Gian Girolamo Albani
Gian Girolamo Albani Cardinale | |
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Ritratto del cardinal Gian Girolamo Albani, cerchia di Giovan Paolo Cavagna | |
Età alla morte | 82 anni |
Nascita | Bergamo 3 gennaio 1509 |
Morte | Roma 25 aprile 1591 |
Sepoltura | Basilica di Santa Maria del Popolo |
Ordinazione presbiterale | ricevette gli ordini minori |
Creato Cardinale |
17 maggio 1570 da Pio V (vedi) |
Cardinale per | 20 anni, 11 mesi e 8 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Gian Girolamo Albani, anche Giovanni Gerolamo o Giovan Gerolamo (Bergamo, 3 gennaio 1509; † Roma, 25 aprile 1591) è stato un giurista, politico e cardinale italiano.
Cenni biografici
Nacque a Bergamo il 3 gennaio 1509 da Francesco, di nobile famiglia bergamasca, chiamato dai concittadini per i suoi meriti pater patriae e da Caterina nata Pecchio, nobile milanese.
Dopo i primi studi in patria sotto la guida dell'umanista Giovita Rapicio da Chiari proseguì gli studi di diritto a Padova, dove ebbe maestri Marco Mantua e Francesco Sfondrati. Addottoratosi nel 1529 ricevette il titolo nella propria casa situata nella contrada di S. Matteo il mercoledì 2 giugno dal conte Federico de Capitibus Listae, per privilegio concesso alla sua famiglia dall'imperatore Sigismondo nel 1434.
Sposò Laura Longhi, il cui avo Abbondio era stato famoso segretario di Bartolomeo Colleoni. La sposa gli portò in dote la rocca paterna di Urgnano. La coppia ebbe quattro figli e tre figlie: Marco Antonio morto in tenera età, Gian Francesco, Gian Battista, Gian Domenico, Lucia che fu poetessa, Giulia e Cornelia.
Rimasto vedovo nel 1539 e non più risposatosi, l'Albani si diede interamente agli studi giuridici. Con i sconvolgimenti dovuti alla Riforma protestante il giurista operò a difesa della fede cattolica. Scrisse alcuni lavori: nel 1535 il De donatione Constantini Magni, in cui difendeva l'autenticità della celebre donazione, seguì nel 1541 il De cardinalatu; quindi nel 1544 il De potestate Papae et Concilii.
Nel 1550 sostenne l'operato dell'inquisitore domenicano Michele Ghislieri giunto a Bergamo per istruirvi processi a carico di persone sospette di eresia, tra di esse anche il vescovo Vittore Soranzo (Ch) e Giorgio Medolago. L'Albani lo ebbe ospite nella rocca di Urgnano, quando, scoppiata una vivissima agitazione a Bergamo, il Ghislieri pare fu costretto ad abbandonare la città.
Nel 1553 pubblicò altre due opere, il De immunitate ecclesiarumn e le Disputationes ac consilia. A riconoscimento dei suoi meriti l'11 febbraio 1555 fu nominato dalla Serenissima Collateral Generale (vice comandante in capo)) delle forze militari veneziane.
Nel 1563 un grave avvenimento interruppe la carriera politica e l'attività dell'Albani: in quell'anno l'inveterata inimicizia tra le potenti famiglie Albani e Brembati sfociò nell'assassinio del conte Achille Brembati nella chiesa di santa Maria Maggiore. Il 5 aprile l'Albani fu arrestato a Venezia, per decisione del Consiglio dei Dieci d'accordo con il Doge. Dopo il processo agli accusati, svoltosi in agosto, il 2 settembre in seduta speciale si decise la sorte di Gian Girolamo Albani Collateral Generale, il quale si era sempre protestato innocente ed estraneo al fatto. Al quesito se egli fosse perseguibile, la risposta fu affermativa con 27 voti su 30. Egli era infatti ritenuto colpevole, quanto meno, di negligenza in vigilando nei confronti dei figli, in particolare di Gian Domenico, del quale non poteva essergli ignota l'indole scapestrata e feroce. Non senza contrasti e a maggioranza semplice, il tribunale decisa la sua destituzione dalla carica di Collateral Generale, lo condannò al confino per cinque anni nell'isola di Lesina in Dalmazia e al bando perpetuo da Venezia e suo distretto.
Quando nel gennaio 1566 il cardinale Ghislieri fu eletto papa e prese il nome di Pio V, chiamò a se l'Albani, l'antico suo esperto consigliere e benefattore. Divenne ecclesiastico con le dovute dispense e prese gli ordini minori. Venne insignito della dignità di protonotario apostolico e chiamato a governare la Marca di Ancona. Nel concistoro del 17 maggio 1570 fu creato cardinale e il 20 novembre seguente ricevette la berretta rossa con il titolo cardinalizio di cardinale presbitero di san Giovanni a Porta Latina.
Per venticinque anni fu uno dei membri più autorevoli del Sacro Collegio e principale consigliere giuridico della Santa Sede. Fu molto apprezzato in particolare da Gregorio XIII e Sisto V, per la soluzione di problemi della riforma della Chiesa e soprattutto per la costituzione delle Congregazioni romane che si andavano fondando.
Prese parte a tutti i conclavi del suo cardinalato e in due di essi, quello del 1585 che vide poi eletto Sisto V e del 1590 che elesse papa Gregorio XIV, fu pure un candidato al Soglio pontificio, ma la sua avanzata età e le intemperanze dei famigliari sembrano averne minato la candidatura.
Morì a Roma il 25 aprile 1591 e fu sepolto in santa Maria del Popolo.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Giovanni a Porta Latina | Successore: | |
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Alessandro Crivelli | 20 novembre 1570 - 15 aprile 1591 | Ottavio Paravicini |
Bibliografia | |
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- Cardinali presbiteri di San Giovanni a Porta Latina
- Presbiteri italiani del XVI secolo
- Italiani del XVI secolo
- Presbiteri del XVI secolo
- Presbiteri per nome
- Concistoro 17 maggio 1570
- Cardinali italiani del XVI secolo
- Cardinali del XVI secolo
- Cardinali per nome
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