescovo Carlo Bovio istituì nel 1643 il seminario diocesano.

Durante il dominio napoleonico, nel 1803 fu stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana un concordato che prevedeva la soppressione della diocesi di Sarsina assieme a quella di Bertinoro, «a condizione che le rispettive diocesi siano riunite di comune concerto ad altre diocesi vicine».[3] Di fatto però questa decisione non fu mai ratificata da un provvedimento canonico pontificio, e il vescovo Nicola Casali poté rimanere sulla sua sede fino alla morte nel 1814.

Il 28 agosto 1824, in forza della bolla Dominici gregis di papa Leone XII, la sede di Sarsina, a causa della povertà della mensa episcopale, fu unita a quella di Bertinoro. L'unione, problematica soprattutto per la difficoltà di comunicazione tra le due sedi, fu revocata attorno al 1872, quando la diocesi di Sarsina tornò ad avere un proprio vescovo.

Il 7 luglio 1850 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Modigliana (oggi diocesi di Faenza-Modigliana). Queste parrocchie le furono restituite il 25 marzo 1908, in forza del decreto Anno millesimo della Congregazione Concistoriale.[4]

Al momento della piena unione con Cesena, la diocesi di Sarsina comprendeva 33 parrocchie nei comuni di Sarsina (10), Bagno di Romagna (1), Civitella di Romagna (2), Mercato Saraceno (13), Sogliano al Rubicone (2) e Verghereto (5).[5]

Sedi unite

Il 1º maggio 1976 Augusto Gianfranceschi, vescovo di Cesena, fu nominato anche vescovo di Sarsina, unendo così in persona episcopi le due sedi.

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la plena unione delle due diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.

