Template:Pagina principale/LiturgiaRA/28 dicembre

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  • Lettura - Ger 31, 15-18. 20 : Una voce si ode a Rama: Rachele piange i suoi figli.
    Il profeta Geremia vive la tragedia del suo popolo in parte ucciso e in parte deportato a Babilonia (586 a.C.); assiste in lacrime alla partenza dei prigionieri da Gerusalemme desolata verso Rama, poco a nord e prima loro tappa. Lì una tradizione collocava il sepolcro di Rachele, una delle matriarche di Israele, e il profeta la immagina sorgere dalla tomba e piangere come una madre disperata peri il figlio Efraim e altri suoi discendenti. Ma Geremia presta la parola al loro Dio: ci sarà un ritorno e una ripresa di vita! Ciò a causa della paternità e maternità di Dio e al pentimento del suo popolo.
  • Salmo - Sal 123, 2-5. 7-8 - Rit.: A te grida, Signore, il dolore innocente.
  • Epistola - Rm 8 ,14-21 : Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
    Diversi sono per Paolo i motivi della speranza cristiana. Uno è lo Spirito del Padre e del Figlio che, come forza vitale e personale, sostiene e conferma la nostra adozione a figli di Dio: pur fragili, mortali e peccatori possiamo condividere non solo la preghiera di Gesù al suo Abbà, ma anche la sua passione vittoriosa sulla morte. Altro motivo di speranza: il progetto di Dio di coinvolgere anche tutto il creato in una futura e misteriosa liberazione a nuova vita.
  • Vangelo - Mt 2, 13b-18 : La strage degli Innocenti.
    Il Figlio di Dio condivide con la sua famiglia anche i drammi della vita umana: deve fuggire e scendere in Egitto, come gli antiche patriarchi ebrei. Ma così verrà ripreso e portato a pienezza anche il ritorno di Israele dalla schiavitù del faraone: già Israele era Figlio di Dio, ma Gesù ancora di più. Alcuni bambini di Betlemme subiscono senza colpa una morte tragica, condivisa da madri e padri. Anche attraverso queste tragedie - come tantissime altre -, si compie misteriosamente l'opera di salvezza di Dio già intuita da Geremia e proclamata oggi dalla Chiesa.
  • Dopo il Vangelo - cfr. Is 65,19; Ap 21,4.5 :
    «Io godrò nel mio popolo – dice il Signore – Non si udranno più in esso voci di pianto, grida di angoscia. Non ci sarà più la morte né lutto né lamento né affanno: ecco, io faccio nuove tutte le cose».