San Babila
San Babila Vescovo · Martire | |
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Santo | |
Luigi Cavenaghi, San Babila di Antiochia e i tre fanciulli (1890), mosaico; Milano, Basilica di San Babila | |
Età alla morte | circa 53 anni |
Nascita | Antiochia 200 ca. |
Morte | Antiochia 253 ca. |
Consacrazione vescovile | 237 |
Incarichi ricoperti | Patriarca di Antiochia |
Venerato da | Chiesa primitiva |
Ricorrenza | 24 gennaio |
Altre ricorrenze |
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Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 24 gennaio, n. 4 (nel Rito Ambrosiano il 23 gennaio):
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San Babila (Antiochia, 200 ca.; † Antiochia, 253 ca.) fu vescovo di Antiochia dal 237 alla morte ed è venerato come santo dalle Chiese di occidente e di oriente.
Agiografia
Succedette al vescovo Zebino sotto l'impero di Gordiano III (238-244), divenendo il dodicesimo patriarca di Antiochia (il più famoso dopo Ignazio).
Secondo la tradizione Babila fu arrestato durante le persecuzioni bandite dall'imperatore Decio (249-251) e rinchiuso in carcere insieme ai suoi tre più fedeli discepoli: Urbano, Prilidano ed Epolono. Babila morì in carcere in attesa dell'esecuzione della sentenza di morte, mentre i tre scolari vennero decapitati.
Lo storico bizantino Giovanni Malalas racconta come l'imperatore Marco Aurelio Numeriano (ca. 254 - Nicomedia, novembre 284), passando per Antiochia durante la marcia verso la frontiera persiana, volle entrare in una chiesa per assistere ai riti dei cristiani, ma fu fermato sulla porta da Babila, che gli proibì l'ingresso in quanto ancora sporco del sangue dei sacrifici agli dei; Numeriano, allora fece mettere a morte Babila (in seguito Malalas afferma che Numeriano sarebbe stato sconfitto e scuoiato vivo dai Persiani).[1]
Culto
In onore del santo vescovo Babila, il caesar Costanzo Gallo fece costruire una basilica nel sobborgo di Dafne, presso Antiochia, dove si trovava il famoso oracolo di Apollo, con lo scopo di stroncare il culto del dio pagano e vi fece traslare il corpo del santo per creare un luogo di pellegrinaggio alternativo e concorrente.
Il tentativo ebbe successo, al punto che quando l'imperatore Giuliano l'apostata visitò l'oracolo di Apollo Dafnio, trovò il santuario pagano in rovina; fedele al suo progetto di rivitalizzare i culti pagani diede allora ordine che le reliquie fossero rimosse e riportate ad Antiochia.
Un fantasioso passo degli "Annales cremonenses" di Ludovico Cavitelli (1588) asserisce, in modo del tutto inesatto, che i resti attribuiti a Babila sarebbero stati trafugati da Costantinopoli nel 1108 per ordine di Matilde di Canossa e portati in Occidente, a Cremona, dove è in realtà custodito il corpo di un omonimo prelato locale, giustiziato nel 94 d.C. durante la persecuzione di Domiziano.[2]
Predecessore: | Patriarca di Antiochia | Successore: | |
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Zebino o Zenobio | 237 - 253 | Fabio |
Note | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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