Beato Domenico Lentini
Beato Domenico Lentini Presbitero | |
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Beato | |
Età alla morte | 57 anni |
Nascita | Lauria 20 settembre 1770 |
Morte | Lauria 25 febbraio 1828 |
Ordinazione presbiterale | Cattedrale di Marsico Nuovo, 8 giugno 1794 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 12 ottobre 1997, da Giovanni Paolo II |
Ricorrenza | 25 febbraio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 25 febbraio, n. 9:
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Beato Domenico Lentini (Lauria, 20 settembre 1770; † Lauria, 25 febbraio 1828) è stato un religioso italiano, ora venerato come beato dalla Chiesa cattolica.
Biografia
Nacque il 20 novembre 1770 ultimo di cinque figli dei coniugi Macario Lentini e Rosalia Vitarella, di povere condizioni economiche, ma ricchi di fede e onestà. Venne battezzato lo stesso giorno della nascita e il 16 giugno 1772 ricevette la Cresima. A quattordici anni segue la vocazione del sacerdozio, la sua formazione culturale avvenne nel paese natio e al Seminario di Policastro.
A quattordici anni, con il consenso del padre, Domenico indossò la veste talare, come era in uso a quei tempi, e cominciò gli studi di lettere, filosofia e teologia a Lauria, con don Antonio Scaldaferri e don Franziskus Cosentino. Nel 1791 entrò nel seminario di Policastro in provincia di Salerno, per completare il curriculum ecclesiastico, dove di distinse scienza e pietà.
Fu ordinato diacono, il 21 settembre 1793 a Mormanno, richiesto dai contadini e con il permesso del suo Ordinario, rientrò a Lauria per dedicarsi all'istruzione e all'educazione culturale, morale e religiosa dei ragazzi e dei giovani. Fu ordinato sacerdote 1'8 giugno 1794 nella cattedrale di Marsico Nuovo (Potenza) e ritornò a Lauria dove visse il resto della sua vita. Lentini spese da quel momento tutto se stesso nell'esercizio del ministero sacerdotale, fuggendo cariche e onori che, con insistenza, i suoi superiori spesso gli proponevano. Accolse invece con ardente impegno il servizio liturgico nelle cappelle urbane e rurali, le mansioni del proprio turno previste nella chiesa di San Nicola per il numeroso clero e, specialmente, le missioni per la predicazione quaresimale e l'evangelizzazione popolare a Lauria, in Diocesi e nelle regioni limitrofe. Si distinse nella peculiare missione della santificazione degli uomini, celebrando con somma fede e reverenza i divini misteri. Sorretto dallo Spirito Santo, rimaneva lunghe ore in preghiera e adorazione davanti al Santissimo Sacramento e celebrava l'Eucaristia con intensa partecipazione, così da essere descritto dai fedeli un angelo all'altare, anche a causa delle frequenti estasi. Catechista della passione di Cristo e della sua Madre Addolorata, aveva la parola irresistibile che otteneva spesso la conversione dei peccatori più ostinati.
Don Lentini fu un sacerdote di intensa spiritualità, visse eroicamente le virtù umane, cristiane e del suo stato, sprofondato in una volontaria e silenziosa umiltà fatta anche di molte privazioni. Fu molto amato alla gente e dai confratelli, salvo l'incomprensione del vicario foraneo. Questi più volte lo denunciò perfino di immoralità e stravaganza presso il vescovo. L'innocenza emerse sempre da sé, in quanto lui non si difendeva mai lasciava che facessero. Ed il vescovo, dopo le prime indagini, non diede alcun seguito alle calunnie, le quali anzi evidenziarono ancora di più le virtù del Lentini. Si adoperò con ogni mezzo per risollevare le sorti del popolo, sforzandosi di riformare perfino la stessa religiosità popolare, per ricondurla all'essenziale, con una continua catechesi cristocentrica e biblica, a cui obbediva la stessa Congregazione dell'Addolorata, fondata da lui per gruppi di laici desiderosi di perfezione.
Accanto a tutte queste qualità culturali e sacerdotali don Lentini fu dotato anche di speciali carismi e qualità paranormali. Operò guarigioni e avvenimenti straordinari, ebbe il dono della profezia e della lettura delle coscienze e viveva in una continua unione con Dio. Si applicava a lui la massima: quando non parlava di Dio parlava con Dio. Lentini fu un contemplativo, si racconta che durante le Quarantore riusciva a rimanere in ginocchio un'intera giornata davanti al Santissimo.
L'efficacia della sua predicazione va soprattutto cercata nel fatto che egli seppe credere nella potenza della Parola. Particolarmente significativo è un suo testo che può considerarsi una, somma di teologia della predicazione : confidando ai fedeli di Rivello di avere accettato il tremendo incarico di annunziare la Parola di Dio per ubbidire al Vescovo aggiunge:
« | ...sebbene mi si fece innanzi la debolezza delle mie piccole forze, pure io mi animai fidando nella sola grazia di quel Dio, che a bella posta elegge gli strumenti più deboli per far vieppiù rilucere la sua onnipotente forza » |
Giustamente fu descritto: umile nel parlare, umile nel tacere, umile nel esortare, umile nel correggere.
Nel mese di febbraio del 1828, rapito in estasi davanti al Santissimo Sacramento, esposto sull'altare nella parrocchia per le Quarantore, entrò in una improvvisa e inspiegabile agonia, in un completo abbandono mistico, vissuto in digiuno e orazione, fino alle prime ore del 25 dello stesso mese, quando, con il crocifisso in mano e una candela accesa, si addormentò nel Signore.
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