Abbazia di Santa Maria a Pie' di Chienti (Montecosaro)

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Abbazia di Santa Maria a Pie' di Chienti
Montecosaro Abb.S.MariaChienti XII.jpg
Abbazia di Santa Maria a Pie' di Chienti
Altre denominazioni Santuario della SS. Annunziata; Chiesa della SS. Annunziata
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Marche
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Marche
Provincia Macerata
Comune Montecosaro
Diocesi Fermo
Religione Cattolica
Indirizzo Via Santissima Annunziata, 1
62010 Montecosaro (MC)
Telefono +39 0733 865241
Posta elettronica parrocchia@santamariapiedichienti.it
Sito web Sito ufficiale
Proprietà Ospedale di S. Maria della Pietà di Camerino
Oggetto tipo Abbazia
Oggetto qualificazione benedettina
Dedicazione Maria Vergine
Sigla Ordine qualificante O.S.B.
Sigla Ordine reggente O.S.B.
Fondatore Abbazia di Santa Maria di Farfa (Fara Sabina)
Data fondazione X secolo
Stile architettonico Romanico, gotico
Inizio della costruzione X secolo
Pianta basilicale
Lunghezza Massima 41 m.
Altitudine 38 m. s.l.m.
Coordinate geografiche
43°16′49″N 13°38′23″E / 43.28037, 13.63977 Coat of arms of Marche.svg Marche
Mappa di localizzazione New: Marche
Abbazia di S. Maria
Abbazia di S. Maria
Macerata
Macerata
Montecosaro
Montecosaro

L'Abbazia di Santa Maria a Pie' di Chienti è un complesso monumentale, del quale oggi rimane la sola chiesa, che ospitò un monastero benedettino, situato nel comune di Montecosaro (Macerata), sulla sponda sinistra del Chienti, a pochi chilometri dalla foce del fiume.

Storia

L'abbazia fu eretta nel X secolo dai monaci benedettini di Farfa su una costruzione già esistente. Infatti, la prima notizia di un monastero iuxta flumen Cluentis (ossia, "vicino al fiume Chienti") risale al 936 quando l'abate Ildebrando riceve da quello di Farfa un consistente fondo e la chiesa di Santa Maria.

Nei documenti storici non si parla mai di un abate di Santa Maria a Pie' di Chienti, mentre è attestata la presenza di un preposito il quale era incaricato dall'abbazia madre di coordinare le varie attività del monastero e la vita quotidiana dei monaci.

Originariamente il complesso monastico era molto più articolato di quanto non appaia attualmente; la pianura acquitrinosa, a breve distanza dal mare, senza alcuna barriera difensiva, esigeva un apparato di fortificazione che nello stesso tempo fosse utile a regolare il flusso delle acque del Chienti, attraverso un sistema di argini e fossati con saracinesche. Una planimetria del 1667 documenta questo complesso sistema di recinzione, potenziato nel corso dei secoli sia per ovviare ai gravi danni provocati dall'allagamento periodico dell'abbazia che per proteggersi dalle scorrerie saracene. Il disegno conservato nell'archivio parrocchiale, mostra il doppio ordine di recinzione muraria di protezione nel cui sistema più interno, a forma di triangolo, rientravano la chiesa con il cenobio, le abitazioni e le botteghe e al vertice del triangolo la rocca;[1] tutt'intorno, delimitato da un fossato e da argini, si estendevano i campi, i prati e un lago.

Il complesso monastico rimase in possesso dell'Abbazia di Farfa sino al 1447, anno in cui papa Sisto IV, dietro richiesta di Giulio da Varano, lo concedeva con tutti i suoi beni all'Ospedale di S. Maria della Pietà di Camerino, al quale tuttora appartiene.

Descrizione

Abbazia di Santa Maria a Pie' di Chienti, prospetto posteriore

Del complesso monastico, rimane sostanzialmente la chiesa abbaziale, a destra della quale si sviluppava il monastero, con il chiostro che era prospiciente alla navata destra.

Chiesa

L'attuale Chiesa di Santa Maria a Pie' di Chienti, detta anche SS. Annunziata, pur avendo subito modifiche sostanziali nel corso dei secoli, è da far risalire al 1125, quando Aginolfo, abate di Farfa, volle ampliare la struttura originaria come attestano due epigrafi[2] conservate al suo interno, ma le carte dell'abbazia madre, da cui dipendevano i monaci che l'hanno edificata, la menzionano come già esistente nell'anno 936.

Notevoli lavori di ristrutturazione furono eseguiti tra la fine del XIV secolo e inizi del XV secolo che le dettero l'aspetto che ancora oggi, sostanzialmente, rimane: è proprio in questo periodo che l'abside superiore fu interamente decorato con pregevoli dipinti murali.

Non originale è certamente la facciata, ricostruita tra il XVII ed il XVIII secolo. Alla stessa epoca risale probabilmente un'intonacatura dell'interno e la costruzione di un grande scalone centrale di raccordo tra i due piani eliminato con il restauro del 1925-1928, sostituito con due gradinate laterali a loro volta eliminate agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso e sostituite con una scala di collegamento nel braccio destro del transetto.

