San Patrizio
San Patrizio Vescovo | |
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al secolo Maewyin Succat | |
Santo | |
Vetrata con San Patrizio (fine XIX secolo), vetro policromo; Oakland (USA), Cattedrale di Cristo Luce delle Genti | |
Età alla morte | 76 anni |
Nascita | Bannaventa Berniae 385 |
Morte | Saul 17 marzo 461 |
Consacrazione vescovile | 460 |
Incarichi ricoperti | Vescovo itinerante |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa, Chiesa Luterana, Chiesa anglicana |
Canonizzazione | Pre-canonizzazione |
Ricorrenza | 17 marzo |
Altre ricorrenze | nel Rito Ambrosiano il 18 febbraio nella Chiesa ortodossa il 30 marzo |
Patrono di | Irlanda, Nigeria, Montserrat, New York, Boston e ingegneri |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
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Nel Martirologio Romano, 17 marzo, n. 1 (nel Rito Ambrosiano il 18 febbraio):
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San Patrizio, al secolo Maewyin Succat (Bannaventa Berniae, 385; † Saul, 17 marzo 461) è stato un vescovo, missionariocristiano di origine britannica.
Assieme a San Columba di Iona e a Santa Brigida d'Irlanda è il patrono dell'Irlanda; è inoltre patrono di Nigeria, Montserrat, New York, Boston e degli ingegneri[1].
Nato con il nome di Maewyin Succat, scelse successivamente il nome latino di Patrizio. Era figlio di Calphurnius e Conchessa, appartenenti a una famiglia nobile romana.
Viene festeggiato da tutta la comunità irlandese del mondo il 17 marzo, data della sua morte.
Biografia
Rapito quando aveva 16 anni da pirati irlandesi, fu venduto come schiavo al re del North Dal Riada, nell'odierna Irlanda del Nord. Qui apprese la lingua gaelica e la religione celtica. Dopo sei anni fuggì dalla corte del re.
Si imbarcò su una nave in partenza con il permesso del capitano e dopo tre giorni di navigazione sbarcò su una costa deserta della Gallia, era la primavera del 407, l'equipaggio e lui camminarono per 28 giorni durante i quali le scorte finirono, allora gli uomini che erano con lui gli chiesero di pregare il suo Dio per tutti loro; il giovane acconsentì e dopo un poco comparve un gruppo di maiali, con cui si sfamarono.
Qui i biografi non narrano come lasciò la Gallia e raggiunse i suoi in Britannia; ritornato in famiglia Patrizio sognò che gli irlandesi lo chiamavano, interpretò ciò come una vocazione all'apostolato fra quelle popolazioni.
Tornò sul continente presso il santo vescovo di Auxerre Germano, per continuare gli studi, terminati i quali fu ordinato diacono; la sua aspirazione era di recarsi in Irlanda ma i suoi superiori non erano convinti delle sue qualità perché poco colto.
Nel 431 Papa Celestino I inviò in Irlanda il vescovo San Palladio, con l'incarico di organizzare una diocesi per quanti già convertiti al cristianesimo.
Patrizio nel frattempo completati gli studi, si ritirò per un periodo nel famoso monastero di Lérins di fronte alla Provenza, per assimilare con tutta la sua volontà la vita monastica, convinto che con questo carisma poteva impiantare la Chiesa tra i popoli celti e scoti d'Irlanda.
Con lo stesso scopo si recò in Italia, nelle isole di fronte alla Toscana, per visitare le comunità monastiche di quei luoghi e capire che metodo fosse usato dai monaci per convertire gli abitanti delle isole.
Non è certo che abbia incontrato il Papa a Roma, comunque secondo recenti studi, Patrizio fu consacrato vescovo e nominato successore di Palladio intorno al 440, finora gli antichi testi dicevano nel 432, in tal caso Palladio primo vescovo d'Irlanda avrebbe operato un solo anno, invece è più probabile che Palladio sia arrivato nell'isola intorno al 432 e confuso dai cronisti con Patrizio, perché il cognome di Palladio o il suo secondo nome, era appunto Patrizio.
Il metodo di evangelizzazione fu adatto ed efficace, gli irlandesi erano raggruppati in un gran numero di tribù che formavano piccoli stati sovrani tuatha, quindi occorreva il favore del re di ogni singolo territorio, per avere il permesso di predicare e la protezione nei viaggi missionari. Per questo scopo Patrizio faceva molti doni ai personaggi della stirpe reale e anche ai dignitari che l'accompagnavano. Il denaro era in buona parte suo, che attingeva dalla vendita dei poderi paterni che aveva ereditato, non chiedendo niente ai suoi fedeli convertiti per evitare rimproveri d'avarizia.
Secondo gli Annali d'Ulster nel 444, Patrizio fondò la sua sede ad Armagh nella contea che oggi porta il suo nome; evangelizzò soprattutto il Nord e il Nord-Ovest dell'Irlanda; nel resto dell'Isola ebbe dal 439 l'aiuto di altri tre vescovi continentali, i santi Secondino, Ausilio e Isernino, la cui venuta non è tanto chiaro se per aiuto a Patrizio o indipendentemente da lui e poi uniti nella collaborazione reciproca.
L'infaticabile apostolo concluse la sua vita nel 461 nell'Ulster a Down, che prenderà poi il nome di Downpatrick.
Gli sono attribuite due lettere in latino: la Confessio (o "Dichiarazione" in cui offre un breve resoconto della sua vita e della sua missione) e l'Epistula, una lettera rivolta ai soldati di Coroticus.
Leggende su San Patrizio
Secondo la tradizione irlandese, in Irlanda non ci sarebbero più serpenti da quando San Patrizio li cacciò in mare.
Questa leggenda è connessa a quella della montagna sacra irlandese, Croagh Patrick, sulla quale il santo avrebbe trascorso quaranta giorni, gettando alla fine una campana dalla sommità del monte nell'attuale Baia di Clew per scacciare i serpenti e le impurità, formando le isole che la contraddistinguono.
Celebre anche la leggenda del pozzo di San Patrizio, il pozzo senza fondo, da cui si aprivano le celestiali porte del Purgatorio.
Da notare la presenza della leggendaria figura di San Patrizio anche nell'emblema nazionale irlandese, il trifoglio shamrock. Grazie a un trifoglio, si racconta infatti, San Patrizio avrebbe spiegato agli irlandesi il concetto cristiano della Trinità, sfogliando le piccole foglie del trifoglio legate a un unico stelo.
Nella letteratura
San Patrizio è ricordato da Ludovico Ariosto nell'Orlando furioso:
« | E [Ruggero] vide Ibernia fabulosa, dove Il santo vecchiarel fece la cava, In che tanta mercé par che si truove, Che l'uom vi purga ogni sua colpa prava. » | |
(X, 92, 1-4)
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Note | |
Bibliografia | |
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