San Severino

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San Severino
Presbitero
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battezzato
Santo
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Titolo
Incarichi attuali
Abate
Età alla morte 72 anni
Nascita Italia
410
Morte Mautern an der Donau
8 gennaio 482
Sepoltura Basilica di San Pietro in Vaticano
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa [[{{{aPR}}}]]
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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71° vescovo di Roma
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
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Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza 8 gennaio
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi Baculo pastorale
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Austria, Baviera, San Severo, Striano
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 8 gennaio, n. 5:
« Nel Norico lungo il Danubio, nell'odierna Austria, san Severino, sacerdote e monaco: venuto in questo territorio dopo la morte di Attila, capo degli Unni, difese le popolazioni inermi, ammansì i violenti, convertì gli infedeli, fondò monasteri e si dedicò a quanti erano privi di istruzione religiosa. »

San Severino (Italia, 410; † Mautern an der Donau, 8 gennaio 482) è stato un presbitero e abate italiano. Venerato come santo della Chiesa cattolica, è patrono principale dell'Austria, della Baviera, della città e diocesi di San Severo in Puglia e del comune di Striano. La sua festa liturgica si celebra l'8 gennaio.

Biografia

Nato intorno al 410 in Italia, Severino giunse nel 453 nel Norico (nell'attuale Austria). La sua intensa attività fu caritativa e politica insieme e fu estesa anche alla Rezia orientale, con capoluoghi ad Asturis (Klosterneuburg o Zwentendorf an der Donau), Comagenis (Tulln), Favianis (di incerta identificazione, è forse da additare nell'odierna Mautern an der Donau, mentre un cenno a Wien-Heiligenstadt resta privo di basi e documentarie e archeologiche), Cucullis (Kuchl) e Iuvao (Salisburgo), Quintanis (Plattling, presso Osterhofen, in Baviera), Batavis e Boiotro (Passavia e Passau-Innstadt), Lauriacum (Lorch) e nuovamente a Comagenis e Favianis.

Con notevole abilità di organizzazione e amministrazione, il monaco supplì all'assoluta assenza di controllo da parte di Roma, occupandosi della cura sia religiosa che materiale (dall'approvvigionamento alimentare al vestiario, fino alla liberazione di ostaggi in mano ai germani) della popolazione romana ivi residente e della difesa militare (comunque subordinata alla più fine diplomazia) contro i barbari Rugi che premevano ai confini orientali minacciando stragi e saccheggi. Con questo fiero popolo tentò più volte d'instaurare duraturi rapporti di pacifica convivenza, ma invano.

Severino, che secondo la tradizione aveva il dono della preveggenza, convertì i norici alla fede cristiana, fondò diverse chiese e monasteri - probabilmente aventi per regola un florilegio di testi patristici - e, seppur privo di alcun riconoscimento ufficiale, esercitò di fatto il potere nella grande regione oggi divisa tra la Germania meridionale (sud della Baviera) e l'Austria, giungendo a imporre decime per il sostentamento dei poveri. Severino visse in povertà, vestendo una tunica sia d'estate che d'inverno e dormendo per terra, coi fianchi cinti dal cilicio. In quaresima assumeva cibo solo una volta alla settimana.

Severino, presto appellato apostolo del Norico, morì l'8 gennaio 482 nel monastero di Favianis. Per merito dei numerosi monaci della congregazione da lui fondata, che intendevano preservarle da eventuali razzie barbariche, o - secondo altri - per ordine di Odoacre che impose l'esodo dei romani del Norico verso luoghi più sicuri entro i confini del suo regno, le sue spoglie vennero trasferite in Italia, dapprima nel Montefeltro nel 488, quindi, sotto il pontificato di papa Gelasio I (492-496), al napoletano Castellum ovvero Castrum Lucullanum, così chiamato dalla villa che Lucullo fece costruire sull'isolotto di Megaris, lo scoglio dove oggi sorge il celeberrimo Castel dell'Ovo, imponente fortezza normanno-sveva e residenza reale angioina. Qui Eugippio, discepolo e agiografo di san Severino (è l'autore dell'importante Vita sancti Severini, scritta intorno al 511), fondò insieme ai compagni un monastero di cui, successivamente, divenne abate. Solo nel 902 i resti di Severino furono, dimesso e spianato il Lucullano, traslati nella monumentale basilica partenopea dei Santi Severino e Sossio, grandiosa costruzione annessa all'omonima abbazia fondata dai benedettini nel IX secolo. La traslazione della salma dell'apostolo è descritto nella Translatio sancti Severini di Giovanni Diacono, presente all'evento. Le spoglie del diacono Sossio (o Sosio), contitolare del tempio, furono collocate nell'insigne edificio nel 904, provenienti da Miseno. Nel 1807, a seguito dell'occupazione francese e delle leggi napoleoniche, le reliquie furono trasferite, insieme con quelle di san Sossio, nella chiesa madre di Frattamaggiore in provincia di Napoli. Reliquie insigni del santo si venerano anche nella chiesa a lui dedicata a San Severo e nella chiesa madre di Striano.

Collegamenti esterni