Esterno

La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), presenta una semplice e disadorna facciata a salienti, ricostruita tra il XVII ed il XVIII secolo, aperta da un unico portale d'ingresso, con due finestre sovrapposte, e affiancato da altre quattro. I fianchi, corsi da semplici lesene, sono decorati, nell'alzata centrale, da una fascia di archetti, e nella quale si aprono quattro grandi monofore per lato.

Nel lato meridionale della chiesa, nonostante sia stato fortemente rimaneggiato, è collocata:

  • Meridiana (XII secolo), in pietra bianca, di manifattura marchigiana: l'opera mostra la suddivisione romana del giorno, in prima, terza, sesta, nona e vespro, indicate rispettivamente dalle lettere T, S e N.[3]

Il prospetto posteriore rappresenta un episodio architettonico di particolare forza espressiva, che scaturisce dalla sapiente giustapposizione di corpi geometrici formalmente coordinati in una struttura massiccia e chiusa. Il gruppo absidale risulta, infatti, composto dall'incastro e sovrapposizione di volumi poligonali e cilindrici: le tre absidiole semicircolari disposte a raggiera, alla base, secondo uno schema nordico; l'emiciclo sfaccettato del deambulatorio, sviluppato su due piani e decorato da lesene e archetti, ed il rivestimento poligonale dell'abside superiore.

L'angolo posteriore destro del tetto è sormontato da un campanile a vela che contiene una campana, tuttora in uso, risalente al 1425.

Interno

Il suggestivo interno a pianta basilicale si articola su due piani ed è suddiviso da dieci pilastri per lato in tre navate; quella centrale è più ampia rispetto alle laterali sulle quali s'imposta il matroneo. La navata centrale ha le pareti aperte in alto da finestre e scandite da pilatri e archi, e termina in un alta abside semicircolare.

La chiesa inferiore presenta una navata centrale, fiancheggiata dalle arcate delle navate laterali che si ripetono al piano superiore, si apre nella parte anteriore fino al tetto a capriate lignee e si prolunga in un basso presbiterio a quattro navate con abside semicircolare delimitata da pilastri, attorno al quale gira un deambulatorio su cui si aprono tre absidiole radiali. Da notare nella chiesa inferiore:

Inoltre, all'interno di un piccolo ambiente al quale si accede dalla navata sinistra, attualmente adibito a deposito ed ubicato alla base della torre campanaria originaria, si scorge un pregevole dipinto murale, ad affresco, attribuito al Maestro di Offida, raffigurante:

Per una scala, oltre la metà della navata destra si accede ai matronei e alla chiesa superiore, riservata ai monaci, a cui originariamente si saliva solo per una stretta scala a chiocciola (tuttora conservata) in corrispondenza della settima campata della navata destra.

Abbazia di Santa Maria a Pie' di Chienti (interno)

Alle pareti del presbiterio della chiesa superiore si conservano pregevoli dipinti murali, ad affresco, raffiguranti:

Monastero

Del monastero benedettino non rimane nulla, poiché venne completamente demolito all'inizio del XIX secolo.

Note
  1. Oggi non resta nulla né del monastero, né delle altre strutture (botteghe, abitazioni e rocca).
  2. Un'epigrafe all'ingresso della chiesa indica l'abate Aginolfo quale patrocinatore dell'edificio ed un'altra iscrizione, oggi collocato sulla controfacciata, reca la data 1125, anno in cui Aginolfo fu eletto abate di Farfa. Gli storici sembrano concordare nell'associare proprio a questi anni il completamento dell'attuale edificio.
  3. La giornata dei monasteri benedettini era divisa in otto ore: lo strumento per misurarle era la meridiana ad ore canoniche verticale a forma di semicerchio con uno gnomone di lunghezza qualsiasi, posto verticalmente alla parete nel centro del semicerchio. Realizzare sulle pareti esterne delle chiese, che sempre erano orientate con l'asse maggiore in direzione Est-Ovest, una semicirconferenza, dividerla poi in tre parti usando lo stesso raggio, frazionandola ancora fino a 6 o 12 parti era semplice e alla portata di tutti.
  4. Discordi sono le attribuzioni e datazioni dei dipinti murali dell'abside, in quanto una lettura di un'iscrizione ("A.D. M.CCCC.XX INDI]TIO XIII JORDANUS ALB(ANENSIS) EPIS(COPUS) M(agister) FR(ater) VANNE DE(PINXIT) / Card. Giordano Orsini, Vescovo di Albano"), ancora parzialmente visibile è alternativamente interpretata dagli studiosi come 1447 o 1420. In questo ultimo caso l'autore sarebbe identificabile con il Maestro Ugolino di Vanni, miniaturista milanese al quale si attribuisce il celebre Missale de Firmonibus (1436), commissionatogli dal vescovo di Fermo, attualmente conservato al Museo Diocesano della stessa città. Mentre secondo altri storici i dipinti sarebbero da riferirsi ad un eclettico pittore marchigiano attivo intorno al 1440-1450, presente anche con una Natività di Gesù nella Chiesa di Sant'Agostino a Fermo.
  5. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri"
  6. Ibidem
  7. Ibidem
  8. Ibidem
  9. Ibidem
  10. Ibidem
  11. Ibidem
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni