Beato Mario Ciceri

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Beato Mario Ciceri
Presbitero
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Beato
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 44 anni
Nascita Veduggio
8 settembre 1900
Morte Vimercate
4 aprile 1945
Sepoltura
Conversione
Appartenenza Arcidiocesi di Milano
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Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale Milano, 14 giugno 1924 dal cardinal Eugenio Tosi
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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pontificato
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il 1º dicembre 2016, da papa Francesco
Beatificazione 30 marzo 2022, da papa Francesco
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 4 aprile
Altre ricorrenze
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Attributi {{{attributi}}}
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
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Onorificenze
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Consorte

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Collegamenti esterni
Sito ufficiale o di riferimento
(EN) Scheda su gcatholic.org
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Beato Mario Ciceri (Veduggio, 8 settembre 1900; † Vimercate, 4 aprile 1945) è stato un presbitero italiano.

Cenni biografici

Nacque l'8 settembre 1900 a Veduggio, piccolo paese nell'arcidiocesi di Milano, quarto dei sei figli di Luigi Ciceri e Colomba nata Vimercati. All'interno della sua famiglia, che comprendeva anche i tredici figli dello zio paterno, ricevette una educazione cristiana dalla madre, molto attiva e molto pia, dedita al prossimo, al lavoro, allo spirito di semplicità e alla preghiera.

Crebbe quindi in una famiglia numerosa e molto religiosa. Ricevette il sacramento della Cresima nel maggio 1908 e la Prima Comunione lo stesso mese di due anni dopo. Frequentava sempre la parrocchia dove fu chierichetto. All'età di otto anni manifestò al parroco, don Carlo Maria Colombo, il desiderio di diventare sacerdote. La famiglia acconsentì di buon grado nonostante le ristrettezze economiche.

Negli anni di formazione e di studio tenne una condotta esemplare: serio, impegnato, disponibile, attivo, lasciò nei superiori e nei compagni un buon ricordo. All'inizio della seconda liceo, nell'ottobre 1918, si trasferì nel Collegio Rotondi di Gorla Minore, rivestendovi il ruolo di prefetto dei collegiali. Frequentò poi gli anni di teologia presso il seminario maggiore, situato allora a Milano non lontano dal Duomo.

Nel 1923 ricevette gli ordini minori e i primi due maggiori e ricevette l'ordinazione sacerdotale il 14 giugno 1924 nel Duomo di Milano per l'imposizione delle mani dell'arcivescovo cardinal Eugenio Tosi.

Lo stesso anno venne nominato coadiutore presso la parrocchia di sant'Antonino Martire in Brentana di Sulbiate. La sua spiritualità si radicava in una fede semplice e robusta, incentrata sull'Eucaristia e la preghiera. Molto devoto della Vergine Maria, don Mario recitava quotidianamente il Rosario e promosse la costruzione della grotta della Madonna di Lourdes nell'oratorio di Brentana: a Lei raccomandava i malati e i casi disperati della parrocchia e insegnava ai giovani a ricorrere fiduciosi all'intercessione della Madre celeste.

Don Ciceri si distinse per la sua carità verso il prossimo: gli ammalati occuparono un posto di privilegio nel suo apostolato. Amò i poveri, per i quali era pronto a grandi rinunce, sempre però nel più assoluto riserbo e nel silenzio. Oggetto della sua premura fraterna furono anche i carcerati. Con suo grave rischio, soccorse soldati, sbandati e vittime della guerra che per suo mezzo poterono trovare rifugi in nascondigli sicuri.

Il 9 febbraio 1945 mentre tornava in bicicletta nella sua parrocchia da Verderio, dove si era recato per le confessioni, venne investito da un veicolo il cui conducente non si fermò per soccorrerlo. Fu trovato ore dopo in gravissime condizioni. Fu ricoverato all'ospedale di Vimercate e sopportò serenamente due mesi di sofferenze e di cure risultate vane.

Il 4 aprile 1945 morì offrendo la propria vita per la fine della guerra, per il ritorno a casa dei soldati e per la conversione dei peccatori. I funerali si svolsero il 7 aprile nella parrocchia di Brentana con la partecipazione di numerosissima folla che avevano sperimentato il suo zelo pastorale, la sua carità discreta, il suo spirito di sacrificio. Tra di essi molti giovani della parrocchia e dell'oratorio, dei quali era stato maestro e amico.

La causa di beatificazione e canonizzazione fino al decreto sulle virtù eroiche

Il primo passo per l'avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione si ebbe con la nomina della postulatrice il 12 febbraio 2002, cui seguì il nulla osta da parte della Santa Sede il 13 novembre seguente.

La prima sessione del processo diocesano si svolse quindi il 13 settembre 2003 e si concluse il 14 giugno dell'anno seguente, alla presenza di monsignor Angelo Mascheroni, delegato dell'Arcivescovo di Milano, il cardinal Dionigi Tettamanzi. Questi, legato a don Mario da una lontana parentela, era stato uno degli oltre quaranta testimoni interpellati, in maggioranza laici.

L'8 novembre giunse il decreto di convalida dell'inchiesta diocesana. Il 29 giugno 2008 fu consegnata a Roma la Positio super virtutibus, esaminata dai consultori teologi e, il 15 novembre 2016, dai cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi. Infine il 1° dicembre sempre di quell'anno papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui don Mario Ciceri veniva dichiarato Venerabile.

Il miracolo della beatificazione

Raffaella Di Grigoli il 16 settembre 1975 fu ricoverata all'ospedale Valduce di Como e le venne diagnosticato un dolicosigma, ossia un allungamento fuori norma del colon. Due interventi chirurgici in rapida successione non risolsero la sua situazione tanto che, il 30 ottobre seguente, le fu amministrata la cresima in articulo mortis.

Il suo quadro clinico, gravemente compromesso non migliorò nemmeno dopo altri due interventi chirurgici, ma la bimba si ristabilì improvvisamente dopo che la zia materna ebbe l'idea d'invocare espressamente l'intercessione di don Mario. Il 4 febbraio 1976, Raffaella fu dimessa dall'ospedale e negli anni successivi non ebbe più problemi di quel genere. Nel 2005 divenne a sua volta madre di una bambina.

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