Lauda

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Lauda (dal latino laus laŭdis, lode) è un componimento poetico di argomento religioso, la cui diffusione in lingua volgare si registra in Italia fin dal XIII secolo.

Struttura

Si presenta nella forma di inno di lode a Dio i cui contenuti, esclusivamente religiosi, possono andare dalla meditazione sulla vanità della vita, alla celebrazione dell'amore verso Dio, alla descrizione di episodi evangelici. Lo schema metrico utilizzato era la canzone a ballo o ballata, che era un tipico metro della tradizione poetica popolare. I cronisti coevi[1] concordano nel ricollegare l'origine della lauda all'anno dell'Alleluia (1233) quando su ispirazione degli ordini mendicanti si diffusero, a partire dall'Umbria,ampie manifestazioni diculto popolare animate da alcuni giullari di Dio. Questi, nell'intento di rivolgersi, o alle plebi contadine o alla piccola borghesia artigianale delle città, accantonarono la lingua latina proponendo forme di preghiera collettiva e di canto in volgare[2].

Accompagnamento musicale

Le laude erano spesso musicate, specie quando avevano forma lirica o lirico-narrativa. L'accompagnamento strumentale, secondo quanto appare dalle miniature dei codici, era affidato a viole, liuti, salteri e trombe. La melodia si potrebbe ricollegare ai modelli liturgici (come i canti alleluiatici o le sequenze), ma differisce dal gregoriano per il contorno della frase, la ritmica binaria suggerita dal metro poetico, la tendenza tonale verso il maggiore - minore moderno. La composizione rimase per molto tempo monodica (esempi di lauda armonizzate a 3 o 4 voci ci sono soltanto a partire dalla fine del XIV secolo). Molti laudari che ci sono pervenuti[3] conservano le melodie, che si evolsero dalla primitiva iterazione di un unico segmento melodico (sul modello delle litanie) fino alla forma tripartita (A-B-A) che rispondeva alla stessa struttura del testo poetico.

Storia

Ebbe origine[4] nella terra fra l'Umbria e la Toscana e la sua diffusione è collegata al movimento religioso promosso dal frate perugino Ranieri Fasani nel 1260. In questo anno Giovacchino da Fiore aveva profetizzato l'avvento dell'età dello Spirito Santo: durante questo periodo il mondo si sarebbe rinnovato e sarebbe iniziato il Regno di Dio sulla terra. Nel clima di fervente attesa della vita dopo la morte terrena[5] migliaia di persone infervorate dalle predicazioni di Fasani si riversarono nelle strade[6]. delle varie città d'Italia pregando e flagellandosi[7] in segno di penitenza. All'origine nella lauda coesistono quindi l'aspetto dell'ascesi, dell'elevazione spirituale tramite la flagellazione penitenziale e l'espressione della gioia interiore nel canto di lode a Dio. Per un certo periodo la produzione fu solo orale poi fu affidata a redazioni scritte, che raccolte in appositi laudari passarono da una confraternita all'altra, spesso adattate o variate secondo le necessità[8]. Molti furono i centri di produzione, specialmente nell'Italia centrale: Assisi, Gubbio, Borgo San Sepolcro, Orvieto, Arezzo, Cortona, Urbino, Siena, Firenze e Roma.

Sviluppi

La primitiva struttura in lasse monorime contenente la lode di Dio, della Vergine e dei Santi, subì un mutamento verso la lauda dialogata, che privilegiò temi riguardanti episodi tratti dall'Antico e Nuovo Testamento e le leggende sacre, materiali più adatti a una rudimentale azione scenica. Questa, limitata dapprima a pochissimi personaggi e senza apparato scenico, si venne più tardi ampliando tanto da essere recitata su una scena allestita. Di qui nacquero le sacre rappresentazioni che si diffusero un po' dappertutto, dal Piemonte all'Abruzzo.

Una lauda di forma monofonica, conosciuta come la musica dei flagellanti, si diffuse in tutta Europa, nel corso del XIII secolo e del seguente; questa forma musicale fu nota anche come Geisslerlieder ed assunse la parlata dialettale del luogo in cui veniva importata. Oltre che in Francia e in Italia, essa si sviluppò in Germania, Polonia, Inghilterra e Scandinavia. In epoca umanistica la lauda fu ripresa da Lorenzo il Magnifico, che l'arricchì di venature colte, ispirandosi all'antica tradizione e contaminandone la struttura con elementi della poesia popolare, di ispirazione profana.

Alla fine del '400 questa tipologia si diffuse particolarmente a Firenze tanto che il monaco Girolamo Savonarola proibì la contaminazione, con ogni altro stile, della musica sacra popolare. Molti dei mottetti e delle messe di Josquin Des Prez derivano da melodie prese dalle laude che egli ebbe modo di ascoltare durante il suo soggiorno in Italia.

La lauda ebbe una straordinaria rinascita nel periodo della controriforma[9], poiché il Concilio di Trento aveva tra i suoi obiettivi anche la promozione dell'intellegibilità e della comprensione dei testi e delle preghiere da parte dei fedeli. La lauda con la sua semplicità ne rappresentò il migliore esempio da imitare.

