San Gesù Mendez Montoya
San Gesù Mendez Montoya Presbitero | |
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Santo | |
Età alla morte | 47 anni |
Nascita | Tarímbaro 10 giugno 1880 |
Morte | 5 febbraio 1928 |
Ordinazione presbiterale | 3 giugno 1906 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 22 novembre 1992, da Giovanni Paolo II |
Canonizzazione | 21 maggio 2000, da Giovanni Paolo II |
Ricorrenza | 5 febbraio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 5 febbraio, n. 12:
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San Gesù Mendez Montoya, in spagnolo Jesús Méndez (Tarímbaro, 10 giugno 1880; † 5 febbraio 1928), è stato un sacerdote messicano. Potrebbe essere, a ragione, invocato come patrono da chi vive il dramma, spesso sottovalutato, dell'esaurimento e della depressione, perché sperimenta due volte tali episodi e li superò, certamente grazie alle terapie del XIX secolo, ma soprattutto con una fede salda e con tanto coraggio.
Vita
Nacque a Tarímbaro in Messico nel 1880. Figlio di gente povera, che non poteva permettersi il lusso di farlo studiare, entrò in seminario a 14 anni grazie ad alcuni benefattori.
Venne ordinato diacono il 23 luglio 1905 e presbitero il 3 giugno 1906. Subito dopo l'ordinazione manifestò i primi sintomi di esaurimento nervoso, sintomi che si aggravarono rapidamente. Dopo un anno migliorò e il vescovo lo mandò in un'altra parrocchia, dove, nel 1913, i suoi nervi ebbero un altro cedimento. Venne allora trasferito a Valtierilla, dove pian piano si rimise in sesto.
Ebbe una profonda devozione alla Madonna: ne celebrava le feste con grande solennità; colpiva anche la sua continua preghiera, più efficace di tante prediche.
Tra i suoi impegni pastorali poneva al primo posto il catechismo, l'apostolato della preghiera, l'adorazione perpetua, le Figlie di Maria, l'associazione degli Operai Guadalupani, la scuola parrocchiale cui si dedicò anima e corpo, la cooperativa di consumo che fondò e le opere sociali che riuscì a promuovere.
Nel 1926 scoppiò la persecuzione del generale Calles contro la Chiesa e Jesús continuava a svolgere il suo ministero, pur con tutte le precauzioni del caso. Celebrava l'Eucaristia alle prime luci dell'alba; di giorno girava in incognito di casa in casa per amministrare i sacramenti ai malati; di notte andava nelle case a battezzare i neonati; in qualsiasi ora era disponibile per le confessioni e si dimostrava eccellente direttore di coscienze. In tutto questo sapeva di rischiare grosso e lo diceva ai suoi collaboratori, con serenità, commentando i fatti di sangue di quel periodo. La Guerra Cristera, infatti, si stava estendendo a macchia d'olio e anche a Valtierilla la situazione ben presto precipitò.
Il 5 febbraio 1928 fu il giorno scelto da un gruppo di cittadini per passare nelle fila dei "cristeros", per contrastare la persecuzione religiosa, diventata ormai intollerabile. All'alba di quel giorno, mentre si stavano facendo i preparativi, in paese arrivarono i soldati, probabilmente grazie a una "soffiata": si perquisirono le case, vennero istituti posti di blocco e postazioni di avvistamento anche sul campanile, per stroncare sul nascere ogni sommossa.
I primi spari nelle strade vennero avvertiti proprio mentre padre Jesús stava terminando la celebrazione della Messa. La sua prima preoccupazione fu nascondere la pisside con le ostie consacrate, per evitarne la profanazione, pensando che in caso di irruzione nella stanza queste sarebbero state comunque a rischio; per questo scavalcò la finestra e scese in strada, sperando di raggiungere un posto più sicuro in cui nasconderle. I suoi movimenti furono intercettati e si trovò circondato da una decina di soldati, che lo scambiarono per un cristiano qualunque che stava cercando riparo; alla loro richiesta esplicita rispose con fermezza di essere un sacerdote. Ottenne il permesso di consumare tutte le ostie della pisside, prima di essere trascinato in una strada secondaria, poco lontano dalla [[chiesa (edificio)|chiesa. Probabilmente pensarono di realizzare con lui un'esecuzione sommaria, ma la pistola del capitano puntata alla sua tempia si inceppò, come anche per tre volte fecero cilecca le carabine dei soldati, commossi di fronte a tanta serenità coraggiosa. Erano scoccate da poco le sette del mattino, quando il suo corpo cade sotto il piombo dei fucili.
Il cadavere venne trasportato sulla ferrovia con lo scopo di farlo travolgere dal primo treno in transito, probabilmente per inscenare una disgrazia o un suicidio, ma le mogli degli ufficiali lo spostarono in tempo e gli diedero degna sepoltura.
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