Basilica di Santa Maria del Popolo (Roma)

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Basilica di Santa Maria del Popolo
Roma Santa Maria del Popolo.jpg
Roma, Basilica di Santa Maria del Popolo
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Piazza del Popolo, 12
00187 Roma (RM)
Telefono +39 06 3610836
Fax +39 06 3203155
Posta elettronica roma.smp@duva.eu
santamariadelpopolo@diocesidiroma.it
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano)
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione Maria Vergine
Sigla Ordine qualificante O.S.A.
Sigla Ordine reggente O.S.A.
Fondatore papa Pasquale II
Data fondazione 1099
Architetti Andrea Bregno (ricostruzione e ampliamento del XV secolo)
Donato Bramante (rifacimento del XVI secolo)
Raffaello Sanzio (progetto della Cappella Chigi)
Gian Lorenzo Bernini (restauro del XVII secolo)
Stile architettonico Rinascimentale, barocco
Inizio della costruzione 1227
Completamento 1660
Strutture preesistenti Mausoleo dei Domizi Enobarbi, tomba dell'imperatore Nerone
Pianta croce latina
Materiali travertino
Marcatura stemma di papa Sisto IV
Coordinate geografiche
41°54′41″N 12°28′34″E / 41.91138, 12.47598 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Basilica di S. Maria del Popolo
Basilica di S. Maria del Popolo
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Pietro
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano

La Basilica di Santa Maria del Popolo è una chiesa di Roma, che sorge su piazza omonima, situata nel centro storico della città, nel rione Campo Marzio.

Storia

Dalle origini al Quattrocento

La chiesa, adiacente all'antica Porta Flaminia (o Porta del Popolo), secondo la tradizione venne eretta nel sito del Mausoleo dei Domizi Enobarbi, dove era stato sepolto l'imperatore Nerone (37-68).

Nel 1099 fu Pasquale II (1099-1118) a volere la costruzione di una cappella, là dove oggi sorge Santa Maria del Popolo, per celebrare la liberazione del Santo Sepolcro alla fine della Prima Crociata, anche se un'antica leggenda vuole (riportata nell'arco trionfale che sormonta l'altare), che Maria Vergine apparve in sogno al papa per chiedergli di edificarla proprio nel luogo dove era stato sepolto il malvagio imperatore il cui fantasma infestava ancora la zona. La chiesa, eretta a spese del popolo romano, ebbe la denominazione di Santa Maria o Madonna del Popolo, toponimo che è passato, poi, alla piazza.

Nel 1227 papa Gregorio IX (1227-1241) 1235 trasformò la cappella in chiesa, cui fu annesso un convento affidato ai Francescani e nel 1235 vi fece trasferire dal Laterano un'immagine di Maria Vergine dipinta secondo la tradizione da san Luca, tuttora collocata sull'altare maggiore.

Nel 1250 Innocenzo IV (1243-1254) affidò il complesso conventuale all'Ordine degli Agostiniani della Tuscia e dal 1472 a quello della Congregazione Lombarda.

Tra il 1472 e il 1477 la chiesa fu completamente rielaborata e ampliata per ordine di Sisto IV (1471-1484), su progetto attribuito ad Andrea Bregno (1418 ca.-1503),[1] divenendo una delle prime chiese rinascimentali di Roma.

Dal Cinquecento a oggi

Tra il 1509 e il 1516, Giulio II (1503-1513) promosse i primi interventi di restauro e rifacimento ad opera di Donato Bramante (1444-1514), il quale realizzò il coro absidato a forma di conchiglia, mentre Raffaello Sanzio (1483-1520) si dedicò al progetto della Cappella Chigi. In questo periodo, inoltre, altri celebri artisti lasciavano il loro fondamentale contributo all'apparato ornamentale della chiesa: a partire dal 1490 Bernardino di Betto detto il Pinturicchio (1452 ca - 1513), comincia la decorazione della Cappella Basso Della Rovere e assieme ai suoi allievi procederà a dipingere ad affresco la volta del presbiterio e alcune cappelle di Santa Maria del Popolo.

Nel 1556, durante la guerra con la Spagna, la chiesa fu gravemente danneggiata dalle truppe di Fernando Álvarez de Toledo (15071582), duca d'Alba, e uno dei chiostri del convento andò praticamente distrutto.

Su ordine di papa Paolo IV (1555-1559), gli Agostiniani promossero la ricostruzione dell'intero complesso portata a termine nel 1583.

La basilica è sede parrocchiale dal XVI secolo, quando Pio IV (1559 - 1565), con il decreto Sacri apostolatus del 1º gennaio 1561 istituì la parrocchia di Sant'Andrea e la unì in perpetuo al priorato agostiniano di Santa Maria del Popolo, obbligando i religiosi alla cura di questa comunità. Fu poi Pio V (1566-1572) che trasferì la parrocchia nella sua sede attuale.

