Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Pinacoteca Ambrosiana di Milano | |
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Caravaggio, Natura morta con cesto di frutta (1599 ca.), olio su tela | |
Categoria | Musei di Fondazione ecclesiastica |
Stato | Italia |
Regione ecclesiastica | Regione ecclesiastica Lombardia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Milano |
Comune | Milano |
Diocesi | Arcidiocesi di Milano |
Indirizzo | Piazza Pio XI, 2 20123 Milano (MI) |
Telefono | +39 02806921; +39 02 80692215 |
Posta elettronica | info@ambrosiana.it |
Sito web | [1] |
Proprietà | Fondazione Card. Federico Borromeo |
Tipologia | arte sacra, arte, archeologico |
Contenuti | arredi, ceramiche, dipinti, disegni e grafica, lapidi, reperti archeologici, sculture, suppellettile, vetrate |
Servizi | accoglienza al pubblico, biblioteca, biglietteria, bookshop, fototeca, mediateca, organizzazione di eventi e mostre temporanee, sale per eventi e mostre temporanee, visite guidate |
Sede Museo | Palazzo dell'Ambrosiana |
Datazione sede | XVII secolo |
Fondatori | Federico Borromeo |
Data di fondazione | 1618 |
Coordinate geografiche | |
Milano | |
La Pinacoteca Ambrosiana di Milano, collocata nel Palazzo dell'Ambrosiana (XVII secolo), venne istituita nel 1618, per volere del cardinale Federico Borromeo (1564-1631) per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza della collezione d'arte raccolta dallo stesso prelato e ampliata con donazioni successive.
Storia
La Pinacoteca progettata fin dal 1607 e costituita nel 1618, doveva servire, nell'intenzione del fondatore, il cardinale Federico Borromeo, come sussidio e modello all'erigenda Accademia di Belle Arti per la formazione e l'educazione del gusto estetico, in conformità ai nuovi dettami del Concilio di Trento.
L'Accademia, istituita nel 1621, ebbe come primo presidente il pittore Giovan Battista Crespi detto il Cerano (1573-1632), e incontrò inizialmente un notevole favore, tanto che vi aderirono celebri architetti, pittori e scultori, quali il Biffi, il Mangone, il Procaccini, il Morazzone, Daniele Crespi e il Nebbia; ma più tardi decadde, finché, nel 1776, cessò di esistere.
Rimase, però e si sviluppò sempre di più la Quadreria, che lo stesso cardinale Federico Borromeo aveva descritto nel volume il Musaeum del 1625 e che annoverava già opere di Raffaello, Leonardo, Luini, Tiziano, Caravaggio e Brueghel.
La collezione ne 1618 contava circa 250 opere, ora se ne contano più di 1.500. Fanno parte anche di questa raccolta:
- Galleria Resta, o galleria portatile, cosiddetta perché riunita in un volume di grande formato e comprendente 248 disegni di vari artisti come Raffaello;
- Codice Atlantico di Leonardo da Vinci con i suoi 1750 disegni di carattere tecnico-scientifico;
- cartone preparatorio con la Scuola d'Atene di Raffaello, acquistato dal cardinale Federico Borromeo per l'Accademia, che presenta alcune piccole varianti rispetto al dipinto murale della Stanza della Segnatura in Vaticano.
Nel corso del XX secolo, la Pinacoteca ha subito una serie di ristrutturazioni dovute essenzialmente agli ampliamenti della sede e ai danni riportati nei bombardamenti del 1943. Si ricordano, quindi, i lavori eseguiti nel 1905 - 1906, sotto la direzione di Luca Beltrami, Antonio Grandi e Luigi Cavenaghi; quelli degli anni 1932 - 1938, sotto la guida di Ambrogio Annoni; il riassestamento del 1963 curato dall'architetto Luigi Caccia Dominioni per terminare con l'attuale riallestimento compiuto negli anni Novanta.
Percorso espositivo e opere
L'itinerario museale si sviluppa in ventiquattro sale espositive.
