Cantico di Frate Sole

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Il Cantico di Frate Sole, conosciuto anche come Cantico delle Creature, è una lauda composta da san Francesco d'Assisi. È uno dei più antichi testi poetici in volgare. Per quanto riguarda il titolo, si trova sia l'indicazione Canticum Fratris Solis ("Cantico di Frate Sole") sia l'indicazione Laudes creaturarum ("Cantico delle Creature")[1].

Secondo le Fonti Francescane, Francesco, ormai gravemente malato, lo avrebbe composto nel 1224 a San Damiano (chiesa di Assisi), dopo una notte di dolore e sofferenze. Sempre secondo le stesse fonti, il Santo avrebbe aggiunto i versi riguardanti il perdono quando riuscì a far riconciliare tra loro il vescovo Guido II ed il podestà di Assisi; invece quelli dedicati alla morte li avrebbe inseriti ancora dopo, quando un medico, un tale Buongiovanni d'Arezzo gli avrebbe annunciato come imminente la fine della vita.

Testo

Il testo La parafrasi del testo
{{{commento1}}}
«

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane[2],,
et nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo quale è iorno et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'Acqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.  »

«

Altissimo, onnipotente Signore, profondamente buono e fonte del bene
spettano a te la lode, la gloria, l'onore e ogni benedizione.

Solo a Te, Altissimo, si addicono
e nessun uomo è degno di nominare il tuo nome.

Lodato tu sia, mio Signore, così come tutte le creature,
in modo speciale il fratello sole, signore di tutte le cose create
che è la luce diurna, e tu ci illumini per mezzo di lui.
Lui è bello, splendente, ha un'intensa luminosità
e porta testimonianza, Altissimo Dio, della tua potenza creatrice.

Lodato tu sia, mio Signore, per sorella luna e per le stelle,
che tu hai creato luminose, belle e preziose per la vita degli uomini .

Lodato tu sia, mio Signore, per fratello vento,
e per l'aria e per il tempo nuvoloso e per il tempo sereno e per ogni condizione
attraverso la quale consenti alle tue creature il loro sostentamento.

Lodato tu sia, mio Signore, per sorella acqua,
che è molto utile e preziosa per gli uomini ed è in sé umile e pura.

Lodato tu sia, mio Signore, per fratello fuoco
con il quale illumini la notte:
esso è bello e allegro e forte e intenso.

Lodato tu sia, mio Signore, per nostra sorella madre terra
che ci sostenta e alleva,
e produce diverse qualità di frutti così come fiori colorati ed erba.

Lodato tu sia, mio Signore, per coloro che sanno perdonare in nome del tuo amore
e sopportano malattie e sofferenze.
Beati coloro che vivranno nella pace,
poiché saranno da te, Altissimo Dio, incoronati nella gloria.

Lodato tu sia, mio Signore, per la morte del corpo, nostra sorella,
dalla quale nessun essere vivente può scappare.
Guai a coloro che moriranno nei peccati mortali;
beati invece quelli che la morte troverà disposti al tuo santissimo volere
perché la morte dell'anima, la dannazione, non farà loro alcun male.

Lodate e benedite il mio Signore e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltà.  »

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Il Cantico di Frate Sole[3] è scritto in volgare umbro in prosa ritmica, con rare rime e costanti assonanze[4]. Non è possibile identificare una precisa struttura metrica. Si compone di dieci periodi, di misura diversa, ciascuno dei quali contiene una lode al Signore. Era destinato ad essere cantato probabilmente con le modalità del canto gregoriano adottate per la recita dei salmi. Il modello dei salmi oltre che nel materiale lessicale è visibile nel nome stesso di Laudes con cui si designavano i salmi recitati in parte dell'ufficio[5].

Analisi

Il testo è stato oggetto di innumerevoli analisi ed interpretazioni filologiche[6]. Uno dei problemi più dibattuti è quello dell'esatta datazione. Secondo una tradizione che risale alle prime biografie francescane[7], al Cantico composto nel 1224 sarebbero stati aggiunti i versi riguardanti il perdono (vv. 23-25) e la morte (vv. 27-31) successivamente. Tale tradizione fa supporre quindi una composizione in più tempi, che non tutti i critici accettano. Tuttavia è evidente nel testo una diversità di struttura: i vv. 23-25 introducono uno stacco tematico rispetto ai precedenti nei quali è presente una maggiore serenità e una dimensione più contemplativa.

Il cantico vuole essere principalmente un testo religioso e tutta una serie di studi sono stati dedicati a definire quale tipo di religiosità lo anima. Profondamente diverso da altre ideologie religiose presenti nel Duecento in questo testo il sentimento religioso è vissuto come fraternità con le cose e come valorizzazione dell'essere umano. Mentre Jacopone da Todi considerava negativo il mondo, e tutte le sue manifestazioni rappresentavano per l'uomo un pericolo da cui fuggire, San Francesco loda Dio per tutta la creazione. La religiosità espressa nel Cantico poggia sulla concezione di Dio, Padre del Creato e dunque sulla fraternità dell'uomo con ogni cosa creata.

È importante sottolineare la centralità che l'uomo assume in questa visione religiosa: egli è al centro del creato ed ogni creatura citata nel testo è considerata in sé e in rapporto all'uomo[8]. Questa valorizzazione dell'uomo, alla cui utilità è finalizzata ogni cosa creata, è fondamentale nella storia culturale del Duecento.

