Certosa dello Spirito Santo in Farneta (Lucca)
Certosa dello Spirito Santo in Farneta Certosa di Farneta | |
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Lucca, Certosa di Farneta, complesso monastico | |
Altre denominazioni | Certosa di Farneta, Certosa di Lucca |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Lucca |
Comune | Lucca |
Località | Farneta |
Diocesi | Lucca |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via per Chiatri, 1358 Loc. Farneta 55100 Lucca (LU) |
Telefono | +39 0583 59207 |
Fax | +39 0583 328087 |
Posta elettronica | domuslucae@gmail.com |
Proprietà | Ordine certosino |
Oggetto tipo | Certosa |
Dedicazione | Spirito Santo |
Sigla Ordine fondatore | O.Cart. |
Sigla Ordine qualificante | O.Cart. |
Sigla Ordine reggente | O.Cart. |
Fondatore | Gardo e Nicolosio Aldobrandi |
Data fondazione | 1340 |
Inizio della costruzione | 1340 |
Completamento | 1904 |
Coordinate geografiche | |
Toscana | |
La Certosa dello Spirito Santo in Farneta, comunemente nota come Certosa di Farneta o Certosa di Lucca, è un complesso monastico, situato nell'omonima località nel comune di Lucca, che ospita un monastero certosino.
Storia
Origini
Il complesso monastico venne edificato per volontà del ricco mercante lucchese Gardo Aldobrandi, il quale espresse, nel proprio testamento datato 17 settembre 1329, il desiderio che con i suoi averi venisse fondata una Certosa nella città di Lucca o nel suo contado. Gardo stesso volle che questo monastero con la sua chiesa "decorosa e bella" fosse dedicato allo Spirito Santo e in esso avrebbero dovuto risiedere almeno dieci religiosi dei quali per lo meno quattro presbiteri, con il compito di celebrare continuamente i divini uffici diurni e notturni, raccomandando "a Dio e alla Santa Trinità e alla beata Vergine Maria e al Santo Spirito e a tutti i Santi" l'anima del testatore e di tutti i suoi familiari.
Dopo la sua morte, il figlio Nicolosio, intendendo dare adempimento alle ultime volontà del padre, si rivolse al Capitolo Generale dell'Ordine, che il 29 maggio 1338 accettò il lascito e il 5 settembre 1340 dette avvio ai lavori di edificazione della Certosa, che terminarono nel 1344 con la costruzione delle prime celle e l'insediamento dei monaci. Dai documenti, inoltre, risulta che erano già costruiti il refettorio nel 1345 e il piccolo chiostro nel 1353. La chiesa stessa, per l'edificazione della quale furono sicuramente spesi diversi anni di lavoro, poté essere consacrata il 14 ottobre 1358; all'interno della stessa venne sepolto colui che fu il fondatore della certosa, Nicolosio Aldobrandi, morto il 16 luglio 1388. Di queste più antiche costruzioni del complesso, oltre alla struttura della chiesa, rimane unicamente il piccolo chiostro, per quanto rimaneggiato.
Dal Quattrocento all'Ottocento
Le vicende storiche che caratterizzano il territorio lucchese nel XV secolo, contraddistinte dall'instabilità politica, dalle difficoltà economiche, da devastanti guerre civili, coinvolsero il monastero, causandogli ingenti danni, per questo nel 1472 iniziò un complessivo lavoro di ristrutturazione che si protrasse fino all'inizio del XVI secolo e culminò con la ricostruzione del chiostro grande e della chiesa.
Successivamente la Certosa visse un periodo di prosperità e tranquillità, testimoniato dalle numerose opere di architettura e di decorazione, così anche nel XVII secolo si procedette a diverse trasformazioni, tra cui il rinnovamento generale della chiesa, pur mantenendone l'impianto strutturale originario.
La fase di benessere e pace terminò nel 1799 con la caduta della Repubblica di Lucca a opera delle truppe francesi. Inoltre, nel 1806 la principessa Elisa Bonaparte (1777-1820), sorella di Napoleone, decretò la soppressione di tutti gli ordini religiosi e anche i certosini di Farneta furono costretti ad abbandonare il monastero.
