Beata Anna Eugenia Picco

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Beata Anna Eugenia Picco, PP.FF.
Religiosa
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battezzata
Beata
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 53 anni
Nascita Crescenzago
8 novembre 1867
Morte Parma
7 settembre 1921
Sepoltura
Appartenenza
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Professione religiosa 1º giugno 1894
Ordinato diacono
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° vescovo di Roma
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il 18 febbraio 1989, da Giovanni Paolo II
Beatificazione 7 ottobre 2001, da Giovanni Paolo II
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 7 settembre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Madre {{{madre}}}
Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Vi sono anime elette, ignorate dal mondo, che all'ombra di una casa religiosa, ovvero tra le pareti domestiche, sanno raggiungere le più alte vette della perfezione morale. Dio solo conosce quali tesori di virtù esse posseggono e quanto abbiano lottato per giungere a mantenersi ad una altezza che tutti non possono meno di ammirare, ma che non tutti si sentono di conseguire.
Virgolette chiuse.png
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 7 settembre, n. 20:
« A Parma, beata Eugenia Picco, vergine della Congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, che, tutta votata alla volontà di Dio, promosse la dignità delle donne e provvide alla formazione spirituale e culturale delle religiose. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beata Anna Eugenia Picco (Crescenzago, 8 novembre 1867; † Parma, 7 settembre 1921) è stata una religiosa e mistica italiana, superiora generale della congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.

Cenni biografici

Nacque a Crescenzago l'8 novembre 1867 da Giuseppe Picco, valido musicista cieco sin da bambino, e da Adelaide Del Corno. Fu battezzata due giorni dopo nella abbazia di santa Maria Rossa con i nomi di Eugenia, Maria, Angela. Presto fu affidata alle cure della nonna paterna in quanto i genitori erano sovente assenti per motivi di lavoro.

Pochi anni dopo i genitori si separarono e il padre, forse risposato in America, non fece più ritorno, e Eugenia non seppe più nulla di lui. Da quel momento la madre costrinse la figlia ad andare ad abitare con lei e con il suo convivente Basilio Recalcati, dal quale, in seguito, avrebbe avuto altri due figli.

Eugenia crebbe così in un ambiente non religioso e moralmente disordinato, dovendo fare i conti con i desideri mondani della madre che la voleva cantante di successo e con il convivente della madre che la molestava e infastidiva spesso. "Pericoli ed occasioni in casa e fuori", disse Eugenia ricordando quei tribolati anni e quella istintiva forza di pregare nel silenzio dell'austera basilica di Sant'Ambrogio di Milano, dove ogni giorno si recava ad invocare Dio di liberarla dall'amarezza e dall'oppressione.

Eugenia, che andava maturando un crescente desiderio di ascesi, a vent'anni fu colpita da un fenomeno di transverberazione: in una sera di particolare afflizione essa racconta:

« « sola, affranta, nella disperazione del mio stato, mi buttai in ginocchio invocando aiuto ad un quadro appeso sopra il letto.

Che facessi e che avvenne non so dire. Questo ricordo: si staccò dal quadro una striscia di luce (quasi una lama di uno stile) e si lanciò colpendo il mio cuore con un dolore acuto, come provenisse da una ferita prodotta da una punta, di qui tutto. Quella punta mi cambiò. Luce e forza. Il mio Dio mi colpì. Maria vinse la causa. Mi sentì totalmente mutata. [1] »

Frequentando l'oratorio e la scuola di cultura presso le Orsoline a Milano venne a conoscenza della Congregazione delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria sorta pochi anni prima a Parma. Per realizzare la sua vocazione, osteggiata della madre, fuggì da casa il 31 agosto 1887, ed entrò il giorno seguente nella sunnominata Congregazione a Parma, subito accolta dal fondatore, il venerabile don Agostino Chieppi.

Foto in età giovanile.

Il 26 agosto 1888, iniziò il noviziato e, il 10 giugno 1891, emise la prima professione religiosa nelle mani dello stesso fondatore. Fece la professione perpetua il primo giugno 1894.

Come giovane suora fu incaricata dell'assistenza delle allieve del convitto come maestra di musica, canto e francese. Nel luglio 1905 fu nominata maestra delle novizie. Il 21 ottobre 1908, suor Eugenia fu nominata vicaria della madre generale e sua segretaria. In questa funzione diede un importante contributo al lavoro di revisione e di completamento della Regola di vita della famiglia religiosa, che era stata lasciata dal fondatore mons. Agostino Chieppi. Fu anche bibliotecaria e biografa della vita del fondatore.

Eugenia fu scelta, dalla sue sorelle, come guida e madre il 19 giugno 1911 divenendo superiora generale della congregazione.

Il suo governo è caratterizzato dalla costante ricerca della verità, della comunione e dalla profonda convinzione che la congregazione appartiene a ciascuna Piccola Figlia. Si adoperò affinché ogni sorella si sentisse accolta, capita, aiutata a rispondere con generosità alla chiamata di Dio.

Per mantenersi "al passo con i tempi", come era solito dire Don Agostino, Eugenia curò molto la preparazione delle suore, organizzando settimane culturali, aggiornamenti professionali, corsi di studio a vari livelli. Creò un periodico come strumento di aggiornamento e di formazione culturale per le suore. Aggiornò le Regole, secondo le norme emanate dalla Santa Sede e ne curò la stampa. Curò la stesura di un libro di preghiere, perché le sorelle potessero pregare secondo la loro spiritualità, secondo l'insegnamento del fondatore e le indicazioni della Chiesa.

