San Leodegario di Autun

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San Leodegario, O.S.B.
Vescovo
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battezzato
Santo
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Il Martirio di San Leodegario,
da una Bibbia illustrata del XIII secolo
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 62 anni
Nascita Borgogna
616
Morte Sarcing
2 ottobre 678
Sepoltura
Appartenenza
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Professione religiosa 650
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale [[]]
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Consacrazione vescovile 663
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Incarichi ricoperti Vescovo di Autun
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
° vescovo di Roma
Elezione
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Consacrazione {{{consacrazione}}}
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pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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pontificato
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Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione 679
Ricorrenza 2 ottobre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
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Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
[[File:{{{FirmaAutografa}}}|250px]]
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 2 ottobre, n. 4:
« Nell'odierna Saint-Léger nel territorio di Arras, nella Francia settentrionale, passione di san Leodegario, vescovo di Autun, che, dopo molte torture e l'accecamento, fu ingiustamente ucciso da Ebroíno maggiordomo di corte del re Teodorico. Con lui si venera la memoria di suo fratello san Gerino, martire, che, due anni prima, sempre per ordine di Ebroíno, morì lapidato. »

San Leodegario, in francese Léger (Borgogna, 616; † Sarcing, 2 ottobre 678), fu vescovo di Autun e collaboratore di vari sovrani merovingi: è venerato come santo e martire dalla Chiesa cattolica.

Biografia

Entrò giovanissimo a servizio di Clotario II e venne educato presso la scuola palatina di Neustria; attorno ai venti anni venne nominato arcidiacono della cattedrale di Poitiers da suo zio, il vescovo Desiderio, che lo ordinò anche sacerdote. Attorno al 650 divenne monaco nell'abbazia di San Massenzio e ne divenne abate nel 651: ricoprì questa carica per sei anni, introducendo nel monastero la regola benedettina.

Dopo la morte di Clodoveo II (656), Leodegario venne chiamato a corte come consigliere dalla regina Batilde, reggente per conto del figlio, ancora minorenne, Clotario III. Perse la sua autorità a corte quando Ebroino divenne maggiordomo di palazzo e la regina venne allontanata.

Nel 663 fu eletto vescovo di Autun: si impegnò nella riforma della diocesi, vigilando severamente sui costumi del clero secolare e sull'applicazione delle regole all'interno delle comunità religiose; lottò contro l'eresia manichea, adottando il Credo Atanasiano, e restaurò e abbellì la città di Autun, ampliando la cattedrale di Saint-Nazaire e facendo costruire tre battisteri.

Alla morte di Clotario III (673) Leodegario fu uno dei principali ispiratori della rivolta dell'aristocrazia che rovesciò il nuovo re di Neustria imposto da Ebroino, Teodorico III, e portò sul trono il re di Austrasia Childerico II: Teodorico ed Ebroino vennero internati rispettivamente nelle abbazie di Abbazia Saint-Denis e Luxeuil e Leodegario venne richiamato a corte come consigliere di Childerico ma, entrato in contrasto col sovrano, venne presto esiliato a Luxeuil.

Nel 675, alla morte di Childerico, Teodorico III ed Ebroino tornarono al potere e a Leodegario venne restituita la sua sede episcopale e tornò ad essere il principale esponente dell'opposizione aristocratica al potere monarchico assoluto. Con l'accusa di aver organizzato l'assassinio di Childerico II, Ebroino fece deporre Leodegario e lo condannò all'esilio.

Leodegario venne rinchiuso nell'abbazia di Fécamp, in Normandia, dove venne torturato a lungo, accecato e infine ucciso, nella foresta di Sarcing.

Culto

Nel 679 le sue reliquie vennero traslate nell'abbazia di San Massenzio, poi a Rennes, ad Ebreuil ed infine nella cattedrale di Autun e a Soissons.

Predecessore: Vescovo di Autun Successore: Bishopcoa.png
Ferreolus
650 - 657
659 - 678 Hermenarius
678 - 690
I
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Collegamenti esterni