Corrispondenze bibliche

I modelli formali che l'autore ha tenuto presenti sono quelli biblici. Dall'Antico Testamento, precisamente dai Salmi, deriva la formula di lode. Dal Vangelo invece, e in particolare dal discorso delle Beatitudini, (cfr.Mt 5,3-10 e Lc 6,20-23 ) proviene l'espressione Beati quelli.. dei versi 25 e 30. Ancora dai Vangeli il suggestivo Guai a quelli (cfr.Mt 11,21 e Lc 10,13 ). Va inoltre notata la semplicità ripetitiva, propria dei parallelismi di tante pagine della Sacra Scrittura. In particolare il susseguirsi di aggettivi traduce sul piano formale l'intenso rapporto di amore con le cose create ed il loro Creatore, aspetto questo che l'autore del testo sottolinea in maniera forte[9].

Aspetti linguistici e tecnici

Sul piano linguistico il volgare usato è una forma dialettale colta. Tutti i codici riportano, ad esempio, il termine iocundo ( v.19) senza assimilazione del suono -nd- in -nn- come invece accade per le forme tipiche del linguaggio popolare. Sicuri caratteri umbri sono le espressioni sostengo (v.24) , tue so' (v.2) e skappare (v.28). Nel componimento ricorre frequentemente l'assonanza (cfr. sole/splendore/significazione; vento/tempo) e l'omofonia. In questo modo si crea un rapporto particolare tra le varie parole che finiscono per essere legate le une alle altre in una comunanza di suono/significato[10].

L'incipit (inizio) contante in tutte le strofe è una forma impersonale Laudato sie che nell'ultimo distico diventa plurale Laudate e benedicete a sottolineare la coralità della lode rivolta a Dio.

Nel componimento è presente la tecnica dell'accumulazione degli aggettivi con una disposizione paratattica che è riconducibile ad una precisa volontà: ricercare effetti di alta suggestione e caratterizzare in modo essenziale le cose descritte.

Molto è stato scritto in riferimento al significato da attribuire al termine per presente nei vv. 10, 12, 15, 17, 20, 23, 27. Tre le posizioni sostenute dai filologi:

  • per ha il significato di attraverso e quindi le varie strofe spiegano che attraverso la lode delle creature si loda il creatore, Dio
  • per ha il significato del termine francese par e cioè del complemento d'agente da; in questo caso le strofe della poesia vogliono che Dio sia lodato dalle sue creature
  • per ha il significato del complemento di causa, per o perché; le strofe sottolineano allora il motivo, la causa della lode che va fatta a Dio: che Dio sia lodato perché ha creato la luna, le stelle ecc.

Nell'ultimo verso è presente la costruzione latina del verbo servire che vuole il dativo, espresso nel termine li forma equivalente a gli[11].

Fortuna letteraria

La novità dell'espressione gioiosa, il forte rilievo naturalistico della lode a Dio, la freschezza delle immagini, e la particolarità di essere uno dei primi componimenti in volgare della letteratura italiana hanno fatto di questa lauda un'opera di grande risonanza culturale e spirituale.

Adattamenti musicali

Il Cantico di Frate Sole ha avuto numerose versioni musicali:

Note
  1. Il doppio titolo è così spiegato nella Legenda Maior: "Il sole è più bello delle altre creature e si può maggiormente assimilare a Dio, anzi nelle stesse scritture Dio è chiamato "sole di giustizia". In altro modo si possono intendere le lodi rivolte a Dio da parte delle creature.
  2. Si seguono le Fonti Francescane, Padova 2010, p. 136, che sulla scorta di Gianfranco Contini, Poeti del Duecento, Milano-Napoli 1960, vol. I, pp. 29-34, basato sul codice 338 riprodotto da Esser, Scritti, pp. 157-158, adotta al versetto 2 l'indicazione di Brambilla-Ageno: non konfano, ma konfane, che restaura il legame com mentovare.
  3. Contenuto in Fonti Francescane, n. 263.
  4. Rime si trovano ai vv. 10-11 e 32-33.
  5. Cfr. Gianfranco Contini, Poeti del Duecento, Ricciardi, Milano-Napoli 1960.
  6. Gianfranco Contini, op cit.: "Tanta giostra di sottigliezza ed erudizione combattuta dai più dialettici ingegni della filologia italiana".
  7. Le più importanti furono: la Legenda antiqua perusina; lo Speculum perfectionis, attribuito a Frate Leone e la Vita secunda di Tommaso da Celano.
  8. Leo Spitzer, critico letterario, parla in proposito di antropocentrismo : "e così la luna e le stelle sono clarite et belle in sé e pretiose in rapporto all'uomo; l'acqua è humile et casta considerata nella sostanza ma diventa anch'essa pretiosa in rapporto alle necessità umane.
  9. A sor'aqua sono dedicati ben quattro aggettivi mentre per gli altri elementi è quasi sempre presente una triplice aggettivazione.
  10. Nel primo caso citato splendore integra ed arricchisce l'immagine del sole e lo collega a Dio onnipotente di cui è significazione ossia testimonianza.
  11. L'intero verso così si legge: servitelo con grande umiltà.
Voci correlate