Dal Novecento ad oggi
Dopo molti anni, nel 1903 l'Ordine certosino decise di riacquistare il complesso, che nel frattempo era entrato a far parte del demanio e poi era stato venduto a dei privati. Fu così che il 10 novembre dello stesso anno i monaci della Grande Chartreuse che erano stati espulsi dalla Francia si trasferirono "in esilio" a Farneta. Dovendo ospitare una numerosa comunità, furono effettuati notevoli lavori di rifacimento e ristrutturazione, che comportarono: l'edificazione di due grandi corpi di fabbrica presso l'ingresso del monastero per adibirli a foresteria; l'ampliamento della chiesa mediante un suo prolungamento dalla parte della facciata; la costruzione di un secondo grande chiostro, attiguo a quello originario, per raddoppiare il numero delle celle. Il 24 dicembre 1904 i certosini celebrarono la fine dei lavori, che includevano anche la realizzazione di nuovi ambienti, per contenere l'imponente archivio e la grande biblioteca provenienti dalla Grande Chartreuse.
Nel giugno 1940 i monaci poterono rientrare nella casa madre in Francia, fatto che fu accelerato anche per l'entrata in guerra dell'Italia contro la Francia, da quel momento nella certosa rimasero solo alcuni certosini.
Gli eventi tragici legati alla Seconda Guerra mondiale coinvolsero anche la comunità monastica di Farneta, ricordata come una crudele strage di innocenti. I monaci durante quei difficili giorni dettero assistenza a chiunque ne avesse avuto bisogno, sia soldati delle truppe tedesche feriti, sia ebrei o partigiani in fuga. Nella notte tra il 1º settembre e il 2 settembre 1944 i soldati nazisti irruppero, con un inganno, all'interno del monastero catturando alcuni civili, ospiti della certosa e i monaci, rei di avergli dato assistenza. Dopo varie traversie, nei giorni successivi nelle campagne circostanti il monastero, 6 monaci, altrettanti conversi e 32 laici furono barbaramente trucidati dai soldati nazisti che ritennero responsabili i certosini di aver ospitato quei poveri fuggitivi e profughi.
Per approfondire, vedi la voce Strage di Farneta |
Attualmente la comunità di Farneta insieme a quella di Serra San Bruno sono le uniche certose maschili attive in Italia.
Onorificenze
Medaglia d'oro al Merito Civile | |
«Comunità conventuale sempre occupata nel soccorso dei più deboli, durante l'ultimo conflitto mondiale, con spirito cristiano ed encomiabile virtù civile, si prodigava offrendo aiuto ai perseguitati politici, agli ebrei e a quanti sfuggivano ai rastrellamenti. Subiva la feroce rappresaglia da parte dei soldati tedeschi che pure aveva accolto, sacrificando la vita di numerosi suoi certosini, separati dai confratelli, deportati e dispersi. Nobile esempio di grande spirito di sacrificio e di umana solidarietà.» — 1943/1944 - Lucca |
Descrizione
La Certosa, che attualmente non è visitabile, interpreta perfettamente lo schema tipico dei complessi monastici certosini, descritto nel 1130 nelle Consuetudines Domus Cartusiae, che prevede che la vita dei religiosi si svolga intorno ai due chiostri: su quello grande (in questo caso due per le ragioni già descritte) affacciano le celle, distinte e distanziate, dove essi esercitano la "scuola" di solitudine e preghiera dedicandosi al lavoro manuale, alla lectio divina o alla meditatio; su quello piccolo si concentrano tutti i momenti di vita comune e ad esso è collegata la chiesa, alle cui funzioni liturgiche soli ammessi i soli monaci.
Chiesa dello Spirito Santo
La chiesa, consacrata il 14 ottobre 1358, presenta l'aspetto assunto con i rifacimenti della fine del XVII secolo. L'edificio, orientato (ossia con l'abside rivolto a Est), ha una pianta a navata unica divisa da un tramezzo e coperta da una volta a botte. L'aula liturgica è decorata con dipinti murali ad affresco eseguiti, nella seconda metà del XVII secolo, dal monaco certosino Stefano Cassiani. All'interno si conservano:
- entro mostra marmorea, pala d'altare con Discesa dello Spirito Santo.
- Reliquiario della Santa Croce (VII secolo), in lamina d'argento dorato, di ambito bizantino.
Sala capitolare
Nella semplice e austera sala capitolare si conserva:
- entro mostra, Annunciazione (XVII secolo), olio su tela.
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Collegamenti esterni | |
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