Statua di Gesù Cristo Buon Pastore (III secolo)
Ambito romano, Statua di Gesù Cristo Buon Pastore (fine del III - inizi del IV secolo d.C.), marmo bianco; Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano | |
Statua del Buon Pastore | |
Reperto Archeologico | |
Stato | Città del Vaticano |
Regione | - class="hiddenStructure noprint" |
Comune | Città del Vaticano |
Diocesi |
Roma Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano |
Ubicazione specifica | Museo Pio Cristiano (Musei Vaticani) |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Roma |
Luogo di provenienza | Catacomba di San Callisto |
Oggetto | statua |
Soggetto | Gesù Cristo Buon Pastore |
Datazione |
Fine del III secolo inizio del IV secolo |
Ambito culturale | |
Ambito romano | |
Autore | Anonimo |
Materia e tecnica | Marmo bianco |
Misure | h. 100 cm; l. 36 cm; p. 27 cm |
Note | |
Logo della Conferenza Episcopale Italiana | |
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La Statua di Gesù Cristo Buon Pastore è una scultura, realizzata tra la fine del III - inizi del IV secolo d.C., in marmo bianco, da un anonimo scultore romano, proveniente dalla Catacomba di San Callisto a Roma ed attualmente conservata presso il Museo Pio Cristiano della Città del Vaticano.
La Statua del Buon Pastore è il reperto archeologico più celebre conservato nei Musei Vaticani ed è senz'altro, tout court, una delle immagini simboliche del Cristianesimo primitivo.
Descrizione
Oggetto
La statua è in realtà è un frammento d'altorilievo ed esempi simili permettono di ricostruire l'aspetto e la funzione originaria, quale elemento di un monumentale sarcofago, verosimilmente strigilato, secondo l'uso del tempo.
Soggetto
La scultura raffigura:
- Gesù Cristo come un giovane pastore, imberbe, con i capelli che gli scivolano fluenti in lunghi riccioli a coprire le orecchie e la testa rivolta verso destra. L'immagine ideale di questa figura è poi completata da una tunica senza maniche e con una sporta indossata a tracolla. Il giovane pastore è presentato, mentre porta un agnello sulle spalle.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'iconografia del Buon Pastore, era molto diffusa nell'arte classica, in scene genericamente pastorali, riferita ad una molteplicità di temi positivi, fra i quali il più significativo era quello della filantropia (in latino, humanitas): il dio Mercurio, infatti, ma anche l'eroe Ercole, conducevano pietosamente le anime dei defunti nell'aldilà, caricandosele sulle spalle come un pastore porta un agnello. Immagini di pastori criòfori (in greco, "portatori di un ariete") erano, pertanto, frequenti nelle espressioni artistiche dell'antichità greco-romana, intese come personificazioni virtuose della bontà verso il genere umano. I cristiani dei primi secoli trovarono, quindi, del tutto naturale utilizzare queste stesse immagini per veicolare, attraverso di esse un contenuto nuovo: la rivelazione, appunto, di Gesù quale Buono Pastore, secondo le parole del Vangelo di Giovanni.
- La statua ha l'intento di rappresentare Gesù Cristo Buon Pastore, ma anche la vittima, quella che con il proprio sacrificio ha dato agli uomini la salvezza; si tratta, tra l'altro, della prima raffigurazione di Gesù, forse ancora di età precedente a Costantino (III secolo d.C.).
Notizie storico-critiche
La Statua di Gesù Cristo Buon Pastore fa parte di un gruppo d'opere acquisite per la liberalità di papa Clemente XIII (1758 - 1769), che le destinò alla collezione d'antichità cristiane contenute nel Museo Sacro o Cristiano della Biblioteca Apostolica Vaticana, fondato nel 1756 per volontà di papa Benedetto XIV (1740 - 1758), suo predecessore. Tra queste opere vanno ricordati soprattutto una serie di sarcofagi cristiani dei primi secoli ornati da rilievi figurati, entrati nel Museo attraverso acquisizioni effettuate dallo scultore Giuseppe Angelini (1735 - 1811) nel prospero mercato antiquario d'antichità cristiane a Roma, in seguito ai tanti ritrovamenti compiuti grazie agli scavi che venivano eseguiti fra il XVII ed il XVIII secolo nelle catacombe.
Tutte le opere giunte al Museo furono opportunamente restaurate ed integrate: le fronti dei sarcofagi istoriati furono spesso distaccate dalle casse integre ritenute inservibili in quanto prive di rilievi, anche per permetterne l'affissione alle pareti alte del Museo. In alcuni casi i "restauri" furono vere e propri rifacimenti, al punto da non distinguere più i tratti stilistici originari; talvolta si trasformò persino l'aspetto dell'opera, travisandone l'originaria destinazione, come nel caso della celebre opera che qui presentiamo. Per comprendere l'intervento di Giuseppe Angelini è necessario, rileggere le parole da lui scritte in un rendiconto, conservato presso l'Archivio Segreto Vaticano:[1]
« | Essendomi capitato un pezzo di fragmento di bassorilievo rappresentante la figura del Buon Pastore è stato da me ristaurato [...], ed essendo approvati li modelli si è eseguito il lavoro di marmo, quale è stata ridotta ad una buona figurina di proporzione palmi 4½ ed il tutto importa Scudi cento. » |
Dalla lettura di questo documento si evince che il Buon Pastore non era in origine una statua, ma un "fragmento di bassorilievo", la cui forma, in seguito all'intervento di restauro, "è stata ridotta ad una buona figurina" a tutto tondo, alta circa un metro.
Nel 1854, con l'istituzione del Museo Pio Cristiano, per volontà di papa Pio IX, la statua di Gesù Cristo Buon Pastore, insieme con altri reperti archeologici ed antichità cristiane, entrò a far parte delle raccolte di questo museo.
Curiosità
L'immagine stilizzata di questa statua è stata scelta come logo della Conferenza Episcopale Italiana.
Note | |
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Bibliografia | |
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