Certosa di Santa Maria del Casotto (Garessio)
Certosa di Santa Maria del Casotto | |
Garessio, Certosa-Castello del Casotto, complesso monumentale | |
Altre denominazioni | Certosa di Casotto |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Piemonte |
Provincia | Cuneo |
Comune | Garessio |
Località | Casotto |
Diocesi | Cuneo |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via Valcasotto 12075 Garessio (CN) |
Proprietà | Regione Piemonte |
Oggetto tipo | Certosa |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine fondatore | O.Cart. |
Sigla Ordine qualificante | O.Cart. |
Sigla Ordine reggente | O.Cart. |
Data fondazione | 1171 |
Architetti |
Bernardo Antonio Vittone (ristrutturazione del XVIII secolo) Carlo Sada (ristrutturazione del XIX secolo) |
Inizio della costruzione | XII secolo |
Completamento | 1754 |
Soppressione | 31 ottobre 1802 |
Strutture preesistenti | Capanne eremitiche |
Altitudine | 1090 s.l.m. |
Utilizzazione | Castello di caccia e residenza estiva |
Coordinate geografiche | |
Piemonte | |
La Certosa di Santa Maria del Casotto, comunemente nota come Certosa di Casotto, è un complesso monumentale, situato nel comune di Garessio (Cuneo), che ospitò un monastero certosino, uno tra i più antichi d'Italia, trasformato nel XIX secolo in residenza reale sabauda.
Storia
Dalla fondazione al Quattrocento
Incerta è la data di fondazione del complesso monastico; secondo alcuni storici nel sito, dove sorse la Certosa, si insediarono tra l'890 e il 980 alcuni eremiti, che costruirono in questo luogo isolato piccole capanne, dove vivere in preghiera e meditazione.
La prima attestazione documentaria che cita una presenza monastica certosina a Casotto risale al 1171, inseguito ad una donazione ricevuta dal priore Ubaldo da Casale, proveniente dalla casa madre la Grande Chartreuse, presso Grenoble. Mentre, alcuni studiosi anticipano l'adesione di questi anacoreti alla regola certosina, al 1090 circa, quando san Bruno di Colonia (1030 - 1101), fondatore dell'Ordine, nel suo viaggio verso Roma dalla Grande Chartreuse percorse l'Italia per istituire nuove comunità monastiche.
L'adesione all'Ordine Certosino avviene probabilmente con una certa lentezza, ma è sicuramente attestata ormai nel 1183 quando a Casotto si riscontra la presenza di Giacomo "de Cartossa" e soprattutto prima della protezione papale del 1199 che lo dichiara esplicitamente monastero certosino.
Il primo nucleo monastico si insediò nei pressi della Correria (ancora oggi a testimonianza di ciò, un'area localizzata a sud della cascina, è denominata "Prato delle Celle"), dove rimase fino alla metà del XIII secolo, quando si spostò a monte, lasciando nel primitivo sito soltanto le funzioni produttive svolte dai conversi.
Nel XII secolo nella certosa vissero due importanti figure dell'Ordine, noti per santità e dottrina: i beati Guglielmo da Fenoglio (1065 - 1120) e Oddone da Novara (1105 ca. - 1198).
Il 21 giugno 1380, sotto il priorato di Giovanni Galamanno, la certosa fu devastata da un grave e violento incendio che interessò il chiostro, le celle e le officine; venne ricostruita tra il 1407 e il 1427.