La lauda cominciò ad essere abbandonata con la diffusione dell'oratorio.

Lauda drammatica

Già nel Duecento dalla lauda si sviluppò la lauda drammatica, nella quale vennero introdotti due o più interlocutori dialoganti tra loro; tali laude ebbero grande importanza in quanto costituirono il primo germe della sacra rappresentazione e del successivo teatro religioso.

Il primo esempio di lauda drammatica è il Pianto della Madonna di Jacopone da Todi, conosciuto anche con il titolo Donna de Paradiso. Il testo mette in scena la Passione di Cristo attraverso un dialogo tra più interlocutori, assumendo così la forma di una sacra rappresentazione. La figura di Maria ha nel dialogare un risalto da protagonista, nell'esibizione di un sentimento materno che passa dalla pena alla speranza e si abbandona, infine, al dolore della perdita. In questa bellissima e struggente invocazione della Madre al Figlio, il poeta sembra riversare il suo personale anelito a Dio.

Autori e testi

Con il fiorire delle confraternite laiche in tutta l'Italia centro-settentrionale, la lauda diventò il più comune dei mezzi di devozione, e ancor oggi biblioteche e archivi vescovili conservano circa duecento raccolte di questi componimenti, i laudari. Si tratta di testi in grandissima parte anonimi, i più scritti in forma di ballata; agli schemi delle origini, metricamente e retoricamente piuttosto semplici, ne succedono presto altri più complessi: segno che, con il tempo, le leggi formali della lirica d'arte sono penetrate anche in questi testi della poesia delle origini.

Tra i più antichi laudari è importante quello di Cortona, che contiene testi di Iacopone e di Garzo dell'Incisa. Altri notevoli autori di laude furono Ugo Panziera e Bianco da Siena. Nel XV secolo composero laude, tra gli altri, Feo Belcari, Lorenzo de' Medici, Leonardo Giustiniani, Girolamo Savonarola.

Nella letteratura italiana l'esempio più antico di lauda è il Cantico delle creature (1224) di San Francesco d'Assisi.

Il più importante autore di laude è Jacopone da Todi. Con sicurezza può definirsi, se non l'inventore, il codificatore del "genere" e il modello per tutti coloro che dopo di lui vollero praticarlo. Rispetto alle laude mariane, i testi iacoponici presentano una gamma di registri e di temi molto più varia. C'è in lui un versante mistico-ascetico in cui confluiscono i motivi classici della spiritualità cristiana: l'esortazione alla virtù e al pentimento, il timore di Dio e della morte nel peccato, lo svilimento del corpo, l'abominio delle ricchezze.

Note
  1. Scrive il cronista Salimbene da Parma: "E cantavano cantilene e lodi divine, soldati a cavallo e fanti, abitanti della città e della campagna, giovani e fanciulle, vecchi con giovani. In ogni città d'Italia ci fu questa devozione" ( da Cronica).
  2. Dal movimento dell'Alleluia risultarono incrementate le aggregazioni di laici dette confraternite, compagnie o scole;con esse la lauda dovette compiere i primi passi dalla forma della litania a quella profana della canzone a ballo.
  3. Si pensi al manoscritto 91 dell'Accademia di Cortona, risalente alla fine del XIII secolo.
  4. Gianfranco Contini, esperto studioso della letteratura di questo periodo,ha avanzato l'ipotesi che sia stato Guittone d'Arezzo l'inventore della lauda - ballata, mentre altri propendono per attribuirne insieme l'invenzione a Guittone e Jacopone da Todi.
  5. Una testimonianza di questo clima culturale e religioso può essere considerato il Dies irae sul tema del Giudizio Universale attribuito a Tommaso da Celano.
  6. Sempre Salimbene da Parma,( op. cit) riporta: "Nell'anno del Signore 1260 (…) giunsero dei flagellanti (verberatores) e componevano lodi divine in onore di Dio, della Beata Vergine, che cantavano, mentre avanzavano flagellandosi".
  7. Da questo comportamento sarebbe derivato il nome di flagellanti.
  8. Gianfranco Contini ha posto l'accento sul laudario di Cortona che costituisce la più antica raccolta di laude in forma di ballata
  9. Specialmente nelle confraternite spirituali che erano sorte sulla scia della predicazione di San Filippo Neri, la lauda vi conobbe le sue ultime trasformazioni: prima in lauda drammatica, basata su testi dialogici, successivamente, all'inizio del Seicento, attraverso l'accoglimento dello stile monodico, in oratorio.
Bibliografia
  • Gianfranco Contini, Poeti del Duecento, Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1960
  • Arnaldo Fortini, La lauda in Assisi e le origini del teatro italiano, Edizioni Assisi, 1961
  • Paolo Canettieri, Jacopone da Todi e la poesia italiana del Duecento, Garzanti, Milano 2001
  • Franco Mancini, Jacopone da Todi. Laude, Laterza, Bari 1974
Voci correlate