Sant'Ubaldo Baldassini
Sant'Ubaldo Baldassini Vescovo | |
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Santo | |
Età alla morte | 75 o 76 anni |
Nascita | Gubbio 1084 o 1085 |
Morte | 16 maggio 1160 |
Ordinazione presbiterale | 1114 |
Consacrazione vescovile | 1126 |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Gubbio |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 1192, da Celestino III |
Ricorrenza | 16 maggio |
Santuario principale | Basilica di Sant'Ubaldo (Gubbio)) |
Attributi | Baculo pastorale, mitria |
Patrono di | Gubbio e Barchi |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 16 maggio, n. 12:
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Sant'Ubaldo Baldassini (Gubbio, 1084 o 1085; † 16 maggio 1160) è stato vescovo di Gubbio, in Umbria, dal 1129 alla sua morte.
Biografia
Nacque da una nobile famiglia. Rimasto orfano giovanissimo, fu accudito dallo zio Ubaldo, suo omonimo.
Nel 1115 fu ordinato sacerdote e nel 1118 divenne priore della canonica di San Mariano. Riformò la vita canonicale adottando la regola che Pietro degli Onesti aveva scritto per Santa Maria del Porto a Ravenna. La regola era fatta di silenzi, digiuni, preghiere e carità. Egli si disfò di tutti i suoi cospicui averi, lasciandone solo una piccola parte ai parenti e donando il resto ai poveri. Fu un grande esempio "francescano" vissuto 80 anni prima di San Francesco.
Nel 1126 rifiutò la nomina a vescovo di Perugia, ma nel 1129 fu costretto da papa Onorio II ad accettare quella di vescovo di Gubbio (Perugia). Egli però non mutò mai il suo stile di vita, nutrendosi spesso di solo pane duro, e dormendo in un letto fatto di poca paglia. Fu per questo, inizialmente, amato e odiato da chi in lui non riconosceva un vescovo, ma egli "mai rese ad alcuno male per male".
In seguito però i sentimenti di stima e affetto verso di lui crebbero nella popolazione, per i numerosi atti di umanità compiuti. Si ricorda, ad esempio, il suo intervento per sedare i tumulti che avevano trasformato Gubbio in un campo di battaglia e sembravano essere l'inizio di una guerra civile: egli si gettò in mezzo alla mischia e si buttò al suolo, fingendosi morto; solo allora gli eugubini si fermarono, e quando egli si rialzò, alle sue parole di pace, posero le armi.
Sant'Ubaldo più volte intervenne in difesa della sua città, come quando non potendo evitare la guerra si decise a "capeggiarla", convocando il popolo ed infondendovi la forza della fede in Dio, giudice supremo; così Gubbio riuscì a sconfiggere, in una sola volta, ben undici città nemiche.
Nell'anno 1155 l'Imperatore Federico di Svevia, detto il "Barbarossa", dopo aver raso al suolo Spoleto, si fermò a Gubbio esigendo una somma enorme per evitarne la distruzione. Ancora una volta il vescovo Ubaldo, ormai vecchio e malato, scese in campo e si presentò all'imperatore che da tempo voleva conoscerlo. Alla sua vista, il "Barbarossa" chinò il capo e chiese la benedizione. Gubbio fu risparmiata.
Dopo una lunga e tremenda malattia, dopo aver compiuto numerosissimi miracoli, ma ricordato dal popolo soprattutto per la sua determinazione e per la sua dolcezza, Sant'Ubaldo morì a Gubbio il giorno 16 maggio 1160.
Sant'Ubaldo, i Della Rovere e Barchi
Barchi è un piccolo centro posto sulle colline fra Metauro e Cesano, in provincia di Pesaro-Urbino. Intorno al XII secolo, Barchi viene segnalato come "castrum" appartenente al comitato di Fano. Prima, Barchi era solo un piccolo villaggio, agglomerato intorno alla chiesa di San Martino, la quale dipendeva dal Monastero di Fonte Avellana e si trovava lungo l'antica strada romana che si distaccava dalla Flaminia, risaliva il corso del Tarugo, per poi scendere a valle, fino al Cesano.