Dal Cinquecento al Settecento
Nel corso dei secoli, numerosi incendi distrussero il complesso monastico, tra i quali in particolare si ricordano: il 3 novembre 1546, che rovinò anche il prezioso archivio; nel 1566, i danni provocati dal fuoco furono tali, che compromisero seriamente il chiostro, le celle, le officine e la chiesa stessa, obbligando i monaci a spostarsi a Consovero, nei pressi di Mondovì. Nel febbraio del 1568 con bolla papale, Pio V (1566 - 1572) concedeva il permesso ai monaci di Casotto di trasferirsi altrove e stabiliva che sul luogo delle rovine del chiostro e della chiesa fosse costruito un oratorio con alloggio ad uso di tre o quattro religiosi. In realtà a Consovero si ampliarono le strutture preesistenti, ma non venne mai costruita una nuova certosa. Infatti, nel 1577, per volontà di Gregorio XIII (1572 - 1585) si decise di dare l'avvio ai lavori di ricostruzione di Casotto che si conclusero solo alla fine del secolo successivo. Nel 1578 i monaci iniziarono nel i lavori di restauro, tanto che nel 1582 venne consacrato il nuovo cimitero e il 13 luglio 1592 la nuova chiesa da Camillo Daddeo, vescovo di Fossano. Fu un cantiere molto impegnativo nell'ambito del quale fu ridisegnata anche la naturale pendenza del terreno che assunse l'attuale configurazione: due ampi terrazzamenti sostenuti a valle da un imponente muro di contenimento. L'ala meridionale della foresteria doveva essere conclusa nel 1608, data ricordata sul portale d'ingresso dell'antica strada per Garessio. Nel 1638 i lavori di ricostruzione erano quasi terminati, ma una lunga interruzione segnata da contrasti con la comunità locale, porterà ad un ritorno definitivo dei monaci solo il 6 ottobre 1698. In questo lasso di tempo il complesso era per lo più occupato da briganti e sbandati di ogni tipo, come attesta la relazione che fece seguito alla visita condotta nel 1643 alla Certosa di Casotto da Paolo Brizio, vescovo di Alba:
« | La Certosa è abitata da due devoti sacerdoti e da due laici. I suoi redditi, sufficienti a mantenere un gran numero di monaci, sono per amore o per forza predati da esiliati, banditi, omicidi e scellerati che sono soliti colà trovare rifugio come in un luogo sicuro, in intere squadre, a centinaia, con gran disturbo e pericolo per quei padri. Portatosi lassù il nostro signor vescovo in visita pastorale, a stento poté ottenere da quei pendagli da forca che erano in numero di oltre una cinquantina, un alloggio per se e il suo seguito. » |
Nel 1754 vi fu un'ulteriore e complessiva ristrutturazione, realizzata su progetto dell'architetto Bernardo Antonio Vittone (1704 - 1770), con la conseguente riconsacrazione della chiesa, datata 30 settembre 1770.
Dall'Ottocento a oggi
Le vicende storiche che si susseguirono, portarono nel 1795 all'intrusione e devastazioni delle truppe francesi, guidate dal generale Andrea Massena (1758 - 1817) e successivamente alla definitiva soppressione del monastero a seguito del decreto napoleonico del 31 ottobre 1802.
Nel 1837 il complesso monastico fu acquisito dal re Carlo Alberto di Savoia (1798 - 1849) e destinato a castello di caccia e residenza estiva, per questo sottoposto ad una complessiva opera di ristrutturazione, che però purtroppo non riguardò l'area orientale, dove era situato il chiostro con le celle monastiche, delle quali restano oggi solo poche rovine.[1]I lavori di recupero architettonico e adeguamento funzionale furono, diretti all'architetto Carlo Sada (1809 - 1873), interessarono l'area occidentale del complesso, in particolare: la foresteria, dove l'ala settentrionale era stata gravemente compromessa dalle devastazioni francesi, così come i pilastri e le volte del portico che si affacciano sul cortile; la chiesa certosina venne trasformata in Cappella Reale. Carlo Alberto dette inizio a quest'opera di adattamento strutturale, ma chi ne fece vero uso fu il suo successore Vittorio Emanuele II, che vi organizzava imponenti spedizioni venatorie e i suoi cinque figli che trascorrevano qui gran parte delle vacanze estive.
Il castello rimase di proprietà della famiglia reale fino al 1881, data in cui venne venduto a privati per poi essere acquisito nel 2000 dalla Regione Piemonte, che lo ha aperto solo sporadicamente a causa dei lavori di restauro di cui è oggetto. Attualmente (2019) il complesso è chiuso e non è visitabile: la data stimata di apertura al pubblico è il 2021.
Descrizione
Del complesso restano il corpo centrale e le due ali laterali (all'interno del quale troviamo diverse sale di ricevimento, camere da letto, la cucina, la cappella, ecc.) che circondano il cortile porticato delimitato da muraglioni che si affaccia sul fiume, della parte orientale oggi restano soltanto alcune tracce.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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