Diocesi di Como

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Diocesi di Como
Dioecesis Comensis
Chiesa latina
Como Dom.jpg
Vescovo Oscar Cantoni
Sede Como
Suffraganea
dell'Arcidiocesi di Milano
Regione ecclesiastica Lombardia
Diocesi di Como.png
Mappa della diocesi
Nazione bandiera Italia
Vicario Renato Lanzetti
Vescovi emeriti: Diego Coletti
Parrocchie 338
Sacerdoti 527 di cui 388 secolari e 139 regolari
980 battezzati per sacerdote
172 religiosi 540 religiose 12 diaconi
535.000 abitanti in 4.244 km²
516.891 battezzati (96,6% del totale)
Eretta IV secolo
Rito romano
Indirizzo

Piazza Grimoldi 5, 22100 Como, Italia

tel. +39031304188 fax. 031.30.43.54 @
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2017 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Suddivisione ecclesiastica storica della Svizzera e delle zone adiacenti. In rosa è quindi disegnato il territorio storico della diocesi di Como, quando comprendeva ancora terre ora appartenenti alle diocesi svizzere di Lugano e Coira

La Diocesi di Como (in latino: Dioecesis Comensis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'Arcidiocesi di Milano appartenente alla Regione ecclesiastica Lombardia. Nel 2016 contava 516.891 battezzati su 535.000 abitanti. È attualmente retta dal Vescovo Oscar Cantoni.

Il patrono della Diocesi è Sant'Abbondio.

Territorio

La Diocesi è molto estesa, è una tra le dieci Diocesi italiane più grandi in termini di superficie e comprende parte della provincia di Como, tranne la Brianza, l'antica Pieve di Appiano Gentile, e quella di Porlezza, appartenenti invece all'Arcidiocesi di Milano, fanno parte della Diocesi anche alcuni comuni della provincia di Lecco, l'intera provincia di Sondrio e due valli (Valcuvia e Val Marchirolo) appartenenti alla provincia di Varese.

Il territorio, fino a poco tempo fa, era suddiviso in 16 zone pastorali, a loro volta suddivise in 338 parrocchie. Le parrocchie di Lomazzo San Vito e di Montorfano erano ambrosiane sia dal punto di vista del rito sia della diocesi fino al 1981 e al 1982, successivamente passarono alla diocesi comense e al rito romano, viceversa la parrocchia di Saltrio cambiò in senso contrario e da romana fu resa ambrosiana.[1]

Vicariati

Dal 2011, la diocesi di Como ha adottato il sistema di suddivisione del territorio diocesano in vicariati, in sostituzione delle precedenti zone pastorali, per coordinare al meglio gli obiettivi delle varie comunità. Il vicariato nasce dall'aggregazione di un numero più o meno ampio di parrocchie (10-15 per le parrocchie piccole, 4-7 per quelle maggiori) a partire da condizioni territoriali favorevoli.

La diocesi si presenta dunque suddivisa nei seguenti 31 vicariati[2]:

Storia

La missione evagelizzatrice di Ambrogio

Ambrogio, vescovo di Milano dal 374 al 397, consacrò Felice vescovo il 1º novembre 386 e si presume, considerando il rapporto epistolare tra i due, che l'abbia inviato ad evangelizzare il vasto municipium di Como. Solo in questo senso si può affermare che la Chiesa di Milano sia la "Chiesa Madre" della Chiesa di Como, poiché per il resto, vale a dire liturgia, organizzazione delle comunità e rapporti di dipendenza non abbiamo altre notizie, infatti le prime documentazioni di un'autorità metropolitita a cui facesse riferimento la Chiesa comense risalgono all'epoca dello scisma tricapitolino, quando chiaramente Como riconobbe la propria dipendenza da Aquileia

La protocomunità cristiana di Como

La missione di Felice ricalcava quella affidata, alla fine del III secolo, dal predecessore di Ambrogio, Materno a San Fedele. Questi doveva aver conseguito qualche successo, tanto che attorno al 303, allorché giunsero a Milano alcuni sopravvissuti alla decimazione della Legione Tebea, Fedele li aveva fatti fuggire con sé a Como. Qui Alessandro era stato arrestato, mentre Carpoforo, Cassio, Essanto, Severo, Secondo e Licinio vennero martirizzati, seguiti, a breve distanza dallo stesso Fedele.

La confidenza di Fedele, comunque, sembra testimoniare la presenza di una comunità locale, già ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano Erculeo del 303-305. La pressione repressiva, d'altra parte, si sarebbe esaurita di lì a pochi anni, nel 313 con l'editto di Milano. Ma si dovette trattare di una mera comunità di fedeli, addirittura priva di diaconi, come sembrano suggerire le considerazioni di Ambrogio, nelle due conservate lettere a Felice, relative incontrate dal nostro nel far celebrare adeguatamente la messa.

Lo scisma Tricapitolino

Nel 554 molti vescovi occidentali compreso quello di Milano e quello di Aquileia non accettarono le conclusioni del Concilio di Costantinopoli II a cui il papa Vigilio fu a forza costretto ad intervenire e a sottoscrivere la condanna di alcuni scritti di tre autori che avevano avuto parte attiva al Concilio di Calcedonia, chiamati i "Tre Capitoli". Implicitamente con questa mossa l'imperatore Giustiniano I voleva ingraziarsi i monofisiti già condannati a Calcedonia. A questo punto si delineò il cosiddetto "Scisma tricapitolino", poiché i vescovi occidentali non volevano smentire Calcedonia, rifiutarono la condanna dei Tre Capitoli. A motivo di questa fedeltà furono dedicate, a Grado sede del patriarca di Aquileia e nella diocesi di Como, alcune chiese a sant'Eufemia, patrona di Calcedonia.