Durante la Prima Guerra Mondiale si mise a disposizione, con le sue religiose, delle opere militari d'assistenza ai feriti e ai figli dei reclutati, dedicando al loro servizio il maggior numero possibile di forze fino a privarsi dell'aiuto della sua stessa vicaria e dell'economa generale. Si aprirono inoltre le Sale di Custodia per i bambini e per i vecchi che, a causa della guerra, rimane­vano soli. Il sostegno principale di tutta quest'attività e dedizione apostolica fu, per madre Eugenia, l'Eucaristia:

« Come Gesù ha scelto il pane, cosa tanto co­mune, così deve essere la mia vita, comune... accessibile a tutti e, in pari tempo, umile e nascosta, come è il pane »

.

L'Eucaristia era considerata da Eugenia il compendio dell'amore di Gesù.

« E qui l'anima si perde nel suo Centro, nel Cuore del cuor suo, nell'Anima del­l'anima sua, nell'Amore del suo amore, nella Vita della vita sua; nel suo Tutto, nel suo Diletto. Nel suo Essere perché È e perché la povera anima esiste.

Questi sono i perni di appoggio: cioè quello che sente questa povera creatura dell'Amore in Sacramento. Che sento di Gesù nel Sacramento dell'Eucaristia? Si sente un filo, che unisce Cuore a cuore! Pare proprio reale questo filo, che tiene una linea di comunica­zione col santo Tabernacolo. Il santo Tabernacolo è il Trono dell'augustissima Triade! È il seggio del Dio vivo! A la causa e la forza dei santi martiri! E la fortezza dei confessori e delle sante vergini! Nel santo Tabernacolo si contempla, si ama, si consuma, si perde! Si cerca Dio? Là c'è, vivo e vero! Si cerca Gesù? Là c'è, vivo e vero! [2]»

Gli ultimi anni di madre Eugenia furono contrassegnati da gravi problemi di salute, la tisi ossea nel 1919 la portò all'amputazione dell'arto inferiore destro. Si offrì disponibile al compimento del disegno del Padre, accettando anche di essere rieletta Supe­riora generale al Capitolo generale del 6 novembre 1919.

Quando avvertì l'aggravarsi del male, chiese gli ultimi sacramenti che ricevette, il 22 gennaio 1921, e l'Unzione degli infermi la sera seguente, rinnovando i voti religiosi nelle mani del suo Vescovo di Parma, il Beato Guido Maria Conforti.

Nonostante il progredire della tisi ossea ebbe un miglioramento durante il quale volle dedicarsi, con forza di volontà e dedizione d'amore, ai suoi compiti fino al 7 settembre 1921, giorno in cui rese la sua anima a Dio.

Il processo di beatificazione

Dopo la morte di madre Eugenia, iniziò a diffondersi la sua fama di santità, già avvertita quand'era ancora in vita, e dovuta, come affermano i documenti, al fatto che suor Eugenia era «vista da tutti come esempio di straordinaria virtù e come modello di pietà, di zelo, di prudenza, di spirito di sacrificio e di saggezza.»[3]

Il processo di beatificazione iniziò nel settembre del 1945 e il 18 febbraio 1989 fu riconosciuto l'esercizio eroico delle virtù, e suor Eugenia Picco fu dichiarata venerabile.[1]

Il 20 dicembre 1999 fu pubblicato il decreto sul miracolo a firma del cardinal José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi.[4] Alla sua intercessione fu attribuita la guarigione ritenuta prodigiosa di Camillo Talubingi Kingombe della diocesi di Uvira (nell'allora Zaire) avvenuta il 25 agosto 1992.[3]

Eugenia Picco fu dichiarata beata con la lettera apostolica Meus cibus est di Giovanni Paolo II il 7 ottobre 2001 insieme ad altri sette venerabili. È commemorata il 7 settembre, data della sua morte.[5]

Note
  1. 1,0 1,1 Tilla Brizzolara, La sorella del pane. Quasi un diario di Eugenia Picco, piccola figlia dei Sacri Cuori, Elledici, Rivoli, 2001
  2. Libretto 144
  3. 3,0 3,1 Profilo di Eugenia Picco dal sito della Santa Sede. su vatican.va. URL consultato il 18 marzo 2009
  4. Decreto sul miracolo attribuito a Eugenia Picco, 20 dicembre 1999. su pfiglie.org. URL consultato il 19 marzo 2009
  5. (LA) Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Meus cibus est, 7 ottobre 2001, per la beatificazione di Eugenia Picco. su vatican.va. URL consultato il 18 marzo 2009
Bibliografia
  • Gerlando Lentini, Eugenia Picco: "Sarò come tu mi vuoi", Città Nuova, Roma, 1988
  • Rossella Cappucciati, Eugenia Picco. Come vuole l'amore, Città Nuova, Roma, 1998
  • Tilla Brizzolara, La sorella del pane. Quasi un diario di Eugenia Picco, piccola figlia dei Sacri Cuori, Elledici, Rivoli, 2001
Collegamenti esterni