Barchi divenne, nel 1538 capoluogo di Vicariato e centro di grandi attenzioni da parte dei duchi di Urbino che incaricarono l'architetto di corte Filippo Terzi di ricostruire quasi per intero l'abitato e il pittore di corte Antonio Cimatori detto il "Visaccio" di abbellirne la chiesa.
L'antico castello guelfo di Barchi, un tempo arroccato dentro le sue alte mura e intorno alla chiesa, è tramutato in una vera e propria cittadina rinascimentale, la nuova porta, non è più un baluardo difensivo, ma quasi un arco trionfale; mentre esattamente al centro dell'abitato sorge la torre e il palazzo del comune, simbolo del rinnovato potere comunale.
I duchi avevano stretti legami con Barchi, nel quale possedevano, sin dal '400, un palazzo utilizzato come residenza estiva e come alloggio durante le battute di caccia nel territorio di Campioli ad essi riservato. Inoltre forti erano i legami con i nobili barchiesi e i Della Rovere, si ricordi ad esempio la figura di Ascanio Libertani Inquisitore di Malta e poi vescovo di Senigallia che fu in ottimi rapporti con il duca Francesco Maria II.
Il filo conduttore che lega i Della Rovere a Barchi è proprio Sant'Ubaldo, patrono di Barchi, sin da quando, durante un pellegrinaggio, vi fondò un centro spirituale, e forse la stessa chiesa del castello, a lui dedicata dal medioevo.
I duchi di Urbino furono sempre devotissimi al santo di Gubbio. A lui si rivolsero nei momenti in cui le casate sembravano dover finire per mancanza di figli maschi: dopo aver ottenuto otto femmine da Federico di Montefeltro, Battista Sforza (chiese ed ottenne) l'intercessione di Sant'Ubaldo e al figlio maschio mise il nome di Guidubaldo (nato a Gubbio il 24 gennaio 1472), Guido in onore degli antenati ed Ubaldo in onore del santo. Così, alla fine del ducato, sarà di nuovo Francesco Maria II ad ottenere la grazia, con la nascita del sospirato erede Federico Ubaldo, che nacque proprio il 16 maggio, giorno dedicato al santo.
In tante altre occasioni i duchi si rivolsero al patrono di Barchi (oltre che di Gubbio), ricompensandolo con la costruzione o con l'ampliamento di chiese o basiliche (come avvenne per la guarigione di papa Giulio Della Rovere, quando le duchesse Elisabetta ed Eleonora Gonzaga fecero ingrandire la chiesa dedicata al santo a Gubbio), o coniando monete (quattrini, piccioli, scudi d'oro) con la sua effigie.
La chiesa del castello di Barchi, fu allungata e maggiormente ornata, secondo il gusto dell'epoca che anticipa ormai il barocco, agli inizi del '600. Fu riconsacrata con gran festa, il 20 agosto 1605, dedicandola di nuovo a Sant'Ubaldo in onore della nascita del principe ereditario.
Nel 1644 i priori di Barchi ottennero da quelli di Gubbio la mitria originale del santo tolta dal suo corpo incorrotto, conservato nel santuario di monte Ingino nella città umbra. A ritirarla per conto della comunità fu Domenico De Grandis, che la scambiò con una di "ugual valore" da porre sul corpo di Sant'Ubaldo.
Oltre alla mitria, a Barchi si conservano nella chiesa parrocchiale, un tempo collegiata di Sant'Ubaldo, oggi detta della Resurrezione, due immagini del santo patrono: in una il "Visaccio" lo ha dipinto con un meraviglioso abito sul quale campeggia lo stemma di Barchi, mentre nell'altra è raffigurato ai piedi della croce.
La statua di Sant'Ubaldo, vescovo condottiero, da 800 anni patrono di Barchi, lo rappresenta con il paese in mano pronto a proteggerlo, come protesse la sua Gubbio dal "Barbarossa".
Predecessore: | Vescovo di Gubbio | Successore: | |
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Stefano | 1129 - 16 maggio 1160 | Teobaldo Balbi |
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