Chiesa di San Paolo delle Abbadesse (Bastia Umbra)

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Chiesa di San Paolo delle Abbadesse
BastiaUmbra ChiesaS.PaoloAbbadesse-facciata XII.jpg
Chiesa di San Paolo delle Abbadesse (XII secolo)
Stato bandiera Italia
Regione Flag of Umbria.svg Umbria
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Umbria
Provincia Perugia
Comune Stemma Bastia Umbra
Diocesi Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino
Religione Cattolica
Indirizzo Via A. Mantovani
06083 Bastia Umbra (PG)
Telefono +39 075 8001151
Posta elettronica benedettinesantanna@libero.it
Proprietà Comune di Bastia Umbra
Oggetto tipo Chiesa
Dedicazione San Paolo apostolo
Sigla Ordine qualificante O.S.B.
Sigla Ordine reggente O.S.B.
Data fondazione XI secolo
Stile architettonico Romanico
Inizio della costruzione XI secolo
Materiali Pietra rosa e bianca del Subasio
Note Il monastero venne distrutto nel 1389
Coordinate geografiche
43°04′36″N 12°33′10″E / 43.07656, 12.55263 Flag of Umbria.svg Umbria
Mappa di localizzazione New: Umbria
Chiesa di San Paolo delle Abbadesse
Chiesa di San Paolo delle Abbadesse
Perugia
Perugia
Assisi
Assisi

La Chiesa di San Paolo delle Abbadesse[1] è situata, in pianura, nei pressi della confluenza del torrente Tescio con il fiume Chiascio, a poche centinaia di metri dall'antica strada che collega Assisi a Perugia, non lontano dal nucleo abitato di Bastia Umbra.

L'edifico sacro, oggi è annesso al cimitero comunale, costruito nel 1862.

Storia

Dalle origini ad oggi

La chiesa era parte di un monastero benedettino femminile, la cui esistenza è documentata nella bolla di papa Innocenzo III del 1198, dove viene ricordato come Monasterium Santi Pauli ancillorum dei cum omnium cappellis, ma che probabilmente venne fondato nell'XI secolo.

Nel XIII secolo, il monastero era celebre in tutta la regione per ricchezza e potenza, ma nonostante il suo prestigio, il cenobio non sopravvisse a lungo nella sua sede originaria e anche le monache di San Paolo delle Abbadesse, come gli altri insediamenti suburbani femminili, dovettero trasferirsi all'interno delle mura di Assisi, poiché le lotte comunali rendevano sempre più pericolosa la loro permanenza nel contado.

Nel 1389 il comune di Assisi, per difendersi dalle scorrerie di Perugia, pensò di trasformare il monastero in fortezza, ma i perugini, dopo aver inutilmente ordinato di interrompere tale costruzione, giunsero in questo sito e lo distrussero, salvando solo la chiesa.

Nel 1862, intorno all'edificio sacro, venne costruito il cimitero comunale del quale, San Paolo ha funzione di cappella.

Il terremoto del 1997 ha danneggiato profondamente la chiesa che in tale occasione fu chiusa al culto. Dopo interventi di ristrutturazione e riqualificazione dell'edificio, il Comune ne ha affidato la custodia alla comunità monastica benedettina, che dal 1649 è tornata a Bastia Umbra e risiede presso la Rocca baglionesca, l'attuale Monastero di Sant'Anna.

Santa Chiara e il monastero benedettino

La chiesa ed il monastero di San Paolo sono legati a santa Chiara per due episodi - narrati nella Leggenda di Santa Chiara vergine - posti agli antipodi della sua vita religiosa.

Il primo avvenne il 28 marzo 1211 (o 1212) - era il Lunedì Santo di quell'anno - quando santa Chiara, appena diciassettenne, dopo essere fuggita dalla casa paterna ed aver preso i voti nella chiesa della Porziuncola, fu condotta in questo luogo da san Francesco per sottrarla ai suoi familiari che più volte, anche in modo violento, tentarono di riportarla a casa. La Leggenda racconta che la santa si aggrappò all'altare affermando che in nessun modo si sarebbe lasciata sottrarre alla sequela di Cristo:

Maestro della Santa Chiara (attr.), Santa Chiara d'Assisi resiste ad un familiare che vuole strapparla dall'altare (part. da Santa Chiara e storie della sua vita), 1283, tempera su tavola; Assisi, Basilica di Santa Chiara
« Poi, dopo che ebbe preso le insegne della santa penitenza davanti all'altare di santa Maria (della Porziuncola) e, quasi davanti al talamo nuziale della Vergine, l'umile ancella si fu sposata a Cristo, subito san Francesco la condusse alla Chiesa di San Paolo, con l'intenzione che rimanesse in quel luogo finché la Volontà dell'Altissimo non disponesse diversamente.
Raggiunti a volo dalla notizia dell'avvenimento, i parenti, col cuore straziato, condannano il proposito messo in atto dalla vergine; e riunitisi in gruppo, accorrono al luogo, nel tentativo di ottenere l'impossibile. Ricorrono a tutto: alla violenza impetuosa, a trame avvelenate, a lusinghiere promesse, pur di persuaderla a recedere da quella condizione di umiliata bassezza, che né si addice alla nobiltà del casato, né ha precedenti nella contrada. Ma ella, aggrappandosi stretta alle tovaglie dell'altare, si scopre il capo rasato, affermando che in nessun modo si lascerà strappare dal servizio di Cristo. Col crescere della lotta ostile dei suoi, cresce il suo coraggio, e nuove forze le infonde l'amore stimolato dalle offese. Ostacolata così per più giorni nella via del Signore e soffrendo l'opposizione dei suoi familiari al suo proposito di santità, non vacillò l'animo, non svigorì il suo fervore: anzi, tra le parole ingiuriose, ella tempra il suo spirito alla speranza, finché i parenti, sconfitti, si danno per vinti e si placano. »
(dalla Leggenda di Santa Chiara vergine n. 8-9, FF. 3172-3173)

Il monastero non era stato scelto da san Francesco casualmente, perché oltre ad essere molto influente ed autorevole era anche inviolabile e risultava pericoloso compiere al suo interno qualsiasi violenza o sopruso. La permanenza di santa Chiara, in ogni caso, fu breve: il santo, infatti, credette opportuno trasferirla alla chiesa di Sant'Angelo di Panzo, tanto più che ella non avendo aderito alla Regola benedettina non apparteneva alla comunità monastica.

Il secondo episodio avvenne alcuni anni prima della sua morte: santa Chiara, ormai molto malata, era giunta alla fine, ma Dio sembrava voler ritardare il suo transito. Ecco che una monaca del monastero di San Paolo ebbe una visione: le sembrò di essere insieme alle suore di San Damiano al capezzale della santa, improvvisamente gli apparve una signora la quale affermò che Chiara non sarebbe morta finché non fosse venuto il Signore con i suoi discepoli. Dopo circa un anno, nel 1253, il papa con i cardinali, trasferitosi ad Assisi, volle fare visita all'ammalata. Così la visione circa il transito della Santa poté avere il suo effetto giacché il pontefice rappresenta la persona di Cristo, mentre i cardinali sono i suoi discepoli: santa Chiara morì l'11 agosto 1253:

Chiesa di San Paolo delle Abbadesse (XII secolo), prospetto posteriore
« Subito dopo una serva di Cristo, vergine consacrata a Dio del monastero di San Paolo dell'Ordine di San Benedetto, ebbe questa visione: le sembra di trovarsi, insieme alle sue consorelle, a San Damiano, per assistere Donna Chiara ammalata; e le sembra che Chiara giaccia in un letto prezioso. E mentre piangono attendendo in lacrime il trapasso della beata Chiara, appare una bella signora a capo del letto e si rivolge a loro in pianto: «Non piangete, o figlie - dice - chi ancora ha da vivere: non potrà infatti morire, finché non verrà a lei il Signore con i suoi discepoli».
Ed ecco, poco tempo dopo, giunge a Perugia la Curia Romana.[2] Avuta la notizia del suo aggravarsi, il Signore di Ostia si affretta da Perugia a visitare la sposa di Cristo, di cui era stato per ufficio padre, per sollecitudine come colui che nutre, per affetto purissimo sempre amico devoto. Nutre l'ammalata con il Sacramento del Corpo del Signore; le altre pure nutre con l'esortazione di un sermone salutare. Ella supplica con lacrime il Padre, soltanto raccomandandogli l'anima sua e le anime delle altre Donne nel nome di Cristo. Ma, soprattutto, una grazia gli chiede: che egli impetri per lei dal signor Papa e dai cardinali la conferma del Privilegio della povertà: cosa che egli, fedele protettore dell'Ordine, come promise con la parola, cosi mantenne con i fatti.
Passato l'anno, il signor Papa con i cardinali si trasferì da Perugia ad Assisi, così che la visione già narrata circa la morte della vergine si avverò nella realtà. La persona del Sommo Pontefice, infatti, in quanto più in là di ogni uomo e al di qua della Divinità, rappresenta la persona del Signore e, nel tempio della Chiesa militante, gli sono più strettamente accanto, come i discepoli, i signori cardinali»
(dalla Leggenda di Santa Chiara vergine n. 40, FF. 3237-2339)