Intorno al 570 il vescovo di Milano (il titolo di arcivescovo risale al 777[3]) ricompose lo scisma con Roma. Tra il 606 e il 608 Como si mantenne nella sua posizione di rifiuto della condanna dei Tre Capitoli ed entrò, quindi, a far parte della provincia ecclesiastica di Aquileia della quale adottò il rito particolare conosciuto come patriarchino, che restò in vigore fino al 1598, quando con difficoltà papa Clemente VIII impose il rito romano.

Lo scisma di Como fu ricomposto nel 698, grazie all'intervento del re longobardo Cuniperto.

La diocesi di Como venera come santo un vescovo, Sant'Agrippino (vescovo dal 607 al 617), che sarebbe rimasto fedele al Concilio di Calcedonia e avrebbe continuato ad opporsi anche alla Sede romana, che ormai aveva accettato il compromesso di papa Vigilio e del suo successore. Anche se fortemente sospetto di essere stato scismatico, è da sempre considerato santo, insieme agli altri primi vescovi della sede comense.

Rimase suffraganea del patriarcato di Aquileia fino alla soppressione di questo (1751), quindi passò sotto la giurisdizione di Gorizia ed, infine, approdò alla provincia ecclesiastica milanese (1789).

Fino al 1870 apparteneva alla diocesi pure parte dell'attuale Cantone Ticino (anche qui tuttavia alcuni distretti, ad esempio le tre valli superiori di Blenio, Riviera e Leventina appartenevano all'arcidiocesi di Milano e seguono tuttora il rito ambrosiano). Infine - sempre nella stessa epoca - i comuni del Grigioni italiano di Poschiavo e di Brusio - appartenenti in precedenza alla diocesi di Como - furono incorporati nella diocesi di Coira con l'accordo tra Svizzera e Santa Sede del 23 ottobre 1869, entrato in vigore il 29 agosto 1870.

Durante il Risorgimento, il governo impedì al vescovo Luigi Nicora di prendere possesso della diocesi, non concedendogli l'exequatur.

Attività pastorale

Pastorale dei Giovani

Molo 14

Il vescovo Diego Coletti, travestito da pirata, mentre approda al Molo 14 (edizione 2008).
I ragazzi del Molo 14 (2008) in un'attività di gruppo.

Dal 1989[4], una delle più importanti proposte pastorali rivolte dalla diocesi ai giovani è il "Molo 14", un raduno di tutti i quattordicenni per una Messa e delle attività di gruppo, pensato come momento di verifica del percorso cristiano individuale e collettivo.

La formula si è negli anni consolidata: dal 2004[4] il Molo 14 si tiene a Bellagio (in centro lago), la prima (o la seconda) domenica di maggio, nella frazione di San Giovanni, che dispone di un autentico molo con approdo fruibile, una grande piazza per la celebrazione, con vista sul lago, e un parco pubblico poco distante. La diocesi ha scelto Bellagio come sede per quest'evento plausibilmente perché si trova in posizione mediana rispetto al territorio della diocesi, che si estende, sì, sulla più parte della provincia di Como, ma raccoglie anche tutta la Valtellina e la Valchiavenna.

L'ambientazione di fondo è una metafora lacustre-marinaresca, che coinvolge tutta la giornata, per cui i giovani sono suddivisi in gruppi come "rematori", "mozzi", "cambusieri" e si devono "vaccinare" contro le varie malattie (in realtà i peccati) che possono compromettere la salute degli uomini di mare, le varie parrocchie partecipanti portano con sé il proprio "diario di bordo" e il vescovo è semi-travestito da "pirata" (del male?), con tanto di benda nera e uncino. All'interno di questa atmosfera, i giovani, che hanno ricevuto la cresima di norma un anno prima, sono chiamati a vivere la loro fede per una giornata in stretta comunione con i coetanei e il pastore della Chiesa locale: e dunque giungono a Bellagio su traghetti e battelli, partecipano a una Messa celebrata all'aperto dal vescovo stesso, pranzano, si svagano, pregano e cantano insieme.

La giornata non è però conclusa in sé stessa: se, da un lato, nelle loro comunità, i giovani si preparano spiritualmente (con incontri catechistici) e materialmente (con la costruzione dei "diari di bordo") al Molo 14, d'altronde, al termine dell'evento, il vescovo usa consegnare ai ragazzi dei simboli, e/o dei libri, su cui lavorare insieme anche in futuro, lasciando come momento successivo di verifica e di incontro la "Due giorni giovani", tenuta ogni anno in diversi luoghi della diocesi.

Cronotassi dei vescovi

Personalità legate alla diocesi

Statistiche

La diocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 516.891 persone contava 535.000 battezzati, corrispondenti al 96,6% del totale.

Note
  1. cfr. "Guida della diocesi di Como 2008" e precedenti
  2. cfr.: Guida della Diocesi di Como, 2012
  3. cfr. S.Monti, La Chiesa Comense, 1901, p. 39
  4. 4,0 4,1 Fonte: http://www.cgdcomo.org/chi_siamo/storia.html
Bibliografia
Collegamenti esterni
Voci correlate