Cronotassi dei vescovi

Vescovi di Cesena

Vescovi di Sarsina

  • San Vicinio † (IV secolo)
  • San Rufino † (menzionato nel 426)
  • Valerio † (menzionato nel 430)
  • Fausto † (437 - 459 deceduto)
  • Probo † (460 - 494 deceduto)
  • Lorenzo † (495 - 514 deceduto)[18]
  • Adeodato † (515 - 531 deceduto)
  • Felice † (532 - 548 deceduto)
  • Sergio † (550 - ?)[19]
  • Giusto † (613 - 636 deceduto)
  • Donato † (637 - 667 deceduto)
    • Sede vacante (667-670)
  • Stefano † (670 - 701 deceduto)
  • Fortunato † (702 - 730 deceduto)
    • Sede vacante (730-734)
  • Vittore † (734 - 769 deceduto)
  • Benno † (770 - 815 deceduto)
  • Sant' Apollinare † (prima dell'858 - dopo l'861)
  • Lupo † (circa 875 - circa 879)
  • Fiorenzo † (930 - 955 deceduto)
  • Placido † (955 - 965 deceduto)
  • Giovanni I † (prima del 967 - dopo il 969)
  • Alessandro † (997 - 1024 deceduto)
  • Uberto I † (1025 - 1050 deceduto)
  • Martino † (1051 - 1053)
  • Uberto II † (1054 - 1055)
  • Enrico I † (1056 - 1070)
  • Alboardo † (1070 - 1084 deceduto)
  • Geremia † (1085 - 1102 deceduto)
  • Domenico † (1103 - 1138 deceduto)
  • Divizone † (1139 - 1149 deceduto)
  • Uberto III † (1150 - 1161 deceduto)
  • Amizo † (1165 - 1176 deceduto)
  • Alberico † (1176 - 1221 deceduto)[20]
  • Alberto † (1222 - 1229 deceduto)[21]
  • Rufino † (1230 - 1257)
  • Giovanni II † (1258 - 1264 deceduto)
  • Guido, O.Cist. † (1265 - 1º settembre 1266 deceduto)
  • Grazia † (20 febbraio 1266 - 1271 deceduto)
  • Enrico II † (1271 - 1302 deceduto)
    • Sede vacante (1302-1305)
  • Uguccio, O.F.M. † (1305 - 1326 deceduto)
  • Francesco de' Calboli † (7 gennaio 1327 - 1360 deceduto)
  • Giovanni Numai † (3 settembre 1361 - 1385 deceduto)
  • Benedetto Matteucci Accorselli, O.P. † (10 agosto 1386 - 1395 deceduto)
  • Giacomo da Sanseverino, Betl. † (29 marzo 1395 - 1398 dimesso)
  • Gianfilippo Negusanti, Betl. † (26 ottobre 1398 - 1445 deceduto)
  • Daniele di Arluno, C.R.S.A. † (27 gennaio 1445 - 27 ottobre 1449 nominato vescovo di Forlì)
  • Mariano Farinata † (27 ottobre 1449 - 1451 deceduto)
  • Fortunato Pellicani † (5 luglio 1451 - 1474 deceduto)
  • Antonio Monaldo † (18 dicembre 1474 - 1503 deceduto)
  • Galeazzo Corvara † (4 dicembre 1503 - ? deceduto)
  • Giovanni Antonio Corvara † (18 maggio 1523 - ? deceduto)[22]
  • Raffaele Alessandrini, O.F.M. † (9 dicembre 1524 - 1530 deceduto)
  • Lelio Pio Rotelli † (9 dicembre 1530 - 1580 deceduto)
  • Leandro Rotelli † (1580 succeduto - 1580 o 1581 deceduto)
  • Angelo Peruzzi † (3 aprile 1581 - 1600 deceduto)
  • Nicolò Brauzi † (15 luglio 1602 - 1632 deceduto)
  • Amico Panico † (24 novembre 1632 - 4 dicembre 1634 nominato vescovo di Recanati e Loreto)
  • Carlo Bovio † (29 gennaio 1635 - 24 maggio 1646 deceduto)
  • Cesare Righini † (3 dicembre 1646 - dicembre 1657 deceduto)
  • Francesco Gaetano † (1º aprile 1658 - giugno 1659 deceduto)
  • Federico Martinotti † (14 marzo 1661 - 1677 deceduto)
  • Francesco Crisolini † (14 marzo 1678 - 1682 deceduto)
    • Sede vacante (1682-1685)
  • Bernardino Marchesi † (24 maggio 1685 - febbraio 1689 deceduto)
    • Sede vacante (1689-1699)
  • Giovanni Battista Braschi † (1º giugno 1699 - 14 maggio 1718 dimesso)
    • Sede vacante (1718-1733)[23]
  • Giambernardino Vendemini † (11 maggio 1733 - 21 settembre 1749 deceduto)
  • Giovanni Paolo Calbetti † (1º dicembre 1749 - 1º marzo 1760 deceduto)
  • Giovanni Battista Mami † (21 aprile 1760 - 21 marzo 1787 deceduto)
  • Nicola Casali † (23 aprile 1787 - 1814 deceduto)
    • Sede vacante (1814-1817)
  • Carlo Monti † (14 aprile 1817 - 25 maggio 1818 nominato vescovo di Cagli)
  • Pietro Balducci † (25 maggio 1818 - 27 settembre 1822 nominato vescovo di Fabriano e Matelica)
    • Sede vacante (1822-1824)
    • Sede unita a Bertinoro (1824-1872)
  • Tobia Masacci † (23 febbraio 1872 - 17 gennaio 1880 deceduto)
  • Dario Mattei Gentili † (27 febbraio 1880 - 1º giugno 1891 nominato vescovo di Città di Castello)
  • Enrico Graziani † (11 luglio 1892 - 9 ottobre 1897 deceduto)
  • Domenico Riccardi † (24 marzo 1898 - 16 marzo 1910 deceduto)
  • Eugenio Giambro † (10 febbraio 1911 - 22 maggio 1916 nominato vescovo di Nicastro)
  • Ambrogio Riccardi † (1º luglio 1916 - 12 ottobre 1922 deceduto)
  • Antonio Scarante † (11 dicembre 1922 - 30 giugno 1930 nominato vescovo di Faenza)
  • Teodoro Pallaroni † (17 aprile 1931 - 17 aprile 1944 deceduto)
  • Carlo Stoppa † (2 ottobre 1945 - 27 dicembre 1948 nominato vescovo di Alba)
  • Emilio Biancheri † (18 maggio 1949 - 7 settembre 1953 nominato vescovo di Rimini)
  • Carlo Bandini † (17 ottobre 1953 - 1º maggio 1976 ritirato)
  • Augusto Gianfranceschi † (1º maggio 1976 - 28 maggio 1977 ritirato)
  • Luigi Amaducci † (28 maggio 1977 - 30 settembre 1986 nominato vescovo di Cesena-Sarsina)