Sala I
La sala raccoglie i dipinti veneti e leonardeschi, prediletti dal cardinale Federico Borromeo per il valore pittorico e l'intensità religiosa che li ispirava, così da renderli esemplari per i giovani pittori che frequentavano l'Accademia. Di rilievo:
- Ritratto di dama (1485-1500), tempera e olio su tavola, di Giovanni Ambrogio de Predis. [1]
- Testa di san Giovanni Battista (1505 - 1510 ca.), olio e tempera su tavola, attribuito ad Andrea o Antonio Solario.[2]
- Sacra Famiglia con sant'Anna e san Giovannino (1520 ca.), olio e tempera su tavola, di Bernardino Luini.[3]
- Natività di Gesù (primo quarto del XVI secolo), olio e tempera su tavola, di Martino Piazza.[4]
- Gesù Cristo benedicente (1520 ca.), olio e tempera su tavola, di Bernardino Luini.[5]
- Trittico con Madonna con Gesù Bambino tra angeli, sant'Ambrogio e san Michele arcangelo (o Sacra Conversazione), 1520 ca., olio e tempera su tavola, di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino, proveniente dall'Oratorio di San Michele alla Chiusa.[6]
- San Giovannino con l'agnello (primo quarto del XVI secolo), olio e tempera su tavola, di Bernardino Luini.[7]
- Adorazione dei Magi (1547 ca.), olio su tela, di Andrea Meldolla detto lo Schiavone.[8]
- Adorazione dei Magi (metà del XVI secolo), olio su tela, di Tiziano Vecellio e bottega.[9]
Sala II
La sala ospita dipinti italiani, in gran parte rinascimentali, non facenti parte della donazione del cardinale Federico Borromeo del 1618, ma pervenuti alla Pinacoteca con successive donazioni. Di particolare interesse storico-artistico:
- Ritratto di musico (1485-1490), olio su tavola, di Leonardo da Vinci.[10]
- Pala d'altare con Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Girolamo, sant'Agostino, sant'Ambrogio, san Gregorio Magno, santa Luminosa, santa Liberata, santa Speciosa e sant'Epifanio con il committente Girolamo Calagrani, detta Sacra Conversazione (1485 ca.), tempera su tavola, di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[11]
- Polittico con Madonna con Gesù Bambino e san Bernardo, san Bernardino da Siena, san Sebastiano, san Cristoforo e san Rocco (1486), tempera su tavola, di Bartolomeo Vivarini.[12]
- Madonna con Gesù Bambino e angeli, detta Madonna del padiglione (1490-1495), tempera su tavola, di Sandro Botticelli, proveniente dal convento di Santa Maria degli Angeli di Firenze.[13]
- Trittico con Madonna con Gesù Bambino, due donatori, santa Caterina d'Alessandria, san Giovanni Battista, san Pietro e sant'Antonio da Padova (fine del XV secolo), tempera su tavola, di Bernardo Zenale.[14]
- Due scomparti di polittico con Sant'Elisabetta e san Francesco d'Assisi e San Pietro Martire e san Cristoforo (inizio del XVI secolo), tempera e olio su tavola, di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[15][16]
- Madonna con Gesù Bambino e donatore (inizio del XVI secolo), tempera su tavola, di Bernardino di Betto il Pinturicchio.[17]
- Gesù Cristo risorto (1510 - 1515 ca.), tempera e olio su tavola, di Marco Basaiti.[18]
Sala III
La sala conserva un importante nucleo di dipinti leonarderschi e lombardi del XV-XVI secolo, tra i quali spiccano:
- Madonna in adorazione di Gesù Bambino con angeli e santi (fine del XV secolo), olio e tempera su tavola, di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino.[19]
- Madonna con Gesù Bambino, detta Madonna del latte (prima metà del XVI secolo), olio su tavola, di Bernardino Luini.[20]
- Madonna con Gesù Bambino e santa (1520-1530), tempera su tavola, di Gian Pietro Rizzi.[21]
Sale IV - VI
In queste sale prosegue l'esposizione delle opere, provenienti dalla collezione del cardinale Federico Borromeo. Si noti:
- Disegno con la Scuola di Atene (1509), cartone, di Raffaello Sanzio: questo è il disegno preparatorio per il dipinto murale con il medesimo soggetto della Stanza della Segnatura in Vaticano.[22]
- Dio Padre benedicente (primo quarto del XV secolo), olio e tempera su tavola, Timoteo Viti.[23]
- Natività di Gesù (1598 ca.), olio su tela, attribuita a Federico Barocci o al suo miglior collaboratore, Alessandro Vitali: l'opera è considerata la copia antica dell'originale con il medesimo soggetto conservata al Museo del Prado di Madrid.[24]
- Natura morta con cesto di frutta (1599 ca.), olio su tela, di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.[25]
Sala VII
La sala espone il nucleo di dipinti fiamminghi collezionati dal cardinale Federico Borromeo fin dal suo soggiorno romano alla fine del XVI secolo. Di rilievo:
- Allegoria del Fuoco (1608 - 1618 ca.), olio su rame, di Jan Brueghel il Vecchio.
- Allegoria dell'Acqua (1614 ca.), olio su rame, di Jan Brueghel il Vecchio.
Sale VIII - IX
Le sala della Medusa (sala 8) e quella successiva delle Colonne (9) conservano le più importanti raccolte di oggettistica della Pinacoteca Ambrosiana, oltre ad alcuni pregevoli dipinti rinascimentali. Di rilievo:
- Scomparto di polittico con San Giovanni Battista (1466), tempera su tavola, di Giovanni Mazone.[26]
- Scomparto di polittico con San Giovanni Battista (1475 ca.), tempera su tavola, di Giovanni Mazone.[27]
- Due scomparti di polittico raffiguranti Beato Agostino da Roma e Beato Guglielmo da Cremona (1486 - 1488 ca.), tempera su tavola, di Giovanni Mazone.[28]
- Scomparto di polittico con San Francesco d'Assisi (1460-1465), tempera su tavola, del Maestro delle Tavole Barberini.[29]
- Gesù Cristo deriso (prima metà del XVI secolo), tempera e olio su tavola, di Gian Pietro Rizzi.[30]
- Testa di san Giovanni Battista (1508), tempera su tavola, di Antonio Solario.[31]
Sala X - XI
Le due sale proseguono la presentazione di dipinti italiani del tardo Quattrocento e del Cinquecento, con opere venete, toscane e padane, tra le quali si segnalano:
- Madonna con Gesù Bambino (fine del XV secolo), olio e tempera su tavola, del Maestro dell Madonna Manchester.