Descrizione

Chiesa di San Paolo delle Abbadesse (XII secolo), interno

Esterno

La chiesa romanica, costruita in pietra rosa e bianca del Subasio, presenta una facciata a capanna con un'unico portale d'ingresso, sormontato da una grande finestra centinata, inserita al posto di una bifora, che era divisa da una colonnina binata, andata distrutta nel 1857.

L'abside, posizionato ad oriente, esternamente decorato da semicolonne, mensole e archetti, reca al centro una bifora decorata da un rilievo raffigurante:

  • Motivo decorativo vegetale con due colombe.

Sul retro del tetto, prospetta il campanile a vela con una sola campana.

Interno

L'interno della chiesa, a navata unica rettangolare con tetto a capriate, presenta un presbiterio sopraelevato di tre gradini.

Nell'abside semicircolare, con al centro una monofora, sono visibili frammenti di dipinti murali, realizzati ad affresco, di ambito umbro, che raffigurano:

Nell'angolo destro del presbiterio è collocata la colonna, parte dell'antico altare, a cui santa Chiara d'Assisi, secondo la tradizione, si aggrappò per non essere portata via dai familiari.

Inoltre, lungo la parete sinistra della navata e del presbiterio resta traccia di tre porte murate, che probabilmente un tempo mettevano in comunicazione la chiesa con il monastero, andato distrutto nel 1389.

Note
  1. Nei documenti ufficiali più antichi è anche chiamata San Paolo del Chiagio o del Fonte Tiberino, perché situata presso il fiume Chiascio, che in questo punto, per la sua profondità e i suoi gorghi vorticosi, ricorda il Tevere nel quale esso si getta dall'altra parte della pianura.
  2. Secondo la Vita Innocentii IV di frate Niccolò da Calvi era il 5 novembre 1251 (F. Pagnotti, Niccolò da Calvi e la sua Vita di Innocenzo IV, in "Archivio della Società Romana di storia patria", XXI, 1898, p. 107).
Bibliografia
  • Clara Anandoli, Santuari scomparsi, santuari in disuso nell'area di Assisi, in Mario Tosti (a cura di) Santuari cristiani d'Italia: committenza e fruizione tra Medioevo e Età moderna, in "Collection del'École française de Rome" n. 317, Editore: École française de Rome e Provincia di Perugia, Roma 2003, pp. 293 - 294 ISBN 2728307059.
  • Gualtiero Bellucci et al., Pellegrini sulle orme dei Santi. Giubileo 2000, Editore Porziuncola, Cannara 1999, p. 38, 81 - 82
  • Gérard Bessiere et al., Francesco: il santo di Assisi, Editore Electa-Gallimard, Trieste 1998, p. 65
  • Antonio Cristofani, Storia della Bastia Umbra, Editore: Stabiliemnto Tipografico Sensi, Assisi 1872, pp. 9 - 10, 60
  • Mario Sensi (a cura di), Itinerari del sacro in Umbria, Editore: Octavo, Perugia 1998, pp. 37, 189, 193
  • Touring Club Italiano (a cura di), Umbria, col. "Guide Rosse", Editore Touring, Milano 2004, p. 324 ISBN 9770390107900
  • Edda Vetturini, Il monastero benedettino nella vita di Bastia, Editore Diemme, Bastia Umbra 1988, pp. 7 - 8
  • Edda Vetturini, Presenze francescane a Bastia Umbra, Editore Diemme, Bastia Umbra 1999, pp. 4 - 13
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 23 maggio 2019 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.