Alessandro VII (1655-1667), in occasione della venuta a Roma della regina Cristina di Svezia (16261689), commissionò un complessivo restauro dell'edificio a Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), che vi lavorò con la sua bottega, tra il 1655 e il 1660, modificando in parte l'originale struttura rinascimentale, dandole sia all'interno che all'esterno una chiara impronta barocca, anche se molto rispettosa delle forme antiche.

Nel 1811-1813, il monastero quattrocentesco fu demolito per la sistemazione della piazza e del Pincio e successivamente ricostruito su progetto dell'architetto Giuseppe Valadier (1762-1839).

Nel 1873, la basilica fu espropriata e incamerata dal demanio[2]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria del Popolo, istituito da papa Sisto V il 13 aprile 1587: l'attuale titolare è il cardinale Stanislaw Dziwisz.

Descrizione

Basilica di Santa Maria del Popolo (interno)

Esterno

La chiesa è impostata su un alto podio con ampia scalinata che aveva una duplice funzione: quella di proteggere l'edificio dai frequenti allagamenti del Tevere e di dargli maggiore monumentalità.

La facciata risale all'epoca di Sisto IV - il cui stemma è visibile sopra il portale centrale - e successivamente modificata da Gian Lorenzo Bernini, mostra alcune incertezze nell'organizzazione spaziale e nelle proporzioni dei singoli elementi, ma ben rappresenta l'esigenza di semplicità voluta dagli Agostiniani. Il prospetto, rivestito con lastre di travertino, è suddiviso in due ordini da una cornice marcapiano: il superiore, scandito da lesene, è aperto al centro da un grande oculo e concluso da un timpano triangolare; l'inferiore, partito da lesene, è aperto da tre portali con timpano triangolare, dei quali quello centrale, il maggiore, presenta un fregio di notevole fattura e nella lunetta una scultura raffigurante:

L'intervento del Bernini eliminò alcuni elementi originari modificando le finestre e l'oculo, collegò i due ordini con mezzi sesti curvi e le ghirlande, aggiunse sul timpano i candelabri e i monti con stella, emblemi araldici di papa Alessandro VII, nonché i due timpani triangolari sui portali laterali.

Interno

Basilica di Santa Maria del Popolo, pianta
Legenda: 1 - Cappella di S. Girolamo; 2 - Cappella di S. Lorenzo; 3 - Cappella di S. Agostino; 4 - Cappella di S. Caterina d'Alessandria; 5 - Monumento funebre del card. Ludovico Podocataro; 6 - Altare della Vistazione; 7 - Cappella di S. Rita da Cascia; 8 - Cappella di S. Tommaso da Villanova; 9 - Altare maggiore; 11 - Monumento funebre del card. Girolamo Basso della Rovere; 12 - Vetrata del coro; 13 - Coro; 14 - Monumento funebre del card. Ascanio Sforza; 15 - Vetrata del coro; 16 - Cappella dell'Assunzione di Maria; 17 - Cappella di S. Caterina d'Alessandria; 18 - Altare della Sacra Famiglia; 19 - Monumento funebre del card. Bernardino Lonati; 20 - Cappella del SS. Crocifisso; 21 - Cappella di S. Nicola da Tolentino; 22 - Cappella della Madonna di Loreto; 23 - Cappella di S. Giovanni Battista; 24 - Corridoio della sacrestia; 25 - Sacrestia

La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), a pianta a croce latina, è suddivisa in tre navate divise da pilastri con semicolonne addossate e altrettante cappelle poligonali per lato; è coperta da volte a crociera, articolate in quattro campate, e termina con un ampio transetto con testate absidate e due cappelle semicircolari ai lati del profondo presbiterio, sul quale affacciano altrettante cappelle.

All'incrocio tra la navata centrale e il transetto s'innalza la cupola ottagonale decorata con dipinti murali, ad affresco, eseguiti nel 1656-1658 da Raffaello Vanni raffiguranti:

Navata sinistra

Lungo la navata sinistra si aprono quattro splendide cappelle:

Gian Lorenzo Bernini, Abacuc alimentato dall'angelo (1656 - 1661 ca.), marmo
Raffaello Sanzio e Luigi da Pace, Dio Padre tra angeli, pianeti e segni zodiacali (1516 ca.), mosaico

Transetto sinistro

Nel terminale del transetto sinistro è posto l'altare, dedicato alla Sacra Famiglia (18), realizzato su disegno di Gian Lorenzo Bernini, dove sono collocati:

Nel lato destro del transetto sinistro si aprono due cappelle:

Caravaggio, Conversione di san Paolo (1601), olio su tela

Sopra l'ingresso alle due precedenti cappelle è collocata:

Presbiterio e coro

Pinturicchio, Incoronazione di Maria Vergine, evangelisti, sibille e dottori della Chiesa (1509-1510), affresco