- Congedo di Gesù Cristo dalla Madonna (1530 ca.), olio su tela, di Giovanni Busi.[32]
- Salita di Gesù Cristo al monte Calvario (1530 ca.), olio su tela, di Giovanni Busi.[33]
- Annunciazione (metà del XVI secolo), olio su tavola, di Girolamo Mazzola Bedoli.[34]
Sala XII
Nella sala sono esposti dipinti del Cinquecento veneto con particolare riferimento all'area bergamasca e bresciana. Si noti:
- Martirio di san Pietro martire (1530 - 1535 ca.), olio su tela, di Alessandro Bonvicino detto il Moretto.[35]
- Ritratto di Michel de l'Hospital (1553), olio su tela, di Giovan Battista Moroni.[36]
Sale XIII - XVI
Le sale presentano dipinti del tardo Cinquecento e in particolare del Seicento italiano e fiammingo, tra i quali spiccano:
- Ritratto di gentiluomo (metà del XVII secolo), olio su tela, attribuita a Tiberio Tinelli o a Francesco Cairo.[37]
- Figura femminile allegorica (1625 ca.), olio su tela, di Giovanni Serodine.[38]
Sala XVII
La sala presenta dipinti italiani, databili dalla fine del XVII al XVIII secolo, di diverse provenienze e scuole pittoriche: veneta, lombarda, genovese, toscana e romana. Di rilievo:
- Viaggio di Rebecca alla fonte (1689), olio su tela, di Giovanni Francesco Castiglione.
- Interno di osteria con soldati e zingari (1720), olio su tela, di Alessandro Magnasco.[39]
- Ritratto di giovane (secondo quarto del XVIII secolo), olio su tela, di Fra Galgario Ghislandi.
- Presentazione di Gesù al Tempio (1750 ca.), olio su tela, di Pietro Antonio Magatti.
- Presentazione di Gesù al Tempio (1754 ca.), olio su tela, di Gian Domenico Tiepolo.[40]
- Santo vescovo (1755 ca.), olio su tela, di Gian Domenico Tiepolo.[41]
Sala XVIII
La sala presenta il nucleo più importante della collezione del conte Giovanni Edoardo De Pecis, donata alla Pinacoteca nel 1827. Si tratta di un significativo insieme di dipinti italiani e fiamminghi e di una prestigiosa raccolta di bronzetti dorati neoclassici.
Sale XIX - XX
Le sale presentano una significativa selezione degli oltre duecento opere ottocentesche conservate nella Pinacoteca Ambrosiana. Si tratta soprattutto di dipinti di artisti lombardi o attivi a Milano, caratterizzanti diversi momenti della cultura figurativa del XIX secolo. Di rilievo:
- La Certosa di Pavia (1813), olio su tela, di Giovanni Migliara.
- Ritratto di Giovanni Battista Morosini (1854), olio su tela, di Francesco Hayez.
- Paolo e Francesca (1877 ca.), olio su tavola, di Mosè Bianchi.
- Chiusi fuori scuola (1887-1888), olio su tela, di Emilio Longoni.
Sala XXI
La sala presenta un importante gruppo di dipinti fiamminghi e tedeschi del XV-XVII secolo, in buona parte provenienti dalla Collezione De Pecis, che arricchiscono l'originaria raccolta del cardinale Federico Borromeo. Inoltre, è esposta:
- Vetrata dantesca (seconda metà del XIX secolo) di Giuseppe Bertini.
Sala XXII
La sala espone opere d'arte e reperti archeologici di grande interesse storico-artistico fra i quali spiccano:
- Bassorilievi del monumento funebre di Gaston de Foix (1515-1522), in marmo, di Agostino Busti detto il Bambaia.
- Statua di Platone (seconda metà del XV secolo), in pietra, di Giovanni Antonio Piatti.
- Quattro dipinti murali con Santi domenicani (inizio del XVI secolo), affreschi strappati dalla chiesa di Santa Maria della Rosa, abbattuta nel 1831 per ampliare gli spazi dell'Ambrosiana. I dipinti raffigurano:
Sala XXIII
La sala ospita la collezione di Manfredo Settala (1600-1680), donata all'Ambrosiana, che costituisce una raccolta enciclopedica a carattere scientifico di animali esotici imbalsamati, minerali, fossili, strumenti tecnico-scientifici e reperti archeologici. A essi si aggiungono arredi, dipinti, libri e manoscritti a costituire un secentesco museo delle meraviglie.
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