Scuola alessandrina

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Masolino, Santa Caterina e i filosofi di Alessandria, affresco, Roma, chiesa di san Clemente, particolare

La scuola alessandrina fu una scuola superiore di religione[1] che fiorì nella città di Alessandria d'Egitto a partire dalla fine del II secolo. La sua nascita avvenne all'interno di una città ricca di tanti istituti scientifici e scuole filosofiche e lo scopo a cui mirava era l'approfondimento scientifico e la difesa e illustrazione della fede cristiana.

All'epoca Alessandria, era, insieme ad Atene e ad Antiochia, uno dei poli principali del mondo di lingua greca, punto di contatto fra culture[2]. Era un centro filosofico e teologico, particolarmente importante anche per il giudaismo: presso di essa infatti si era realizzata, nell'imminenza dell'era cristiana, la traduzione dei LXX, cioè la versione in greco della Bibbia ebraica; ad Alessandria, inoltre, Filone scrisse le sue opere, che ebbero un grande influsso sui Padri sia del III che del IV secolo.

Storia

Secondo Filippo di Side (V secolo) il primo maestro ne sarebbe stato Atenagora, apologista morto alla fine del II secolo, ma l'opinione comune ne attribuisce la fondazione a San Panteno, soprannominato l'ape sicula, verso il 180.

Gli successero Clemente (dal 200 al 202 ca.), e poi Origene (dal 203 al 231, che ne fu destituito per le sue audaci concezioni poco ortodosse; questi due ne furono i rappresentanti principali.

Ad Origene succedettero Eracla e Dionigi, suoi discepoli, e altri tra cui Pierio, Achilla, Pietro il martire e specialmente Didimo il cieco; quest'ultimo per oltre cinquant'anni attirò un numero straordinario di discepoli, tra i quali si possono ricordare Rufino, Girolamo, Palladio.

Dopo Didimo tenne ancora per qualche anno la scuola Rodone, che al tempo di Teodosio la trasportò a Side in Panfilia.

Origene e Didimo, i principali maestri, erano laici.

Caratteristiche

Si sa poco dell'organizzazione della scuola. Sembra che avesse un solo maestro, e che non avesse un locale fisso. Era pubblica e frequentata da un uditorio di ogni età e condizione; data questa caratteristica, difficilmente vi poté essere un programma determinato; tanto meno un metodo di insegnamento. Si trattava in sostanza di conferenze di soggetto religioso e apologetico.

La Scuola era sotto la sorveglianza del vescovo, il quale ne nominava gli insegnanti; ciò non impediva che, a quanto sembra, vi fosse una larga libertà di idee.

Dietro l'influsso di Clemente ed Origene l'indirizzo della scuola fu doppio: filosofico e scritturistico:

  • in filosofia si cercò di penetrare il cristianesimo dell'eclettismo allora dominante, di sfondo neoplatonico, per renderlo più moderno e accetto alle menti colte pagane;
  • nel campo biblico un punto fermo era l'ispirazione divina e l'inerranza; per far accettare la Bibbia anche dai dotti si praticò quindi su vasta scala l'interpretazione allegorica, allo tesso modo in cui filosofi e conferenzieri pagani facevano riguardo alla mitologia e ai libri omerici; l'uso dell'allegoria fu in Origene accompagnato da una rigorosa base di critica testuale, ma il suo esempio non ebbe seguito.

Conseguenza della contaminazione filosofica e dello sbrigliato allegorismo furono gli errori cosiddetti origeniani, e anche la tendenza mistica a rinnegare il fatto della natura umana di Cristo. Tuttavia i grandi spiriti cresciuti a questa Scuola, come Sant'Atanasio, San Didimo e San Cirillo, seppero raffrenare queste tendenze entro limiti compatibili con il dogma cristiano. Anzi, per mezzo della filiale di Cesarea fondata da Origene, si possono in parte considerare frutto della Scuola Alessandrina anche i grandi Padri Cappadoci.

I Padri della scuola alessandrina ricorrono abbondantemente alla teologia del Logos ed utilizzano una cristologia discendente. In alcuni casi rimangono troppo dipendenti dalle filosofie a cui attingono, come si nota in Origene, che sviluppa una antropologia che rischia di cadere nel dualismo.

La Scuola di Alessandria fu la culla dei primi tentativi di una sintesi teologica; essa inoltre abbozzò una dimostrazione del consenso della ragione con la fede al di là degli stretti limiti entro cui si erano tenuti gli apologisti propriamente detti.

Note
  1. Antonio Ferrua (1948) 758.
  2. Giulio Maspero, Il mistero di Dio uno e trino, dispense del corso alla Pontificia Università della Santa Croce, p. 101-102, anche online.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni