Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re (Roma)
Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re | |
Roma, Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re (1920-1936) | |
Altre denominazioni | Tempio della Pace |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Viale Mazzini, 32 00195 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 3223383 |
Fax | +39 06 32628644 |
Posta elettronica |
roma.parrocchia@dehoniani.it cristoreroma@gmail.com |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | Gesù Cristo |
Sigla Ordine qualificante | S.C.I. |
Sigla Ordine reggente | S.C.I. |
Fondatore | Ottavio Gasparri |
Data fondazione | 1920 |
Architetto | Marcello Piacentini |
Stile architettonico | Razionalismo |
Inizio della costruzione | 1920 |
Completamento | 1936 |
Data di inaugurazione | 19 maggio 1934 |
Data di consacrazione | 1938 |
Consacrato da | cardinale Luigi Traglia |
Pianta | ibrida tra la croce greca e quella latina |
Materiali | laterizi, travertino, cemento armato |
Lunghezza Massima | 70 |
Iscrizioni | CHRISTO REGI IMMORTALI PACIFERO A REPARATA HOMINUM SALUTE A XIX SAECULARI; AVE REX NOSTER; TIBI GLORIA; TIBI REGNUM |
Marcatura | Simboli araldici di papa Pio XII |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re, detta anche Tempio della Pace (in ricordo dei caduti della Prima guerra mondiale), è una chiesa di Roma, situata nella periferia occidentale della città, nel quartiere Delle Vittorie.
Storia
Dalla fondazione a oggi
Le prime notizie sulla chiesa, si hanno nel 1920, due anni dopo la fine della Prima guerra mondiale che aveva insanguinato e sconvolto l'Europa. Fu proprio con l'intento di commemorare i caduti della "Grande Guerra" che il padre Ottavio Gasparri, procuratore della Congregazione dehoniana presso la Santa Sede, decise di innalzare un edificio, simbolo della pace internazionale che dotasse nel contempo il nascente quartiere Delle Vittorie, all'epoca in forte espansione urbanistica, di un sicuro riferimento spirituale.
I lavori vennero affidati all'architetto Marcello Piacentini (1881-1960), il quale redasse sostanzialmente due progetti. Il primo, iniziato con la cerimonia di posa della prima pietra il 18 maggio 1920 presieduta dal cardinale Basilio Pompilj (1858–1931), si interruppe bruscamente in seguito alla morte di padre Ottavio Gasparri nel 1929.
Alla ripresa dei lavori nell'ottobre del 1931, il progetto iniziale subì un radicale mutamento, facendo di questa chiesa, uno dei primi esempi di razionalismo italiano legato agli edifici di culto e un simbolo dell'emancipazione dell'architettura sacra, che si affrancò dalla tradizione stilistica precedente. Infatti Piacentini, durante i due anni di sospensione, trasformò il progetto in stile "barocchetto"[1] in una struttura dalle forme chiare e lineari, depurate dagli orpelli e dalle sovrapposizioni. Volumi definiti, geometrie spurie, rispettose delle proporzioni e dei rapporti diedero luogo sia all'esterno che all'interno ad una chiesa decisamente rivoluzionaria. In particolare, l'architetto rifletté sulla planimetria dell'edificio. Solitamente le chiese presentano due schemi planimetrici fondamentali: a pianta a croce latina o a croce greca. Secondo Piacentini il primo schema permette al visitatore di accorgersi della presenza della cupola soltanto dopo aver attraversato tutta la navata. Al contrario, nel secondo, la presenza della cupola si nota immediatamente dall'ingresso e l'immaginazione di chi entra nella chiesa subisce un'impressione troppo improvvisa. Di conseguenza la pianta è un ibrido tra un impianto a croce greca e quello a croce latina con il transetto avanzato, consentendo alla cupola di dominare il transetto come nelle chiese a croce latina, ma senza una navata eccessivamente lunga.
La chiesa è sede parrocchiale, eretta il 31 ottobre 1926 da papa Pio XI (1922-1939) con la lettera apostolica Regis pacifici e unita pleno jure alla Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, detti anche Dehoniani.
La chiesa fu inaugurata nel 19 maggio 1934 e consacrata nel 1938 dal cardinale vicario Luigi Traglia (1895-1977).
Il 3 luglio 1965 papa Paolo VI (1963-1978) l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.[2]
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Sacro Cuore di Cristo Re, istituito da papa Paolo VI, il 5 febbraio 1965: l'attuale titolare è il cardinale Stanislaw Rylko.
Descrizione
Esterno
La basilica, impostata su un alto podio con ampia scalinata in travertino, presenta una facciata rettangolare, solenne e proporzionata, con due campanili quadrangolari gemelli leggermente arretrati. Le superfici esterne sono caratterizzate da una cortina in laterizi, disposti in filari triplici e doppi alternati, con differente aggetto, secondo una studiata disposizione. Le cornici invece sono in travertino.
La facciata è aperta da tre portali in profonde nicchie, le cui proporzioni sono ricavate da un arco trionfale romano. Al di sopra delle tre porte sono inseriti altrettanti altorilievi raffiguranti:
- al centro, Sacro Cuore di Gesù Cristo Re (1933-1934), in bronzo di Arturo Martini.
- a sinistra, Simboli araldici di papa Pio XII, in ferro battuto di Isnaldo Petrassi.
- a destra, Cuore con la corona di spine e la Croce, in ferro battuto di Isnaldo Petrassi.
Il prospetto si conclude con una cornice in travertino, che presenta un'iscrizione con lettere a rilievo nella quale si legge:
« | CHRISTO REGI IMMORTALI PACIFERO A REPARATA HOMINUM SALUTE A XIX SAECULARI » |
Inoltre, sugli architravi dei portali sono poste tre iscrizioni:
- al centro,
« | AVE REX NOSTER » |
- a sinistra,
« | TIBI GLORIA » |
- a destra,
« | TIBI REGNUM » |
Interno
L'interno, a tre navate, costruita in cemento armato a vista, ha una pianta ibrida tra la croce greca e quella latina ideata da Marcello Piacentini per mettere in evidenza il vano della bassa cupola fin dalle immagini.
L'aula liturgica è dominata dal tono rosso del pavimento porfirico, che rileva e innalza le superfici in intonaco grigio/rosso delle pareti e del largo basamento di travertino lucidato. Pochi, sobri accenti di colore e di chiaroscuro sono ottenuti con il verde degli altari, con le transenne dorate dei cori e con le incassature dei confessionali.
All'interno tra le opere si possono ammirare:
- nel catino absidale, Gesù Cristo redentore in trono tra due angeli in adorazione (1933), affresco di Achille Funi
- sui piloni della cupola, Evangelisti e simboli (1934), affreschi monocromi di Achille Funi
- alle pareti, Via Crucis (1930-1931), in bronzo di Alfredo Biagini
- Fonte battesimale, in bronzo di Corrado Vigni.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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