San Leandro di Siviglia
San Leandro di Siviglia, O.S.B. Vescovo | |
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Santo | |
San Leandro di Siviglia dipinto da Bartolomé Esteban Murillo. | |
Età alla morte | 67 anni |
Nascita | 534 |
Morte | Siviglia 13 marzo 601 |
Consacrazione vescovile | 579 |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Siviglia |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 13 marzo |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 13 marzo, n. 5:
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San Leandro di Siviglia (534; † Siviglia, 13 marzo 601) è stato un vescovo e teologo spagnolo.
Biografia
La famiglia
Leandro apparteneva a un'antica famiglia romana di Cartagena, il padre Saveriano, morì in giovane età e fu il primo dei cinque figli, appunto Leandro, a prendersi la responsabilità dell'educazione e della crescita dei quattro fratelli, Isidoro, Fulgenzio, Fiorentina e Teodosia. Tutti, tranne Teodosia, si dedicarono alla vita religiosa e sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica.
I tre fratelli maschi divennero tutti prelati, Leandro e Isidoro divennero vescovi di Siviglia mentre Fulgenzio, famosissimo nel medioevo per la sua grande opera enciclopedica Etimologie, divenne vescovo di Écija.
La sorella si fece monaca e fondò il convento di Santa Maria de Valle presso Écija. Tutti i fratelli furono tra i principali fautori dell'unificazione della penisola sotto il Credo niceno, ottenuta con la conversione del monarca visigoto Recaredo e sancita dal III Concilio di Toledo del 589. È venerato sia dalla Chiesa cattolica sia dalla Chiesa ortodossa
Vita religiosa
Iniziò la sua vita religiosa come monaco benedettino. Suo grande desiderio era convertire al Credo niceno gli ariani della Spagna con gli scritti e la predicazione.
Divenuto arcivescovo della città di Siviglia, ebbe l'opportunità di conoscere e convertire Ermenegildo il figlio del re ariano Leovigildo, che era stato esiliato a Siviglia assieme alla moglie che era di fede cattolica.
Ermenegildo entrò in conflitto con il padre e da questi venne sconfitto e imprigionato a Toledo. Il padre nella Pasqua del 585 impose al figlio di ricevere la comunione da un vescovo ariano, il figlio rifiutò e per questo venne fatto uccidere.
Leovigildo che voleva unificare sotto il credo ariano tutta la Spagna, fa mandare in esilio a Costantinopoli Leandro e molti altri cristiani. Durante il suo breve esilio, avrà l'opportunità di conoscere il futuro papa Gregorio, a quel tempo inviato pontificio presso i bizantini. Da quell'incontro nacque una forte amicizia tra i due, parte della corrispondenza tra i due è ancora esistente. Leoviglildo richiamerà in seguito il prelato in patria.
Alla sua morte il nuovo re Recaredo si converte e il processo di unificazione sotto il credo cattolico si accelera anche grazie alla liturgia detta mozarabica o visigota, di cui i vescovi Leandro e Isidoro furono grandi promotori, con apposite preghiere e canti per la Messa.
La chiesa iberica si uní nel credo Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto invece dell'ariano Gloria Patri per Filium in Spiritu Sancto.
Opere
Oltre a frammenti della corrispondenza con il papa Gregorio, ci sono pervenute De institutione virginum et contemptu mundi, la regola monastica per la comunità religiosa della sorella Fiorentina e Homilia de triumpho ecclesiæ ob conversionem Gothorum (P.L, LXXII).
Fonti | |
Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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