Vescovi di Cesena-Sarsina

Statistiche

Note
  1. Testo della bolla in Cappelletti, op. cit., p. 537.
  2. Andrea Czortek, La nascita di una diocesi nella Toscana di Leone X: Sansepolcro da Borgo a città, Roma, 2018
  3. Angelo Mercati, (a cura di) Raccolta di concordati su materie ecclesiastiche tra la Santa Sede e le autorità civili, Roma, 1919, p. 567, articolo 3.
  4. (LA) Decreto Anno millesimo, in Pii X pontificis maximi acta, vol. V, Romae 1914, pp. 193-196.
  5. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 45, 24 febbraio 1987, p. 28 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 10 febbraio 1987 su richiesta del vescovo del 30 giugno 1986.
  6. Secondo Lanzoni, Floriano sarebbe vescovo di Siena, non di Cesena.
  7. La sequenza dei vescovi Natale e Concordio è sospetta, secondo Lanzoni, perché identica a quella degli inizi del VII secolo.
  8. Nelle cronotassi di Mengozzi e di Lanzoni, Natale II è il primo vescovo autentico della serie cesenate.
  9. I vescovi Costantino, Candido, Marcello e Claudio sono esclusi dalla cronotassi di Mengozzi.
  10. I vescovi Giovanni I e Romano sono esclusi dalla cronotassi di Mengozzi.
  11. Menzionato da Gams, sconosciuto a Mengozzi.
  12. (EN) The Cardinals of the Holy Roman Church-Fattiboni
  13. Aderì al partito dell'antipapa Clemente VII (circa (1378), che nel 1380 lo trasferì ad Angoulême.
  14. Menzionato da Gams, escluso da Mengozzi, inserito da Eubel ma con un punto interrogativo.
  15. Secondo Eubel e Mengozzi, i tre vescovi di nome Giacomo, presenti nelle cronotassi dal 1379 al 1405, sono in realtà un solo e medesimo vescovo.
  16. Gams distingue due vescovi di nome Paolo: Paolo Sebantini e Paolo Ferrante. Questa distinzione è esclusa sia da Eubel che da Mengozzi.
  17. Nominato vescovo titolare di Pergamo.
  18. Secondo Lanzoni, Lorenzo, episcopus bobiensis presente ai sinodi romani del 501 e 502, non fu vescovo di Sarsina (nel medioevo Sarsina ebbe anche il nome di Bobium), ma di Boiano.
  19. Secondo Lanzoni, ad eccezione di Vicinio, gli altri vescovi menzionati dalle cronotassi tradizionali, da Rufino a Sergio, «sono nomi con dati storici e cronologici estremamente sospetti». Circa la cronologia, Mengozzi riporta le date tradizionali ma sempre affiancate da un punto interrogativo, fino al vescovo Giusto.
  20. Eubel inserisce un vescovo Gioacchino, che il 10 febbraio 1209 sarebbe stato trasferito da Sarsina a Faenza. Né Cappelletti né Mengozzi accennano a questo vescovo. Secondo lo storico Strozzi (Serie cronologica dei vescovi faentini, p. 135) questo Gioacchino era stato in passato vescovo di Sarzana, ma nella cronotassi sarzanese non appare un vescovo con questo nome.
  21. Secondo Mengozzi, Alberico e Alberto sono la stessa persona.
  22. Confusa è la cronotassi sarsinatese dell'inizio del XVI secolo. Secondo Cappelletti, a Galeazzo Corvara, che muore nell'anno stesso della sua elezione, succede dopo anni di sede vacante Antonio Ronchi (1515-1524). Secondo Eubel, il 18 maggio 1523 Giovanni Antonio Corvara viene nominato coadiutore con diritto di successione dello zio Galeazzo Corvara, che dunque era ancora vivo all'epoca. Non è chiaro tuttavia se il nipote fece in tempo a succedere alla zio, poiché probabilmente morì prima di lui. Il Mengozzi esclude Antonio Ronchi dalla sua cronotassi.
  23. Durante la vacanza della sede fu nominato amministratore apostolico Pietro Giacomo Pichi, vescovo di Cittaducale, che mantenne l'amministrazione dal 1718 alla morte, nel mese di marzo 1733.
Bibliografia
  • Cronotassi dei vescovi di Cesena e di Sarsina su chieseinsieme.it. URL consultato il 20 marzo 2013 (archiviato dall'url originale in data 27 settembre 2020), estratta da: M. Mengozzi, Ecclesia S. Vicinii. Per una storia della diocesi di Sarsina, Cesena, in Studia Ravennatensia 4, 1991, pp. 611–615; e M. Mengozzi, Storia della Chiesa di Cesena, Cesena, 1998, vol. I, pp. 19–23
  • (LA) Decreto Instantibus votis, AAS 79 (1987), pp. 671–673
  • Vittorio Bassetti, Insediamenti degli Eremitani di Sant'Agostino nei territori di Sarsina e Cesena, «Ravennatensia», XX (2003), pp. 295–312.

Per la sede di Cesena

Per la sede di Sarsina

Collegamenti esterni