All'altare maggiore (9), eretto nel 1627 su disegno di Gian Lorenzo Bernini, per volere del cardinale Antonio Maria Sauli (1541-1623), si notano:

Il coro (13) fu ristrutturato da Donato Bramante in due fasi: nella prima, corrispondente all'arcone a lacunari e all'abside con catino a conchiglia, risalirebbe al 1500 circa, ossia ai primi anni dell'attività romana dell'architetto; la seconda, consistente nella trasformazione dell'originaria volta a crociera in una vela, nell'apertura delle due finestre a serliana e nella collocazione dei monumenti sansoviani, è riferibile al 1505-1509. Nel coro si possono ammirare:

Transetto destro

Nel lato sinistro del transetto destro si aprono due cappelle:[51]

Sopra l'ingresso alle due precedenti cappelle è collocata:

Nel terminale del transetto destro è posto l'altare, dedicato alla Visitazione (6), realizzato su disegno di Gian Lorenzo Bernini, dove sono collocati:

Navata destra

Lungo la navata destra si aprono quattro splendide cappelle:

Basilica di Santa Maria del Popolo, cappella di Sant'Agostino (fine XV secolo)

Sacrestia e corridoio

A destra dell'altare, in un corridoio (24) lungo il quale sono collocate alcune pregevoli opere scultoree, provenienti dalla chiesa e dal distrutto monastero, tra le quali si notano:

Nella sacrestia (25) sono conservate opere di particolare interesse storico-artistico, fra le quali si notano:

Note
  1. L'attribuzione del progetto a Baccio Pontelli (1450 ca. - 1494 ca.) sostenuta da Giorgio Vasari è attualmente respinta dagli studiosi anche per ragioni cronologiche, al pari di quella a Meo del Caprino (1430-1501) per la facciata.
  2. Legge 19 giugno 1873, n. 1402
  3. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 27.01.2020
  4. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  5. Ibidem' . URL consultato il 27.01.2020
  6. Ibidem' . URL consultato il 27.01.2020
  7. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  8. Ibidem . URL consultato il 28.01.2020
  9. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  10. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  11. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  12. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  13. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  14. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  15. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  16. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  17. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  18. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  19. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  20. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  21. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  22. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  23. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  24. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  25. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  26. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  27. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  28. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  29. Ibidem . URL consultato il 25.01.2020
  30. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  31. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  32. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  33. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  34. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  35. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  36. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  37. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  38. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  39. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  40. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  41. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  42. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  43. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  44. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  45. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  46. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  47. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  48. Ibidem . URL consultato il 26.01.2020
  49. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  50. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  51. Le due cappelle, costituivano in origine un unico ambiente di proprietà della famiglia Borgia, dedicato a santa Lucia, fatto erigere da Alessandro VI ed ospitava le tombe del figlio Giovanni Borgia (14761497) e di sua madre, Vannozza Cattanei († 1518), amante del pontefice e madre dei suoi figli Cesare, Giovanni, Lucrezia e Goffredo. La tomba della donna però, per ragioni ignote, ad un certo momento scomparve: l'ipotesi più accreditata, per molto tempo, fu che venne saccheggiata e distrutta durante il Sacco di Roma del 1527, anche se oggi si ritiene che possa essere stata eliminata, perché ritenuta "scomoda", durante una delle varie ristrutturazioni della chiesa, forse ad opera di Clemente VIII o di Alessandro VII. La lapide, invece, fu ritrovata nel 1948, durante lavori di restauro, sotto il pavimento della Basilica di San Marco: attualmente è conservata nel portico di questa chiesa.
  52. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 28.01.2020
  53. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  54. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  55. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  56. Le grottesche sono motivi decorativi a stucco o ad affresco, caratterizzati dall'intreccio di forme antropomorfe, zoomorfe e fitomorfe che gli artisti della seconda metà del XV secolo avevano desunto dalle decorazioni scoperte in alcune cosiddette "grotte" (da cui deriva il nome), che in realtà erano gli ambienti della Domus Aurea neroniana o di altri luoghi simili di epoca imperiale romana.
  57. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 27.01.2020
  58. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  59. Ibidem . URL consultato il 01.02.2020
  60. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  61. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  62. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  63. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  64. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  65. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  66. Ibidem . URL consultato il 27.01.2020
  67. Ibidem . URL consultato il 28.01.2020
  68. Ibidem . URL consultato il 28.01.2020
Bibliografia
  • Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma, 1891, pp. 319-322
  • Enzo Bentivoglio, Simonetta Valtieri, Santa Maria del Popolo a Roma. Con una appendice di documenti inediti sulla chiesa e su Roma, Bardi, Roma, 1976
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese conventi chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, p. 113
  • Ilaria Miarelli Mariani, Maria Richiello, Santa Maria del Popolo: storia e restauri, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, 2009
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 221-224, ISBN 9788854188358
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, pp. 239-243, ISBN 9770390107016
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 17 giugno 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

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